Sembra di vedersi in un sogno, quasi fossimo spettatori esterni della scena, ancorati al mondo che abbiamo lasciato alle spalle quando è suonata la sveglia. Voglio dire che si è frastornati quando le cose iniziano a succedere velocemente ed un momento atteso da mesi è finalmente arrivato. Viverlo non sembra vero, si fa fatica ad afferrarlo questo momento che passa. Dalla sveglia all’incontro con gli amici, le battute, le risate, check-in, paesaggio dal finestrino, ho dormito? <Guardate sotto: il mare! Il Baltico!> Aria fresca, trova la macchina a noleggio, scrivi la destinazione sul piccolo schermo del cellulare, parti e vai, dritto verso l’appuntamento sapendo già a che ora arriverai, lo dice il navigatore. La facilità con cui si può viaggiare oggi accelera gli avvenimenti, rende ovvie e facili cose che di per sé non lo sono e contribuisce a farci sentire spaesati nell’animo mentre di fatto siamo perfettamente orientati e organizzati sul territorio, come mai prima nella storia. Progresso.
La pianura danese scorre dietro il finestrino, ondulata non piatta, tutta case basse di legno dipinte chiare, prati verdi acceso con alberi modesti sparsi qui e là e campi di colza di un giallo abbacinante. Siamo all’appuntamento in leggero anticipo. Caffè da litro, se caffè si può chiamare codesto brodo bollente, e guardiamo il mare sferzato dal vento. Siamo pescatori, ci basta vedere l’acqua per sapere perché siamo al mondo, perché siamo qui: per pescare.
Oggi, per la prima volta, pescheremo in Danimarca!
Quando Sandro, nostro amico, accompagnatore e organizzatore di viaggi di pesca strepitosi, ci raggiunge all’appuntamento davanti al distributore, ci abbracciamo ed ordiniamo grandi hot-dog all’avvenente cameriera, quindi iniziamo un fitto parlare di pesca… E’ chiaro a tutti che siamo qui per castigare lucci in tutti i modi, ma ormai è il primo pomeriggio, tutti abbiamo il desiderio latente di provare qualche lancio alla trota di mare ed oggi, sulla strada verso il Denmark Fishing Lodge, è il giorno giusto per togliersi questo sfizio. Da domani penseremo ai lucci da mattina a sera. Adesso il piano è: raggiungere una spiaggia conosciuta da Sandro come hot spot mondiale per la caccia a queste trote anadrome, mettersi i waders, armare le monopezzo leggere da spinning e sgranchirsi le ossa lanciando in mare da riva!
Parcheggiamo accanto ad una panchina pubblica di legno con intagliata la sagoma di una grossa trota, incoraggiante. In breve stiamo camminando sulla sabbia, è una splendida giornata di sole, temperatura fresca perché raffiche di forte vento spazzano il mare e sfidano l’abbigliamento tecnico, davanti a noi, uomini del mediterraneo, si stende un mare strano… acqua limpidissima, molto fredda e poco salata, sabbia e strisce di lunghe alghe croccanti e scure, qualche macchia di rocce e, di tanto in tanto lungo la riva, pontili in legno o scogliere. Sandro ci spiega la tecnica: usare piccoli ondulanti, provare anche piccoli minnow, lanciare vicino alle alghe, pescare a piede asciutto o non fare rumore in acqua se in wading. Recuperi abbastanza veloci. Un passo e un lancio. One step, one cast. Questa è la regola con cui avanziamo lungo la spiaggia, a distanza di una quindicina di metri l’uno dall’altro.
Passa un’oretta senza segni di vita, ma siamo tutti raggianti, profondamente felici ed entusiasti di questa esperienza di pesca assolutamente inedita per noi pescatori trotaioli delle alpi… trote di mare. Ma esistono davvero? Il desiderio di vederne una è grande, ma sappiamo che sono sfuggenti chimere e non è facile trovarle. Però siamo nel posto giusto e con un accompagnatore esperto, che ha raccolto le informazioni dalla migliore guida di pesca alle trote di mare di tutta la Danimarca… ovvero proprio da Omar, alias il proprietario e gestore del Denmark Fishing Lodge.
E’ tutto troppo bello, è un’atmosfera favolosa, ho voglia di maggior condivisione e mi porto accanto a Francis. Siamo in wading con l’acqua cristallina al ginocchio e i piedi nella sabbia. Lanciamo su acqua poco più profonda davanti a noi, dove ci sono macchie di alghe e spianate di piccole rocce. Concordiamo entrambi che è un punto bellissimo… ci crediamo un sacco! Ed eccola! Finalmente sento una tocca, secca una piccola botta senza seguito. <Pesce! Ragazzi mi è sembrato di sentire un pesce>. Io sto usando un ondulante argento, Francis accanto a me un piccolo Waxwing. Dopo pochi lanci… lo vedo ferrare deciso!
Canna piegata, sembra un bel pesce! Dopo poco arriva a portata del mio guadino ed eccola! Eccola la prima argentata, affascinante, ammaliante, misteriosa, potente, trota di mare. Siamo felici come bambini!
Poco più di quaranta centimetri di pura bellezza misurati in acqua. Foto e rilascio. Siamo una squadra e come una squadra esultiamo: <Grande Francis!>
Francis conferma quello che si era già notato dalla piega della sua canna: abboccano come tuoni e lottano come furie rispetto alla loro mole. Ora più di prima ci crediamo tutti da morire, vogliamo la nostra “fario di mare”… Già perché altro non sono che trote fario che nei secoli si sono abituate a scendere le correnti dei piccoli torrenti danesi alla ricerca di spazio e cibo, si sono adattate a passare del tempo, anche anni, in mare, per poi tornare al torrente per riprodursi. Possono diventare pesci molto grandi, come tutte le trote, e siccome crescono nuotando nel vasto mare e nelle sue correnti, diventano straordinari predatori, frecce, o missili, d’argento!
Dopo qualche ora abbiamo percorso tutta la lunga spiaggia e siamo arrivati ad una impervia scogliera dove vento e onde ci impediscono di continuare. La magia non si è ripetuta. Una sola trota per il momento e molte aguglie viste o allamate per pochi secondi. Già le aguglie… proprio come le nostre!
Sandro ci porta a provare un ultimo spot prima del tramonto, prima della cena al lodge con conseguente schianto nel letto per dormire come sassi.
Una baia lunga e riparata dall’onda. Il vento arriva dalle nostre spalle, spazzando il mare e spingendo le nostre esche lontanissime ad ogni lancio. Qui l’acqua è torbata ed il fondale basso.
Entriamo piano piano nel mare, avanzando in wading per decine di metri, ci fermiamo quando l’acqua arriva alla vita. Mi piace da impazzire questa situazione, sarà che il vento forte e la luce drammatica dipingono una scena davvero epica, sarà che mi immagino trote colossali sfrecciare nel torbido con livree argentate e parassiti marini incrostati sulle loro vecchie grandi pinne.
Infrango il suggerimento dell’esca piccola. C’è tantissima acqua da battere e voglio usare un’esca che si faccia sentire, che attiri l’attenzione e stimoli un attacco violento. Inoltre qui ci sono le aguglie, imito un po’ un’aguglia… Armo un lungo jerk, un Max Rap bianco! Lo lancio a mille mila metri e lo recupero con jerkate piuttosto violente.
Adesso so che sta succedendo veramente, non sono più spettatore del mio sogno, lo sto vivendo.
Sento che sono davvero qui nel Baltico con i miei amici, che questa è vita vera e che sì, non troppe ore fa ero ancora nell’aeroporto della mia rumorosa città ed ora sono con l’acqua alla vita e i piedi gelati, a guardare l’orizzonte di un mare straniero che si tinge delle sfumature di un tramonto indimenticabile.
Mi godo persino i brividi di freddo lungo la schiena, fanno sentire vivo, come le mani bagnate, il suono del vento e del filo che taglia l’acqua.
Un’abboccata violentissima flette bruscamente la mia fedele canna sulla jerkata! <C’è!> Esclamo.
Lo sapevo, me lo sentivo… Penso anche sia grossa all’inizio, per la potenza dell’abboccata, ma in breve è a guadino. Una livrea segnata, ma bellissima, un’altra trota simile a quella di Francis, un altro gioiello di questi mari.
C’è tempo per gli ultimi lanci, ora siamo tutti vicini. Continuo ad essere eccitato come un lupo… La canna si flette ancora! <C’è!> Questa volta non una gran botta, ma una bella resistenza… cosa sarà? Un piccolo Marlyn anoressico si esibisce in uno spettacolare salto! E’ solo una gran bella aguglia!
Chiudiamo la serata pieni di entusiasmo: le trote di mare qui ci sono e si possono prendere.
Sono passati tre giorni di pesca al luccio me-mo-ra-bi-li! Catch Outdoors è stato all’altezza della sua fama e ci ha fatto vivere emozioni di pesca davvero esclusive! (Leggi i due precedenti racconti su questo blog ! N.d.R.)
E’ la nostra penultima sera in Danimarca, siamo stanchi, ma siamo Anonima Cucchiaino! Dopo la giornata in belly pinneggiando per milioni di chilometri, prendendo milioni di lucci … decidiamo di fare un coup de soir di spinning marino inshore, un’ultima caccia alla trota di mare! Siamo soli, Francis, Jaco ed io. A cinque minuti dal lodge stiamo già camminando lungo una spiaggia di sassi, punta estrema della splendida penisola di Haelnes. Ci beviamo una ottima birra davanti in riva al mare, ottima davvero, ma più del malto a dar sapore c’è il contesto!
Battiamo i punti che poco fa al lodge ci ha consigliato Omar, sommo profeta della seatrout. Sarà un lungo tramonto, vien buio tardi qui, pescheremo fino alle 11 di sera. Le emozioni non mancheranno affatto! Quasi subito Jacopo allama con un lancio lungo una trotona sui cinquanta centimetri… che però si slama con un salto lontano. Poi tocca a me, quando l’ondulante è ormai a pochi metri vedo una sagoma arrivare a cento all’ora, sento una botta pazzesca e… nulla. Altra trota sui cinquanta persa.
Poi Francis metterà a segno un colpo di classe in perfetto stile “Serie B“, garantendosi un posto nel Wall of Shame del Fishing Lodge: prenderà a spinning, sul suo fedele Waxwing, un rombo! Inaudito.
Infine ancora una piccolissima trota per Francis. Poi qualche aguglia per tutti e tutti a farsi le lasagne di mezzanotte, qualche bicchiere di whiskey e branda.
I lucci di Danimarca sono incredibili e li ricorderemo per sempre ma non saranno soli tra i ricordi, saranno in compagnia di trote, trote di mare.
Torneremo prima o poi… è un mondo troppo bello per vederlo solo in sogno, è lì che aspetta di essere vissuto!
Rock’n’Rod
Sempre un grande spettacolo
Grazie mille Liuis 😉
A presto, rock’n’rod
P.