
Nota Bene: gli sfondi di queste foto sono stati alterati per nascondere la barca e camuffare il luogo della cattura. Pescatore e pesce invece sono inalterati.
Non è successo oggi. Neanche ieri a dirla tutta.
Era la giornata più fredda di questo inverno, ma era ancora autunno in verità. Era Novembre.
Un mio amico ed io; in barca su un grande lago del Nord Italia.
Lui non voleva che si dicesse nulla della cattura ed anche io, per un po’, sono stato d’accordo nell’osservare questo rispettoso silenzio.

Non so bene perché lui non volesse farne parola ad anima viva, credo perché stufo del gran vociare del web, di chi ha sempre qualche malignità o stupidaggine da dire perché forse invidioso o forse deluso. Magari il mio amico, che è un mio grande maestro di pesca, temeva svelassi il luogo della cattura. Ma non citerò neppure il nome del lago, così come lo sfondo di ogni foto è stato cancellato.
So che io non avevo voglia di parlarne per una sorta di strano rispetto per questo maestoso pesce, che mi è arrivato in dono quasi con troppa facilità.
Ho dovuto far passare del tempo, rendermi conto che è successo davvero, che in fondo è solo un’altra storia di pesca della mia vita e a me, le storie di pesca, piace ascoltarle e raccontarle. Perché pescare è la mia passione e come tale condividerla mi rende felice.
E’ ovvio che c’è anche il piacere egocentrico, vanaglorioso… non nego minimamente che vantare una cattura renda felice. Vorrei essere superiore a questo, ma non lo sono. Mi piace confrontarmi con gli altri. In fondo è comune ai pescatori da sempre, magari una volta si andava davanti al bar o al negozio di pesca e si apriva il baule della macchina o il cestello per vantarsi delle catture, magari una foto ingiallita di un pesce record restava dietro il bancone a far mostra di sé e far parlare, chiacchiere su chiacchiere, miti, malignità e leggende.
Oggi la piazza, il bar sport, il negozio di pesca, sono enormi, sono un unico luogo, la sconfinata piazza del web!
Ora come allora i pescatori mostran catture… è normale! C’è del bene e c’è del male.
Il male è facile da capire: perfide insidie commerciali che cercano di trasformare la pesca in un assurdo “show”, una gara a mettersi in mostra senza capire che il valore che può stare dietro ad una tecnica piuttosto che un’altra, dietro ad una cattura piuttosto che ad un’altra, non è il valore dell’attrezzatura, del “brand”, dell’etichetta… è il valore della qualità dell’esperienza fatta, della conquista personale. Etica, emozione, condivisione, studio, natura, sacrificio, risate, amicizia, meditazione. Sono solo alcune delle mille parole che contraddistinguono il Bene nella Pesca dal Male. Il bene nel web c’è. Eccome. E’ solo più difficile da cogliere. E’ la diffusione capillare di informazioni preziose come le tecniche di cattura e di rilascio, di “catch and release”, di misure minime, è la possibilità enorme di aggregazione tra pescatori… anche se spesso on-line si vedono più liti che nuove amicizie, queste ultime sono moltissime.
La speranza è che il web sia strumento di una crescita veloce di certa “cultura della pesca” che ricerca tecniche sempre più “sportive” nel senso di rispettose del pesce e compatibili con il declino ambientale, che si crei una sensibilità verso il senso di scoperta della Natura attraverso l’attività all’aperto, l’ “outdoor” direbbero gli yankee.
La prima volta che ho conosciuto il Maestro è stato proprio in rete, perché lì avevo visto le sue catture e le avevo ammirate. Poi lo incontrai, anni fa, diventammo amici e adesso, oltre a pescare insieme ogni tanto, facciamo la nostra parte per le acque che amiamo.
In rete, anche grazie a questo blog, ho conosciuto molti pescatori che, dopo una pescata insieme, sono subito diventati grandi amici, oppure sono stati dimenticati! Come se pescare fosse una cartina tornasole delle nostre personalità più vere.
Oggi la storia di pesca che racconto è questa, niente cronaca della cattura, niente racconto della sveglia all’alba, del freddo, della tecnica, del combattimento con il pesce. La storia è quella di un pesce da record che corona un’amicizia prima e che, condivisa su questo blog, crea felicità, crea stimoli e cerca di passare messaggi positivi, per una pesca più consapevole.
La storia è stata scrivere qualche riga su come vedo io il “web” per i pescatori, sperando di trovare adesioni tra i lettori più “navigati” e magari di accendere qualche lampadina tra i giovanissimi.
Il mio ego vuole anche dirvi i centimetri di questa cattura, perché sono davvero tanti e non sono stati fatti in un laghetto a pagamento, né in Canada, Alaska, Svezia, Irlanda, Danimarca… ma in un grande lago italiano, acque libere!
Non un record assoluto, per carità, ma un traguardo personale che mi ero fissato per la vita e che ho raggiunto molto in fretta grazie a fortuna, tanta, ma anche grazie ad accorgimenti imparati con parecchi anni di pesca e soprattutto, ovviamente, grazie alla guida d’eccezione che portava la barca.
Non so se è giusto dichiarare la misura, perché stimola troppo alla “caccia al big”, che è già fin troppo fomentata e reclamizzata… Però d’altra parte mi fa anche innervosire la montagna di misure dette a caso, spesso con esagerazioni ridicole e demenziali, per cui cerco di dare riferimenti veritieri con le mie catture; così come fatto in passato con le catture più belle.
Questo anziano e nobile pesce, Re di un lago libero, era 121 centimetri esatti.
Se è vero che quando si raggiunge un record si cerca subito di batterlo, è anche vero che quando i record sono importanti ci donano pace e serenità e ci spingono a pescare più rilassati e consapevoli, magari cercando nuovi stimoli in nuove tecniche.
Perché pescare è anche un costante mettersi alla prova; a volte la prova è filosofia, altre volte la prova è la grande preda, ma la grandezza di una preda è senza dubbio relativa… relativa al luogo e alla tecnica usata innanzitutto. Quindi le sfide non mancheranno mai, basta cercare nuove tecniche e nuovi luoghi. E poi amici con cui condividere nuove storie e nuove sfide.
Rock’n’Rod
Pietro.
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Grande Pietro, attendo sempre i tuoi racconti che poi leggo con molto piacere, perché anche se non ci conosciamo di persona, la pensiamo allo stesso modo, e lo stile dell’anonima cucchiaino dovrebbe essere il modus operandi normale per il pescatore medio italiano, cosa che purtroppo non è, quindi il “lavoro” che fate nel cercare di far comprendere a tutti concetti importantissimi quali la tutela, il catch end release ed il rispetto è encomiabile!
Purtroppo è costume moderno mettersi in vetrina, e per il pescatore medio il mostrare la propria cattura e quanto si è stati bravi a tutto il mondo fa spegnere il cervello a questi soggetti, tanto che una cattura, se non viene documentata/fotografata con 1000 pose plastiche, quasi perde di importanza. Così diventa regolare rimettere in libertà un pesce più morto che vivo, pescare durante i periodi di frega, rampinare i pesci, ecc…queste cose purtroppo non sono inventate, ma brutte storie che ciclicamente si stanno ripetendo da quando il bar è diventato l’web.
Io capisco in pieno l’omertà del tuo amico (che immagino anche chi sia dato il bestione che hai preso…), e la condivido in pieno, purtroppo data la totale o quasi totale assenza delle istituzioni e dei controlli non ci rimane che starcene in silenzio, condividere con pochi oppure come hai fatto giustamente te mascherare lo sfondo, che a mio modesto avviso è la cosa migliore da fare…
Proprio ieri, vado su facebook e che ti trovo? una bella foto di un ragazzo che abita molto lontano dal mio spot, con un bel luccio in primo piano, e lo sfondo riconoscibilissimo, te lo giuro mi è pianto il cuore, come se non bastassero le nottate dei rumeni a padellare tutto quello che si muove oppure i 50 metri di reti ritrovate…le nostre povere acqua non hanno bisogno di certa pubblicità, finché non avremo una tutela delle acque fatta con criterio e pescatori degni di essere definiti tali, l’omertà è l’unico modo per salvare il salvabile.
Ah dimenticavo: grandissimo!!!!!!! 121 cm è il pesce della vita, l’animale che sogno di catturare ogni volta che mi addormento!
Continuate così!
Andrea
Grazie mille Andrea! Ci ha fatto davvero moltissimo piacere leggere questo commento! Speriamo di non deluterti mai 😉
E spero ci conosceremo presto in pesca!!!
Rock’n’Rod
Premetto che leggo sempre i vostri articoli con interesse in quanto spinner accanito, piu in mare che acqua dolce, un tempo spinnavo molto di piu anche in acque dolci ma poi tanto rimanevo disgustato dalla buracrozia del “paga la licenza governativa, paga la fipsas ma se vuoi pescare li paga ancora etc etc” che ci ho mollato parecchio.
Detto ciò, giusto per sfogo, devo dire che tra tutti i vostri articoli questo è quello che piu mi è piaciuto e che mi ha fatto piacere, non me ne frega nulla del dove, quando e perchè, ma sapere che un simile RE è sopravvissuto nelle nostre italiche acque mi basta e avanza per essere felice. Quindi bravi, e sopratutto grazie! Grazie per vaermi regalato un sorriso di soddisfazione e felicità!
Grazie infinite Giovanni!
E’ bello avere un riscontro dai lettori, speriamo ci seguirai sempre e che sapremo regalarti altri sorrisi o emozioni!
A prestissimo
Rock’n’Rod
Stessi dubbi mi attanagliarono quando presi la mia spigolona più bella: non dirlo neanche agli amici?
Poi, piano piano, gli stati d’animo si calmarono e mi decisi a scrivere due righe e a mettere una foto malfatta!
Grande Mimmus!
Poi te ne sei pentito? Non credo, vero?
A prestissimo!
Veramente un bel racconto di cui condivido i vari pensieri e dove apprezzo il passaggio dove ammetti il piacere di vantare una cattura piuttosto che passare per falso modesto. Avendo avuto il piacere di conoscerti so che non hai pubblicato la storia per piacere personale e capisco che sei stato combattuto sul non dire niente x la “salute” dell’esocide ma da parte mia ringrazio perchè ho sempre piacere a leggere le vostre epiche storie…!
Grande Claudio! Grazie mille di cuore! Mi dai la forza e la voglia di scrivere.
A prestissimo,
Pietro.