E’ un giorno caldo di inizio agosto, le ferie si fanno aspettare e la città deserta è bella ma spossata, come una donna dopo l’amore.
Sotto il sole fa tanto caldo che non sento l’aria che respiro, come fosse tutto comunque immobile. La voglia di svago, acqua e barca, riunisce un equipaggio da brividi per una gita sul Grande Fiume. Gli eroi della pesca a torso nudo sono Paolo, Ruben ed il sottoscritto, capitano della favolosa ammiraglia di Anonima Cucchiaino, un Boston 17 custom che ci aspetta in cantiere. Per una volta l’attrezzatura da pesca non sovrasta tutto il carico, se la gioca testa a testa con cibo e bevande! L’obiettivo di questa giornata sarà godersi il fiume e la compagnia, l’esplorazione di correnti e fondali per future pescate ed infine, possibilmente, la cattura di aspi a spinning e siluri in verticale.
Sono circa le dieci di mattina quando carichiamo la barca e siamo pronti a lasciare gli ormeggi.
Il motorino elettrico di prua ci porta silenzioso sul giusto filo di corrente, né in acqua ferma troppo vicini alla lunga spiaggia della riva opposta, né in acqua troppo veloce contro le prismate di pietra che sfilano alla nostra destra. Scivoliamo verso valle con la corrente ed iniziamo a lanciare tutto intorno a caccia di aspi.
Peschiamo abbastanza leggeri, canne sugli 8 piedi, fili trecciati da 20 libbre e finali in fluoro dello 0.30. Proviamo a galla, proviamo minnow e crank ed anche recuperi lenti radenti al fondo. Insomma quella tecnica raffinata che in Lapponia chiamano ‘Ndò Cojo Cojo.
Tutto tace, almeno sul fronte pesci, che in effetti solitamente sono piuttosto silenziosi; dalle sponde invece le cicale fanno gara con il cicaleccio di bordo. Diciamo fesserie a ruota libera e galleggiamo su tutto il serio della vita, trasportati dalla corrente come dal tempo, in pace.
Non è da molto che scendiamo il fiume quando Paolo mi esorta a provare la sua nuova canna da pesca di cui è entusiasta, accetto volentieri. Faccio un primo lungo lancio e aspetto che la piccola esca di metallo raggiunga il fondo. Inzio il mio recupero. <Non si recupera così il Metal Jig!> mi apostrofa l’amico bassman top angler all round; <Pol il Metal Jig posso quasi dire che l’ho inventato io! Sono cintura nera di quest’esca!> replico con iperbolica arroganza. Al mio terzo movimento di cimino un lungo tiro mi piega la canna, sfriziona veloce il mulinello <C’è! Grosso>. Dopo due secondi diciamo all’unisono: <Siluroooo!>
Capita pescando aspi di incannare il Glano, e se la frizione parte così decisa e a lungo deve essere lui. Inizio a pomparlo dolcemente e guadagno qualche metro di filo, sempre sul limite dei carichi di rottura. <Dev’essere un siluro, ma non grosso!>, profetizzo, infatti quando ho preso siluri grossi con attrezzatura leggera non sono riuscito a fermare la loro corsa prima di un’eternità di minuti e men che meno a guadagnare lenza prima aver visto il mulinello quasi sbobinato.
Il combattimento è vigoroso e irrequieto, fughe potenti tagliando la corrente, non sembra la caparbietà del siluro… i minuti passano, avanza il sospetto a bordo: <Che sia una carpa rampinata?> . Finalmente accorcio le distanze, siamo tutti all’erta, è vicino, alzo cauto la canna e il pescione si lascia intravedere nell’acqua torbida: <Aspioooooo! Enormeeee!>. E’ delirio. L’abbiamo visto tutti e tre: un pesce argentato, lungo circa un metro, abbastanza snello con coda leggermente a “v” ed il filo finiva in bocca… deve essere il leggendario “metro-aspio” che tutti gli aspisti italiani sognano. Siamo in fibrillazione, inizia un balletto a bordo ad ogni sfuriata del pesce sottobordo. Non più lunghe fughe, ma ogni volta che lo avviciniamo alla barca una breve ripartenza furiosa. Pol accende i 90cavalli del fuoribordo e manovra la barca cautamente per non farci finire contro i piloni di un ponte o su qualche secca, Ruben si prepara con il guadino e asseconda i miei movimenti in giro per la barca… ora a prua ora a poppa, ora a destra ora a sinistra, sempre canna in piega estrema e frizione delicata. Lo rivediamo un istante e le nostre speranze sembrano essere confermate: è l’aspio più grosso che si sia mai visto. Ho paura ceda un’ancorina, si apra un amo, ma Pol mi rassicura, ha cambiato quelle di serie con VMC di qualità… è una lotta entusiasmante, tecnica, perché al limite dei carichi di rottura del filo, divertente, perché la barca si muove nel fiume e il pesce sfuria in direzioni diverse e non sembra mai volersi arrendere. Il pescione è più stanco adesso, lo avvicino e… <Amur!>. Lo esclamiamo sbigottiti e, sinceramente, un po’ delusi, si tratta di una grande Carpa Amur, adesso la vediamo chiaramente. Altro che aspio… E’ un pesce che non rientra nelle mire di nessun pescatore a spinning, ma è comunque un pesce di tutto rispetto e per me rappresenta anche un nuovo “personal best”, inoltre sembra proprio abboccata e non infilzata… possibile?
Riparte ancora un paio di volte sotto barca, Ruben la aspetta con guadino in acqua; gliela avvicino, appena può fa entrare la testa nella rete che tiene con la mano sinistra, mentre con la destra afferra la coda con una determinazione e precisione indicibili… una tenaglia umana che tiene saldamente una grassa coda di carpa: <Grande Ruben!>
Il pescione è a bordo, è grosso, sfiora il metro e pesa parecchi chili… La soddisfazione più grande? Ha letteralemnte “bevuto” l’esca! L’ha mangiata… alla faccia della specie erbivora. Mah… misteri dello spinning. Foto di rito e rilascio. Grandi pacche sulle spalle.
Dopo un inizio così, chissà quante catture si susseguiranno…
Invece riprendiamo a pescare ed il caldo ci consuma, ma le catture sono assenti. Ci concediamo una pausa rigenerante risalendo parecchi chilometri in planata veloce. La barca fila, la scia si distende lunga ed il vento addosso è un piacere. Poi ci fermiamo, Ruben ed io proviamo una pesca al siluro in verticale che per ore ci darà solo qualche timida illusione e nulla più, Pol prende un aspio belloccio in piena corrente, poi il nulla. Quando il sole sarà a picco sulle nostre teste, cercheremo l’ombra contro una sponda d’alberi, ancorati mangeremo come maiali e dormiremo un’ora cullati dallo sciabordio dell’acqua contro le sponde della barca. Il pomeriggio proseguirà senza catture, a parte un mini-mini-perca preso per Pol, una mangiata persa per me, probabilmente di perca, e qualche siluro a musare l’esca di Ruben.
Una Carpa Amur abboccata a spinning… non su una piccola gomma profumata ma su un pezzo di metallo. Incredibile.
Ci penserò a lungo nei prossimi tempi. Fortuna, meraviglia. Uno spettacolare combattimento. C’è sempre la possibilità di grande sorprese che rende magico andare a pescare.
Rock’n’Rod
See You Spoon
In Rod We Trust
Leggo solo ora il consueto bellissimo report. Lo spinning nei grandi fiumi (il mio preferito) è così: punti a una specie ma puoi trovarti al confronto con tante altre, comprese quelle che in teoria non dovrebbero essere interessate alle nostre insidie. In realtà è cosa nota da sempre che tutti i grandi pesci gradiscono all’occasione integrare la propria dieta con qualche proteina “nobile” di origine francamente animale… Un tempo era uso insidiare le carpe e i barbi più grossi anche con piccole alborelle ma parliamo ormai del…millennio precedente :-).
C’è stato addirittura un tempo in cui ci divertivamo a raccogliere il maggior numero di specie catturate nella stessa uscita variando tecniche e artificiali e una volta ne avevamo totalizzate 7. Poi il popolamento dei fiumi si è impoverito col calo di molte specie autoctone. Comunque agganciare carpe, breme, barbi, cefali in certi contesti non è cosa rara bensì ripetibile anno dopo anno. Restano infine altre specie più restie ad abboccare magari solo perché meno presenti nel fiume. Bocchi lo scriveva già negli anni ’80 che ogni tipo di pesce può decidere occasionalmente che gli intrusi in quel suo tratto d’acqua non siano ammessi, attaccandoli senza incertezze. Anche questo è il bello dello spinning… grazie per avercelo ricordato.
Grazie mille Mario! Bellissimo e interessantissimo commento. E’ un piacere sapere che continui a leggerci 😉
Troppo tempo che non facciamo un’uscita insieme, facciamo passare la piena e andiamo!
Un abbraccio, a presto!
Rock’n’Rod
Chi percorre la stessa strada si reincontra sempre :-)…
Certo che non ti fai proprio mancare niente nel tuo repertorio di specie di pesci portati a guadino…e ci metti pure quelli più improbabili….ah ah
A presto !
ahahahha … in effetti!
Ne vado molto fiero 😉
Rock’n’Rod
Ragazzi, successo anche da noi in lago sportivo..Un amico con MetalJig da 5cm,canna da trota ,mulo 2500, treccia 08,terminale del .12,la seconda volta x me, qualche settimana dopo,Shad Rapture da 45mm canna spinning più rigida della precedente,mulo 3000 diretto del .16. In entrambi i casi lotte di svariati minuti e mezza clientela del lago che non credeva ai loro occhi..Pesce da 5/6 kg e conferma di quello che studio da anni ,l Amur é Onnivora!
Grandi! 🙂
Sì, abbiamo saputo anche da altri di catture simili… rare, ma non troppo!
Grazie del commento.
Rock’n’Rod