Non faccio in tempo a salire di dieci metri che arriva la prima botta in canna: una delle cose più belle del vertical è sicuramente la mangiata. La foga con cui il pesce si avventa contro il jig si trasmette amplificata cento volte

Uno, due, tre, la canna si piega, tutta. Sembra che abbiano annodato la mia treccia direttamente al fondo dell’oceano.
Il pesce deve aver seguito il primo GT, da due testate sorde e potenti, rispondo con una serie di ferrate a due mani, ma non lo sposto. Deve essere davvero grosso. Inizia a muoversi, tira con enorme potenza, poi si stufa del nuovo piercing e lo sputa. Voglio piangere, recupero veloce stavolta, per controllare l’amo, ma un simpatico tazar passa e decide di tagliare tutto. Francis è il terzo a calare, intercetta il tazarone birbantone in caduta, e mi vendica portandolo in barca. E’ davvero grosso.

Matte decide di cambiare jig, ne mette uno lungo e più grosso. Scarrocciamo lenti e lui jigga vicino al fondo. Lo sto guardando, e vedo la sua schiena piagarsi sotto una brusca inchiodata.
GT, aka Giant Trevally, aka Furia Ignobilis! by Pietro
Preistorico, potente, prepotente, bestiale, massiccio, furioso. Sono i primi aggettivi che mi vengono in mente se penso al GT. Non c’è dubbio che le auto sportive abbiano questa sigla come tributo al pesce tropicale preferito da moltissimi pescatori: il Giant Trevally, o precisamente Caranx Ignobilis…
Dice wikipedia : “Per quanto riguarda la sua pesca è un combattente energico e con una potenza incredibile.
Si pesca con esca artificiale e, prima di sferrare l’attacco decisivo, il pesce segue la preda da vicino per osservarla. La pesca del carango gigante necessita attrezzi potenti: canne in grado di lanciare artificiali da 200 grammi, mulinello per 140/170 metri di trecciato da 80 libbre.”
Ignobilis… ci piace questo attributo, non come dispregiativo generico ma come denominazione di cattiveria pura!
Chiunque abbia pescato almeno una riccioletta, un tombarello, uno sgombro e qualche pesce d’acqua dolce, sa bene quanto sia abissale la differenza di forza dei pesci corridori dei mari rispetto ai pinnuti dell’entroterra. Il GT è probabilmente il più brutale, non ha la resistenza infinita di un tonno, non ha la velocità supersonica di un pesce vela, ma è il più “zarro” (Per i matusa: vuole dire “brutto ceffo”. N.d.R.).
E’ “il bullo del reef”… è il primo che ti tira una testata se provi a “scavallargli” (Per i matusa: vuole dire “sottrargli indebitamente”.N.d.R. ) un pesce da sotto il naso.
Il suo hobby preferito è spaccare le esche più costose dei pescatori di tutto il mondo a morsi o sbattendole sui coralli!
E’ l’unico pesce che io conosca che fuori dall’acqua grugnisce! E’ una leggenda. Rispettarlo profondamente è un sentimento naturale, è un combattente troppo fiero e indomito per non rendergli i dovuti onori. Il grosso GT era il mio principale obiettivo di questo viaggio, non avevo mai avuto occasione di prenderne uno e non vedevo l’ora di cimentarmi nella lotta.
La mia attrezzatura è molto simile a quella dei miei tre compagni di ventura: Shimano Ocea BB Heavy Spinning da 150 gr con un lussuosissimo Twin Power 12000SW bobinato raso raso con Sufix 80 lbs, finale Shock Leader Sufix 0,90mm per 100lbs. Solid ring e spit ring Owner over 250 lbs. Perbacco senza saperlo sono in linea con i consigli di Wikipedia…
Abbiamo un vastissimo assortimento di esche, elencarle tutte sarebbe impossibile, quasi tutte tra i 15 e i 40 cm, in prevalenza sui 20 cm, con nuoto a galla o di superficie.
Già il primo giorno di pesca il GT si manifesta, lo prendono Francis e Fede, ma sono ancora pesci sotto la taglia sperata, comunque bellissimi, comunque infuriati.
Al secondo giorno vengono a farci la festa in gruppo! Ne prendiamo 5, di cui 4 di buona taglia. Il mio primo GT è già di quelli da overdose di goduria, di quelli che fanno cantare la frizione cantare, che ti fanno sentire le potenti testate mentre corrono verso il fondo a zig zag in parallelo alla barca. Ma più di tutto ricorderò per sempre la spettacolare abboccata!
Sono in piedi a poppa sul Blue Marlin, ho lanciato su un branco di “fucilieri”, pesce foraggio adorato dai pesci predatori malgasci, accanto a me c’è Francis che pesca, Fede poco più avanti a prua. Sto pullando veloce una grossa e strepitosa stick bait blu e argento sopra un mare turchese, nel momento in cui vedo una scia d’acqua alzarsi dietro l’esca, Fede e Thierry mi urlano: <Ce l’hai dietro, ce l’hai dietro!>; Thierry incalza: <Ferma! Ferma!>, Fede gli fa eco: <Accelera! Accelera!>; io vedo perfettamente che i pescioni sono due, due grosse e tozze schiene scure che si danno spallate inseguendo l’esca! Faccio quello che penso più corretto: accelerate brusche e stop in sequenza… Ormai sono vicini alla barca, cuore in gola, ricordi in slow motion, la realtà in fast forward: uno dei due pescioni si ruota e nuota sul fianco, sta guardando l’esca da vicino! Fermo. Si avventa! BAM! BAM! BAM! Lui è partito a missile, io gli sto tuonando tre ferrate che avrebbero girato un treno Freccia Rossa, ma non fermano il Caranx Ignobilis, lui si porta via trecciato velocemente e oltre al sibilo della frizione mi sembra di sentire il suo ruggito!
Grande soddisfazione, ma il “big” deve ancora arrivare… Vogliamo tutti alzare l’asticella.
E’ il terzo giorno, giorno in cui anche Fede e Francis raggiungeranno Matteo nell’olimpo dei pescatori che hanno preso un vela a spinning, un traguardo che ancora mi è precluso. Gli dei hanno altro in serbo per me.
Per sfuggire ad un vento un po’ troppo forte sul mare aperto, ci ripariamo dietro un’alta costa rocciosa merlata da baobab, alcuni dei quali addobbati con enormi pipistrelloni, il nostro Fede “Alberto Angela” Marrone, puntualizza: <volpi volanti!>.
Ci sono dai due ai tre metri di fondale, acqua cristallina, coralli e rocce adornano il fondale.
I miei compari si prendono una pausa dalle canne pesanti e tirano verso riva con il light spinning divertendosi con vari pesci da reef. Ostinato io prendo un’Orca violaceo, gli cambio anellini e ancorette, owner del 3 in pancia e del 2 in coda, lo armo e
mi metto a babordo a prua, a lanciare verso il mare aperto, con immaginazione aperta e frizione ben chiusa!
L’arresto è spaventoso! <C’èeeeee!>, gemo urlando mentre con colpi di reni cerco di non cadere in acqua e piantare gli ami nelle dure mandibole del bestione che sta tirando come un dannato.
John dall’alto della torretta mi avvisa serafico: <Belìn stai attento che questo è bello! Ha fatto un bel gorgo sulla mangiata…>
Sono in trance agonistica, mi impegno a pomparlo come un bastardo, gemere di dolore non è mai stato così piacevole! Il sadismo nella pesca può raggiungere vette altissime!
Senza strappi, senza colpi bruschi, ma con tutta la mia forza, sollevo la canna e la forzo a una piega da capogiro, la frizione del twinpower fischia, abbasso la canna veloce e recupero qualche metro. Vivi, muori, ripeti. Il copione del film si ripete moltissime volte ed entrambi siamo sempre più stanchi; lui sta lottando per la vita, io ucciderei pur di portarlo in barca!
Il pensiero nel recupero di un GT è “far capire chi comanda”, fargli sentire che sui coralli non ce lo lasceremo andare, no amico, non ti è permesso! Dai una testata? Io ti restituisco una cannata! Delicatezza serve, nel senso di non dare strappi, di muoversi in continuità e armonia sulla scena, ma la lotta è brutale e questo è un godimento supremo per il pescatore.
Combattere un GT è un incontro di pugilato!
Finalmente è a guadino! Mentre facciamo le foto ho il fiatone e faccio davvero fatica a sollevarlo… Grazie Thierry, grazie Johnn, grazie ragazzi siete dei fighi pazzeschi.
Spettacolare pesce, spettacolare rilasciarlo libero alle sue acque… dopo tutto questo lui riparte come una saetta verso il fondo, io mi sdraio su un divanetto a bermi una coca-cola ghiacciata!
Finalmente il mio GT è arrivato. L’ancoretta ventrale si era aperta… Una owner extra strong del 3, non pensavo fosse possibile.
Il quarto giorno succede quanto osavo solo sperare.
I ragazzi che hanno compiuto l’azione di pesca di seguito descritta sono quei duri senza limiti di Anonima Cucchiaino, farlo da voi potrebbe causare danni ed ingiurie permanenti a voi, ai pesci ed all’attrezzatura da pesca.
Stiamo ancora pescando a light, è una giornata splendida e peschiamo pesci a ripetizione mentre driftiamo con il vento lungo la costa su fondali da due a cinque metri di profondità.
Io prendo carp rouge, blue fin trevally e altri pesci simili a saraghi tropicali, Francis e Fede prendono aguglie, Trevally di ogni tipo, Matteo ci offre una scena spettacolare: allama una bella cubera con un max rap bianco, la sta combattendo, mentre la porta sotto barca sbucano due cicciose cernie… una strappa di bocca alla cubera il rapala, l’altra insegue la cuberotta e se la mangia in un boccone!
Poi il mio max rap 19 azzurro, provvidenzialmente armato con owner e anellini rinforzati, viene afferrato da una forza soprannaturale… La mia fedelissima cannetta, compagna di mille salmoni in Alaska, la GLoomis Escape tre pezzi per 1 oncia, si flette con una curva al di là dei limiti della fisica, sembra esplodere… La frizione canta come neanche la Sirenetta in calore, i metri di power pro 30 libbre si sbobinano dal Sustain 5000 come piume al vento! Siamo in double strike, anche Matte a prua ha un carangide in canna che va dalla parte opposta… John è in stallo con i motori, ce lo dice, “capiamo chi ce l’ha più grosso”, il pesce in canna ovviamente… Il tempo del maschio confronto non ci sarà, il suo Caranx si è slamato!
Il mio tira e molla prosegue, tanti interminabili minuti, fino a quando posso urlare di gioia! Un gran bel GT è a bordo, non il più grosso, ma… preso a light attrezzatura stressata veramente al limite!
Tramonta il sole dell’ultimo giorno di pesca, sorridiamo colmi di felicità e malinconia per l’imminente addio alla barca, al mare malgascio ed ai suoi pesci, a questa situazione idilliaca di vita in pesca tropicale!
Alle spalle, guardando verso il sole, scintillano le acque scaglie d’oro e cobalto, davanti a noi il cielo è soffice e caldo e solo un piccolo scoglio in mezzo all’oceano ci guarda con gli occhi di scuri uccelli di mare. Una pietra antica, bizzaro scherzo di vulcano di tempi remoti, un bersaglio perfetto per i nostri lanci!
Scelgo un’esca che mi affascina straordinariamente, il For Tuna Stick di AP lures, con cui abbiamo già preso moltissimi pesci nei giorni scorsi, ma in colore “zarrissimo”, nero, con tigrature arancio fluo e occhi traslucidi senza iride, solo bianco opachi… come l’esca arrivata dall’oltretomba.
Per prendere un pesce prepotente, ci vuole un’esca prepotente!
Aspetto che la barca sia alla giusta distanza dallo scoglietto, quella roccia nera sarà meno di quattro metri di diametro e uno di altezza, sono gli ultimi lanci, fremo per far scattare il braccio… I miei amici stanno già recuperando. Ecco, sono pronto.
Lancio con tutta la mia forza e l’esca cade a trenta centimetri dalla roccia. Esito un istante per farle prendere assetto di nuoto e tiro una prima pullata. Una sagoma nera, controluce, si scaglia con furia inaudita da destra verso sinistra, dal mare aperto verso il mio pesciolino artificiale, metà del corpo è fuori dall’acqua, la velocità è sbalorditiva, mi sembra enorme! Enorme il peso che si abbatte sul polso, tiro una ferratona lunga, poi ancora altre. Tengo stretta la canna, il pesce è partito come uno stallone a cui hanno sparato tra le zampe!
I compari hanno già le esche in barca, John con maestria fa una sfuriata di motore: allontana noi e il pesce dallo scoglio. Ora è mare aperto, c’è fondo, c’è tempo per lottare!
I minuti sono ore mentre sudi in combattimento contro un pesce che sogni, mi motivo parlando ad alta voce e gemendo <Vieni fuooooriiiiiii! Ti prendoooooo!>, per chi come me è abituato a trote e pesci “dolci”, avere a che fare con simili rapporti di forza è davvero stupefacente… Penso di avere in canna un pesce davvero davvero grosso, taglia record, ma quando finalmente sarà sotto barca, saranno chiare due verità: è comunque il GT più grosso di tutta la vacanza, ma è allamato per la coda!
Nella lotta o nello slancio dell’abboccata si è preso al centro della coda… ecco perché tirava ancor più di quanto fosse lecito pensare!
Ancora una volta gli dei hanno giocato con me, con noi, ma il gioco ha divertito entrambi questa volta, un pesce da ricordare per noi, una beffa per cui sorridere per loro.
Conclusioni by Francis
Perchè, per usare le parole del nostro mitico capitano: <belìn ragazzi, alla fine è un gioco!Perché si può essere tecnici, tenaci, competitivi, accaniti, preparati, concentrati, invasati… ma è altrettanto importante essere – e forse non è così scontato – divertenti, spensierati, matti, folli e generosi.Non è un mestiere il nostro – è condivisione, gioco e passione.
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Ragazzi un articolo così non si commenta. Si legge,magari più volte, senza esprimere commenti perchè davvero è difficile dire qualche cosa di intelligente.
Bravi!
P.S. ma un dottore non vi serve? scherzo, bravi bravi bravi!
Non ho parole….solo un semplice….ME-RA-VI-GLIO-SO….!!!
Grazie grazie grazie! 😉
…io vorrei tanto tornarci, oggi piove e fa freddo, essere lì sembra un sogno lontano!
A presto!
Bravi, bell’articolo
Grazie mille Fabio! 😉
Speriamo continuino a piacerti i nostri articoli!
Rock’n’Rod