Fishing in Hawaii – Bluefin Trevally, Blue Ulua

DSC_1748Appena mettiamo il naso fuori dal portellone dell’aereo una piacevole aria tiepida e profumata ci accoglie, dopo qualche ora di volo sull’Oceano Pacifico, siamo finalmente atterrati nelle mitiche Hawaii.

Honolulu è un dolce benvenuto, ma non è una città quello che Marta ed io stiamo cercando nel nostro viaggio di nozze, cerchiamo natura e pace. Quindi una strepitosa cena con una camicia a fiori per me e un fiore tra i capelli per lei, sono più che sufficienti per farci felici, un giretto e un bagno a Waikiki beach ed è già tempo di cambiare isola, destinazione finale: Kauai.
Kauai è il nostro concetto di Hawaii: una piccola isola dalla natura debordante, lussureggiante, strepitosa. Nere scogliere a picco, foresta e cascate, spiagge da sogno, tramonti favolosi, frutta esotica e pesce crudo, una sola strada che neppure riesce a fare il giro dell’isola, tantissimi sentieri da fare a piedi per esplorare meraviglie nascoste. Siamo arrivati nel nostro paradiso tropicale!
Kauai, Hawaii

Kauai, Hawaii

Lo stacco netto di clima e paesaggio, dopo le settimane passate in Alaska, ci lascia alquanto spaesati, ci sembra davvero di essere in sogno… Per capire che è tutto reale, che sta succedendo davvero, ci serviranno diversi Mai Tai, il cocktail più buono del mondo bevuto all’ombra di una palma in riva al mare, il miscuglio dolciastro che quando torni a casa non berresti mai.

Il primo giorno esploriamo spiagge e ci godiamo il mare sulla pelle, l’acqua ha quella temperatura perfetta: fresca quando entri, ma abbastanza calda da starci dentro tutto il tempo che vuoi!
Il secondo giorno è tempo di andare a pescare!
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Avevo prenotato un’uscita di gruppo alla “traina d’altura”, obiettivo marlin, lampugoni e giganteschi ahi-ahi, ovvero tonni pinna gialla.
Prima dell’alba, alle 4.30 del mattino, siamo i primi ad aggirarci tra i moli del porticciolo; in un eccesso di zelo e frenesia alieutica siamo arrivati in anticipo devastante. Marta deambula ma sta chiaramente dormendo, entrambi malediciamo l’assenza di un sano baretto. Il baretto del porto è un pilastro della cultura europea! Niente orgia calorica, niente caffè.
Quando il sole sta per alzarsi e lembi di nuvole scure iniziano a farsi distinguere in cielo, un pick-up scarica un grande barca da pesca davanti a noi. Altri arrivano in banchina ed in pochi minuti i motori rombano portandoci fuori dal porto.
Provo un attacco a mitraglia di domande al capitano, come al solito sono curioso, voglio sapere tutto su attrezzatura e tecnica… a lui però le mie domande arrivano da un mondo lontano, reagisce al rallentatore e le schiva come pallottole in Matrix… con flemma tropicale sorseggia il suo enorme caffè, maledetto lui, e dietro gli occhiali da sole punta al mare aperto.
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Niente caffè e niente colazione sono una benedizione se la barca scarroccia a due nodi tra onde alte due metri… Sballottati di qua e di là filiamo dietro poppa dei piccoli calamaretti di plastica con un robusto amo singolo, cannette leggere.
Tempo di filare trenta metri di nylon e dare due colpi di cimino e… <Fish on!> Subito pesce in canna!
Una breve ma divertente lotta ed il primo pesce è in barca. Siamo quattro pescatori in barca, inclusa la mia mogliettina nuova fiammante. Ci giriamo a turno le canne e prendiamo con facilità due a testa di questi splendidi corridori di mare. Vengono trattenuti. Sfilettati. Fatti a tocchetti.
I pesci presi sono l’esca, adesso si pesca a drifting cercando il big “Ahi”. Il grande tonno!
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Barca in balia di alte onde, sole a picco sulla testa, forte puzza di sangue e pesce: il sogno romantico di ogni donna!
Marta è un po’ verde ed anche io, “vecchio lupo di mare dalle mille tempeste”, non è che sia entusiasta; inoltre la tecnica di pesca è piuttosto noiosa: lanciare a mano un grande amo con un pezzo di pesce innescato, l’amo attaccato al  filo, il filo srotolato per una decina di metri va nel mulinello, il mulinello è attaccato alla canna, la canna è in mano e il pescatore aspetta.
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Marta pronta alla pesca d’altura!

Le attese sono interrotte dalle abboccate! <Fish on!> Piccole lotte con iper-combattivi tonni pinna gialla! Ne prendiamo uno o due a testa… ma sono pesci da alcuni chili… l’attrezzatura e le nostre aspettative erano tarate sul quintale!
Per una volta sono felice quanto Marta quando sbarchiamo a terra. Saliamo sulla nostra chevrolet rossa fiammante e andiamo a spiaggiarci come tartarughe al sole!
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Paradiso in terra. Kauai, Hawaii

Ebbro delle glorie dell’Alaska e trafitto da qualche senso di colpa per la mattinata di pesca d’altura inferta a Marta, lascio da parte la pesca… la mia gloriosa canna da viaggio e i quintali di esche portati, restano in camera per giorni. Giorni stupendi, indimenticabili. Siamo immersi nella meraviglia assoluta di quest’isola, la esploriamo in lungo e in largo, senza mai preoccuparci dell’orologio. Il ritmo lento della vita dell’isola diventa il nostro ritmo, il suo cibo il nostro cibo preferito, i suoi Mai Tai il nostro fluido corporeo, le sue acque dolci come quelle salate accolgono sempre i nostri tuffi e spalancano i nostri sorrisi!

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Cascate nell’entro terra. Trekking indimenticabili!

Una mattina scopro dalla radio reggae che ci accompagna in auto, che una settimana è già passata e che tra tre giorni finirà il nostro tempo in Paradiso… Non posso non pescare! Sarebbe un crimine troppo grande verso l’umanità.
Escludo le acque dolci, i torrenti e i piccoli laghi,  dove ci sono trotelle iridee, peacock bass e black bass… tutti di taglia piccola, tutti immessi dall’uomo. Escludo anche il magico mondo dei grandi bone-fish, pesce che vorrei prendere a mosca e che qui staziona su drop un po’ profondi e non su facili flats. Mi pongo come obiettivo i Trevally da riva!

Pietro in pesca dalla spiaggia... flat

Pietro in pesca dalla spiaggia… flat

Sperando di prenderli belli… ma non enormi, pesco con la fedele Gloomis da 1 oz con Sustain 5000 che mi ha accompagnato in Alaska.

Il primo giorno, a metà mattina,  mentre Marta prende il sole io entro in acqua, non c’è anima viva a perdita d’occhio, ho armato la canna e montato un max rap azzurro. Mi metto con l’acqua alla vita e lancio verso il reef lontano. Una razza mi gira intorno curiosa. Pesco a raggiera tutt’intorno a me. Prendo un piccolissimo blue-fin trevally, sono molto contento, si spezza l’incantesimo degli ultimi giorni, come una grande diga che si infrange, così un’ondata di bramosia alieutica mi travolge: la voglia assatanata di pescare  torna padrona di me!

Uno dei piccoli Bluefin presi da riva

Uno dei piccoli Bluefin presi da riva

Quando il sole inizia a calare camminiamo lungo la spiaggia,
in una mano la mano della donna amata, nell’altra mano l’amata canna da pesca.
Una laguna d’acqua salmastra si apre alla nostra destra… qualcosa increspa la superficie là in mezzo… Lancio lungo e teso con un piccolo Goliath argento, un lipless. Due jerkate e BAM! La canna si piega, penso di aver preso un pesce discreto e invece? Porto a riva il mio primo GT… Giant Trevally, così si chiama e grugnisce, letteralmente grugnisce forte mentre lo libero! In un prossimo futuro, a migliaia e migliaia di chilometri di distanza, prenderò i “veri GT”, i suoi nonni potremmo dire… (Leggi l’articolo qui). Ne prendo diversi, tutti arrabbiati e fortissimi, tutti piccoli.

Piccolo GT in laguna

Mini GT in laguna

Proseguendo lungo la spiaggia incontro un messia. I messia hanno aspetti sempre diversi e spesso amano camuffarsi in modo bizzarro. Il mio messia ha l’aspetto di ragazzo ciccionissimo, evidentemente ubriaco di birra, che pesca con una canna a fondo con il vivo. <Cosa peschi?> chiedo gentile, <Papio!> mi risponde gioviale. Per alcuni minuti prosegue il dialogo cercando di capire che cosa voglia dire “papio”… È il GT, il papio è il GT! Avido come dracula ad halloween cerco di estorcere informazioni: <Dov’è buono per pescare?> chiedo, <Everywhere…. But try black lure with red eye!> biascica con gli occhi che un po’ si incrociano. Interessante.
Insisto: <A che ora è meglio?> – <Try black lure with red eye!> sembra in trance da troppe birrette, sorride e barcolla – < Try black lure with red eye!>
… Mi arrendo, oramai sembra un disco incantato. Lo salutiamo e ridiamo della conversazione surreale, intanto penso con un po’ di dispiacere che in effetti non ho esche nere con occhio rosso, ma che importanza può avere? DSCN7242
La sera sono in un negozietto in paese con Marta, un negozio che vende ceramica e gioielli. Prendiamo qualche souvenir. Alla cassa, sotto il vetro del banco, con enorme sorpresa vedo alcune strane esche presentate come gioielli! Sono popper in ceramica, già armati con ancoretta di qualità. Uno è tutto nero con un grande occhio rosso…
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Gli dei non potrebbero essere più espliciti. Sento una voce dentro: “compralo!”
Una luce dal cielo mi illumina: <Mio!>. Lo compro e lo accarezzo tra le mani come talismano di fortuna certa!
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Oggi mi sono svegliato all’alba. Marta dorme beata, la nostra stanza è accanto all’Oceano, due passi tra le palme e sono sul bagnasciuga mente sorge il sole. L’esca miracolosa è appesa al suo destino su un finale di fluorocarbon dello 0,35.
Inizio a lanciare verso il largo, oltre quella linea immaginaria dove le onde si alzano e frangono in schiuma bianca.

Sono profondamente felice, sento quanto sono fortunato e ho piena consapevolezza che la vita non è sempre così, che la vita a volte picchia duro e fa malissimo, altre volte è un lento strazio, un’agonia; ma non adesso! Adesso spalanco i polmoni e mi godo la brezza del pacifico all’alba, lascio che spruzzi d’acqua mi bagnino la camicia e fantastico ad ogni lancio, ad ogni frenetico giro di manovella, su come sarebbe un Papio o un Blue Ulua di taglia (Bluefin Trevally) in canna…

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Ad ogni lancio studio il recupero che sia il più convincente possibile ai miei occhi, alla fine credo fortemente in un recupero molto molto veloce, con piccole popperate  fulminee date da frequenti colpetti di cimino a ritmo isterico.

Alzo la canna, lancio secco, chiudo archetto e recupero. Qualche passo lungo la spiaggia e di nuovo. Il sole sale nel cielo e incendia l’aria di mille colori caldi.

Lancio lungo, guardo costantemente l’esca ed i suoi guizzi sulla superficie, il dorso di un’onda inghiotte “the black lure with red eye”,

una botta feroce arresta il mio recupero, ferro forte tre volte alzando lungo e veloce la canna al cielo, la frizione del mulinello inizia a cantare, a fischiare… è grosso!

Sono incredulo e un po’ spaventato: la fuga del pesce è inarrestabile!

Il mulinello si sbobina veloce, il bestio che ha abboccato sta correndo verso il largo…  Ho paura che sia troppo grosso per la mia attrezzatura! Per una volta nella vita spero che un pesce non sia troppo grosso, altrimenti so che lo perderei.

Azzardo una ulteriore chiusura della frizione di mezzo giro… era già stretta… delicatamente faccio delle “pompate” solo di canna mentre lui sfriziona via, ovvero tiro indietro la canna per fargli sentire “chi comanda”… Funziona!

Per un attimo si ferma, inizio a pompare più veloce, il pesce comincia a nuotare parallelo alla riva, molto molto meglio: lo posso seguire camminando sulla spiaggia!

Piano piano le distanze si accorciano, sempre più vicino, arriva il momento magico, quel momento in cui vedi una “spanciata”, un grande riflesso argentato nell’acqua, poco dopo afferro la sua coda sul bagnasciuga! Preso, preso, preso!

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Gli dei hanno pensato a tutto, una ragazza sta facendo jogging, casualmente mi corre incontro, che fortuna sfacciata! Foto, sorrisi, rilascio! Obiettivo raggiunto! Incredibile! Porto la colazione alla moglie, sta iniziando un’altra favolosa giornata hawaiana.

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Gli ultimi due giorni pescherò pochissimo, qualche lancio, qualche altro piccolo pesce dai mille colori. Però, curioso di conoscere l’artista che ha creato la mia esca fortunata, andrò a trovare Mark White che sarà super-gentile e mi farà vedere il suo laboratorio; sarà l’inizio di un’amicizia e di una fornitura di esche formidabili.

Chiacchierando scopro che, a quanto pare, non è così comune un Blue Ulua da riva di quella taglia! Sono stato veramente fortunato. Un altro regalo degli dei della pesca al nostro viaggio di nozze; per me la gioia della cattura, per la moglie trovarsi accanto un pescatore raggiante di felicità senza compromessi!

Arriverà un inverno freddo nella grigia città del vecchio continente, un inverno di lavoro e stress, ma i ricordi di quel paradiso lontano, il suo sole caldo e i suoi pesci colorati, la sua vita spensierata, felice ed in pace, continueranno a lungo a rallegrare l’animo e far sognare ad occhi aperti!

Rock’n’Rod

See You Spoon

In Rod We Trust

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