Succede di rado, troppo di rado, ma per fortuna succede. Ogni tanto gli astri si dispongono in modo tale che incredibilmente tutti e quattro i fondatori di Anonima Cucchiaino trovano il tempo per andare a pesca insieme. Una di queste occasioni preziose è la tradizionale pescata natalizia, che si ripete ogni 24 dicembre mattina, fin dall’alba dei giorni.
Negli anni l’appuntamento si è molto modificato. Nato come goliardata nelle cave a pagamento, è via via evoluto, virando verso la bella giornata di pesca. Con l’arrivo di Neva, la strepitosa barca di Pietro, quest’anno è stato particolarmente facile decidere cosa fare per santificare le feste: spinning all’aspio sul Po.
PRIMA DI PARTIRE
La pescata di Natale 2018 è nata – come quasi tutte le iniziative umane da qualche anno a questa parte – con una conversazione in chat su WhatsApp. A forza di messaggi verdi e risposte grigie, abbiam definito tutto: l’appuntamento alla pasticceria Gattullo a Milano alle 7 del mattino, la divisione dell’equipaggio su due macchine, la necessità di portare del vino. Ed è così che alle 7 puntuali ci presentiamo di fronte alla pasticceria ancora chiusa. Diciamo “minchia che freddo”. Non compriamo i cappelli da babbo Natale che due cingalesi mattinieri cercano di venderci. All’apertura della saracinesca ci facciamo fregare sul tempo da una signora che, vogliosa di brioche, raggiunge il bancone prima di noi.
L’ARRIVO ALLA MARINA
Viaggiamo nella nebbia verso Cremona, dove Neva riposa in hangar. Chilometro dopo chilometro, sentiamo crescere potente la Forza. Gli Dei della pesca, che vedono e provvedono, solitamente decidono di premiare Anonima Cucchiaino quando si presenta al gran completo. Mentre ammiriamo la gru calare lenta la barca in acqua ci sentiamo uniti come non mai. Tanto uniti da potere vincere qualsiasi sfida alieutica. Ma non abbastanza da ridare a Pietro i soldi della benzina della barca, che avendo 90 cavalli non ciuccia poco. (Prima o poi te li ridaremo. #pietrostaisereno )
ASPI A GO GO
Lo stato di grazia del fiume, le poche piogge, l’esperienza di Pietro, le notizie di catture recenti, l’ottimo caffè, l’ancor più ottima grappa e la giusta dose di marijuana legale fanno presagire una giornata di pesca da panico. Andiamo a tuono in un punto del fiume dove è data per certa la presenza di Aspi, ci posizioniamo a monte della corrente e cominciamo l’azione di pesca con dei lenti drift.
Come da protocollo nonostante le premesse per un’ora non si prende un cazzo.
Ma poi Pietro fa un aspietto, io ne faccio un altro, poi Franco uno belloccio.
E allora facciamo a ripetizione lo stesso drift, che ad ogni passata ci regala qualche timida emozione. Arriva ora di pranzo, escono i panini gourmet, il vino e anche timido qualche raggio di sole.
AMORE MONTENEGRO, SAPORE VERO
Finiamo i panini. Non ci rimane tanto tempo. Dopotutto è il 24 dicembre, fra di noi c’è chi deve essere presto a Milano per finire gli ultimi regali…
Decidiamo di insistere sullo spot che più ci ha regalato – cercando gli ultimi Aspi.
Pietro grida “eccolo” – poi esita – la frizione del mulinello impazzisce, la solita canna sottodimensionata, con il solito mulo sottodimensionato, si flette all’inverosimile: Siluro.
Bastano pochi minuti per capire che non solo è un Siluro, ma è anche un pesce importante. Le possibilità di portarlo in barca sono davvero minime.
Ma quando l’Anonima fa l’Anonima non c’è n’è per nessuno.
Jacopo va ai motori – Franco da indicazioni, io mi faccio i selfie e tengo Pietro per la cintura.
Dopo circa 40 minuti lo vediamo affiorare.
Il Siluro non solo è di buona taglia – ma è anche allamato per la coda !
E allora cambio di equipaggio: Franco ai motori, Jacopo steso pronto a fare gloving e io ad aiutare Pietro cercando di trovare la manovra migliore per cercare di fare aggallare il siluro senza fare trazioni impossibili.
Dopo altri 20 minuti riusciamo nell’impresa, il siluro è a bordo e sfiora i due metri!
La cattura la sentiamo di tutti, sono pacche, foto, risate e quintali di orrendo muco.
Non resta più tempo: rilasciamo il siluro e rientriamo a terra.
Io, Jacopo e Franco ci infiliamo in macchina e partiamo in destinazione Milano. Pietro e Neva restano sul Po, per gli ultimi lanci e per esplorare il fiume in vista delle uscite future. Senza più noi tre a bordo, e con il serbatoio ormai mezzo vuoto, la barca plana leggera sulla distesa d’acqua in movimento. Appesantita dai tre passeggeri – e dai soldi che avremmo dovuto dare a Pietro per la benzina – la Dacia Duster della Fondazione Savoia arranca in autostrada, verso la grande città. Ma l’emozione è la stessa per tutti, Anonimi di fiume e d’autostrada. Come ogni anno – forse più di ogni anno – ci godiamo la consapevolezza di avere preso parte a un’impresa alieutica non da poco, che rende più digeribili pranzi e cene natalizie.
In una tavolata delle feste, l’Anonimo di ritorno dal fiume lo riconosci subito: è il più stanco e il più felice.
Troppo simpatici. Mi spancio sempre quando leggo i report. Mitica l’Anonima
Grande Massimo!
Grazie mille… ehm.. ci credi se ti dico che ci siamo accorti oggi di questo commento 🙂 🙂 🙂
Abbiamo qualche problemino con le notifiche… A presto!