INTRO di Jacopo Savoia
È sera e siamo stanchi. Abbiamo passato la giornata a caccia di aspi lungo gli argini dei grossi fiumi della bassa padana. Ma invece di tornarcene a casa a riscaldarci, da bravi milanesi imbruttiti abbiamo un appuntamento per un aperitivo. Per parlare di pesca e cose alieutiche. Davanti a una meritatissima birra approfondiamo la conoscenza di Sandro, già accompagnatore esperto di Avalon, la celebre agenzia di viaggi di pesca, che ha un progetto tutto suo: Catch Outdoors, viaggi di pesca speciali in cui la sua diretta esperienza è garanzia della qualità del viaggio e dell’esclusività delle acque pescate. Il dado è tratto.
Alcuni mesi dopo quell’incontro ci troviamo sotto un neon che esalta lo stato in cui versiamo: colore cadaverico, bocca impastata, occhiaie da raver impenitenti e sorrisi ebeti stampati in viso. Stiamo per decollare alla volta di Copenhagen per una settimana di caccia all’esocide con qualche digressione qua e là…. Gli ingredienti per una spedizione leggendaria il cui alto tasso di leggendarietà sarà materia di leggenda, ci sono tutti. Lo sappiamo.
Spendiamo le ultime settimane a recuperare tutto quello di cui abbiamo bisogno per fronteggiare le situazioni che ci troveremo davanti. In pratica, come feticisti navigati, non perdiamo l’occasione per dare libero sfogo all’acquisto compulsivo di esche e minuteria (quest’ultima però arriverà solo due settimane dopo il rientro a casa…). L’oculatezza degli acquisti si traduce in bagagli che farebbero impallidire un piccolo trasloco.
Urge una selezione della selezione e, solo dopo giorni di stressanti elucubrazioni, riusciamo a confezionare un bagaglio compatto, ridotto e ottimizzato. L’essenziale? 43 kg di sola attrezzatura da pesca.
Trasciniamo le stanche membra fino alla macchina a noleggio. Attraversiamo campi di colza di un giallo accecante e ponti sospesi su lunghi bracci di mare fino a un distributore, celebre in tutto il Fyn per dare lavoro a fotomodelle varie. Lì abbiamo appuntamento con Sandro, il nostro accompagnatore ufficiale di questa avventura, nostro nuovo amico.
Mangiamo i nostri hot dog nel modo più sensuale che si possa immaginare ed è già il momento di mettersi i waders e andare a lanciare alle trote di mare, ancor prima di passare dal lodge che ci ospiterà. La leggenda dell’Anonima Cucchiaino in Danimarca ha inizio e ve la stiamo per raccontare ferrata dopo ferrata, birretta dopo birretta.
Il Denmark Fishing Lodge è una splendida struttura che sorge a Helnaes, penisolina nel sud di Fyn gestita da Omar e dalla sua compagna, che ne avevano abbastanza dei propri lavori da ufficio in Italia. La location è quanto di più “ittico” si possa immaginare, arredata a tema pesca e con laghi a pochi chilometri di distanza (e altri parecchio distanti visto il vasto territorio a disposizione del lodge) e alcuni dei migliori spot al mondo per le trote di mare a un tiro di schioppo. Valentina è un’ospite in grado di far sentire subito chiunque a proprio agio e Omar, spiazzante mix di fisionomia danese e parlata modenese, è un capitano IGFA settimo dan di luccio e cintura nera di trota di mare.
Sandro, sotto attacco della demenza straripante che coglie gli Anonimi quando abbandonano per più di venti minuti la quotidianità, portandoli a comportarsi come adolescenti in gita scolastica, ha l’arduo compito di incanalare tutta la mostruosa carica alieutica verso l’obiettivo: lucci!
La sera ci viene spiegato meglio dove e come pescheremo: laghetti, laghi profondi, canali e comprensori misti al piede e dal belly boat.
Ciò che accomuna questi ambienti, anche molto diversi fra loro, è la poca pressione di pesca, infatti sono laghi in gestione esclusiva del lodge!
Ci sono tanti laghi in Danimarca e probabilmente sono tutti buoni laghi per la pesca del luccio, ma quelli in esclusiva del Lodge, e non sono pochi, sono davvero i migliori! Sono per lo più in tenute private e quindi immersi nella natura! Inoltre è evidente che poter pescare in acque dove Omar fa rispettare un rigoroso Catch and Release e dove non porta mai due volta a fila i pescatori, rappresenta un enorme vantaggio sulla diffidenza dei pesci.
Siamo galvanizzati e carichi come molle, ci addormentiamo sognando denti aguzzi e prese opercolari a quattro mani. E’ solo la prima notte, da domani si fa sul serio.
MILLE LUCCI E UN CAPPOTTO FANTASTICO! di Francis Needham
Ogni giorno in Africa quando sorge il sole una gazzella si sveglia. Sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni giorno in Africa quando sorge il sole un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni giorno in Africa non importa che tu sia un leone o una gazzella, l’importante è che cominci a correre.
Ogni giorno in Danimarca non importa che tu sia Leone, Gazzella, che tu sia africano o milanese, l’importante è che tu vada a pescare.
La cosa entusiasmante di questi giorni di pesca al Luccio è stata la varietà di ambienti, approcci, tecniche e condizioni. Una varietà quella danese che, rispetto ad altre situazioni di pesca all’estero, risulta particolarmente eccitante.
Si arriva sullo spot – rapido briefing da parte di Omar e Sandro, che ci spiegano con poche informazioni essenziali conformità e regole della zona – e poi tutti liberi in belly, tra l’altro un battesimo per noi di Anonima.
Ognuno di noi quindi è libero di studiare la situazione ed interpretarla in modo personale – così da sudarsi e godersi le catture con particolare gusto. Sentendole proprie e non “imboccate” dalla guida!
Il primo giorno decido di partire a spinning – e data la poca profondità dello spot comincio con un’esca che mi ha sempre dato grandi soddisfazioni anche in Italia e in cui credo in modo religioso: il seeker shad della Storm, in colorazione Perch.
Beh, primo lancio, primo recupero, io ancora mi sto guardando intorno per capire vento-traiettorie del belly- pinnata ottimale – e subito sbaglio clamorosamente un lucciotto. Mentre lo sbaglio vedo Jacopo di fronte a me farne subito uno. Al suo primo lancio!
E’ subito, istantanea: PIKE FEVER!
Ci distribuiamo sul lago e peschiamo alternando casting e spinning ed esche molto diverse tra loro, nonostante il brief di “stare vicini così facciamo delle belle foto”… peschiamo a parecchia distanza l’uno dall’altro.
Le emozioni esocidee si susseguono incessantemente.
Jacopo continua ad alternare spinner bait e grosse esche siliconiche – Pietro si sbizzarisce con una swimbait e dopo qualche pesce parte in quarta con la rana – io continuo a credere nel mio seeker shad e la fiducia viene premiata con dei bei lucciotti tra i 40 e i 70 cm.
Il primo giorno prenderò anche il mio luccio più bello della vacanza – un bellissimo esemplare di 94 cm catturato sulla mia seconda esca preferita della settimana: un siliconico autocostruito Roar Baits colore Rosa, molto “Malgioglio” – che i nostri lettori sanno bene essere il colore preferito della Serie B.
A fine giornata abbiamo fatto un numero imbarazzante di lucci, Pietro ha fatto il fish of the day con un bellissimo esemplare da metro, a rana sulla canna da 1 oz.
I giorni seguenti abbiamo fatto altre 2 uscite in belly sempre in laghi strepitosi, a “portata di pinna” ed un’uscita “al piede”, cioè camminando lungo canali naturali e piccoli laghetti.
Le catture non sono mai mancate! Abbiamo pescato laghi ogni volta diversi per conformazione, profondità, vegetazione ed ostacoli. Sempre da soli, sempre posti stupendi, sempre in pace con il mondo!
A volte l’impressione era quella di essere in un videogioco di pesca e di affrontare “stage” diversi, lasciandosi salire la febbre da lancio ammirando tronchi sommersi, vegetazione frastagliata a pelo d’acqua, cambi di fondale a picco, foreste di ninfee.
Ogni ambiente un’esca diversa, ogni ambiente un lancio diverso.
L’emozione di vedere partire un luccio anche a pochi metri dal belly: immensa ed indescrivibile!
Grandi soddisfazioni sono arrivate da un cucchiaino martin 24 con paletta arancione FLUO – spiombato e “pimpato” con un grosso grub giallo sparato montato in coda, preparato dall’occasione da un nuovo volto della scena dell’autocostruzione italiana : il mitico Pietro Invernizzi.
Ad ogni modo, essendo io di Serie B, il mio più grande record della vacanza è stato quello di “attacchi consecutivi di un luccio a vuoto”
Abbiamo pescato da terra un solo giorno, il penultimo, giornata pazzesca e location da urlo: alcuni piccoli laghi collegati tra loro da un sistema di canali super-super-super-sexy.
Jacopo pescherà con Sandro, io con Pietro.
Sazio delle catture dei giorni precedenti mi dedico con concentrazione a pescare quasi esclusivamente a rana, un po’ perché Pietro a rana ha fatto numeri da Serie A nei giorni precedenti, un po’ perché l’unico luccio che ho preso a rana l’ho preso mentre guardavo da un altra parte, perdendomi l’abboccata spettacolare Top Water.
Con Pietro ci spostiamo e iniziamo come dei veri Ninja a sondare i canali. Lui ha qualche inseguimento, ne slama uno importante a spinner bait e io continuo a far saltellare la mia rana nera su ninfee, vegetazione e canneti. E come premio alla mia costanza arrivano i primi attacchi.
SPLASH – mancato. Pietro mi incita, dice di insistere: <Rilancia che sicuramente non ha sentito l’amo!>
Rilancio – RISPLASH – mancato. Così 2 o 3 volte.Poi mi sposto.
Pietro anche lui, molla lo spinnebait e comincia a rana e … SPLASH, ne manca uno anche lui. Io mentre guardo a monte la conformazione del canale… SPLASH, sotto i piedi, bello. Rilancio – no more SPLASH.
Sono galvanizzato, ogni “splash” è un’emozione pazzesca! Non sono per niente depresso per le mancate catture, l’azione di pesca è bellissima, irripetibile, e ogni “splash”, ogni esplosione d’acqua, è pura adrenalina!
Certo, se poi ne portassi uno a riva… sarebbe anche meglio!
Ad ogni modo proseguiamo e ancora si susseguono gli “splash”, mangiate a vuoto, ferrate a vuoto, tutti pesci stimati sui 70 / 80, ma che oggi non ne vogliono sapere di rimanere attaccati agli ami, ben nascosti, delle nostre rane.
Le rane cominciano a risentire degli attacchi, la mia ha una zampetta monca, e il nuoto è leggermente compromesso. Le due di Pietro hanno già preso più di dieci lucci nei giorni scorsi e sono già state fuse e saldate più volte con l’accendino… sono tritate!
Passano le ore di questa giornata di pesca da riva e ancora niente luccio per me.
Arriviamo in un punto dove il canale si butta nel lago, la situazione è di acqua lenta quasi ferma, ninfee, tronchi e tronchetti sommersi, acqua torbida. Pietro mi cede lo spot e decide di pescare oltre.
Lancio SPLASH – libero. Rilancio SPLASH – FERRO – niente. Rilancio SPLASH – FERRO – TIRA – SFRIZIONE e niente. Morale: 7 splash e niente luccio.
7 abboccate e non sono riuscito a ferrarlo? Comincio a deprimermi.
Pietro davanti a me – lanciando in mezzo al lago – riesce a farne uno belloccio… sempre a rana.
Pescando andiamo avanti lungo un altro canale. Si fa tardi, torniamo sui nostri passi, e sono ancora davanti a quello spot dei 7 leggendari SPLASH a vuoto. Rilancio, stesso identico punto e… ancora 2 SPLASH a vuoto! 9 in tutto, probabilmente sullo stesso pesce.
Questa però è la storia di un cappotto in Danimarca, un cappotto tra mille lucci; e senza dubbio alcuno, il più bel cappotto della mia vita, che poi tecnicamente non ho cappottato perché la sera abbiamo pescato in mare cercando trote e in modo sempre più incredibile sono riuscito a scappottare, ma questa è un altra storia… ve la racconteremo presto! Stay tuned.
Ma prima ancora di raccontare delle Trote di Mare, ci sono ancora aneddoti, storie e suggerimenti che vale la pena scrivere sulla strepitosa esperienza di pesca al luccio con Catch Outdoors al Denmark Fishing Lodge… e tante altre foto che vale la pena postare!
Settimana prossima la seconda ed ultima parte di “C’è del Luccio in Danimarca!”
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ROCK’N’ROD
SEE YOU SPOON
- Sandro di Catch Outdoors e un bellissimo luccio danese!
- Una distesa di ninfee… tutta da pescare!
- Mucca Highlander beve dal lago
- Una rana ormai alla Terminator… distrutta risorta e distrutta
- Bagagli di pesca.. solo esche e stivali..
- Luccio e ninfea
- Durezza in auto, verso lo spot di pesca
- Pietro, Francis, Jaco, Sandro
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