INTRO.
Oggi nessun pescatore è libero di inseguire le sue prede, di cercare sogni in acque vicine e lontane. Siamo tutti a casa per contenere il propagarsi del virus. Solo la nostra mente si immerge spesso immaginando come questo lungo periodo di fermo stia favorendo la vita dei pesci, ovunque essi siano, finalmente indisturbati dalla loro minaccia più grande: l’Uomo.
In questa situazione forzata di “distanziamento sociale” un racconto di pesca può forse far piacere agli appassionati. Chi lo scrive si sente connesso con altri pescatori e con i suoi ricordi; chi lo legge e ne guarda le foto evade forse per qualche minuto dalla sua stanza e, canna in mano, lancia nelle acque veloci alla ricerca di trote e felicità, cammina sul greto sassoso del fiume respirando a pieni polmoni natura e libertà.
Due giornate. Due aperture di stagione. La prima, domenica due Febbraio, sul fiume Adige, tratto A.P.D.V., zona Rovereto. La seconda, l’ultima domenica di Febbraio, sul Sesia, tratto S.V.P.S., zona Varallo.
ADIGE. 2 Febbraio 2020.
Raggiungo la valle che ormai il sole è calato, troppo tardi per dare un’occhiata al fiume, per capirne i livelli e i colori. Per fortuna a cena incontrerò Guido, grande esperto e gestore di queste acque, così da avere ragguagli e consigli. Velocemente prendo possesso della stanza nel bed and breakfast, pochi convenevoli e sono davanti a una birra a Rovereto a parlare di pesca, di tutela della trota marmorata, di conoscenti, di ricordi e desideri. Desideri… prendere una bella trota domani! Per iniziare col botto la stagione dopo mesi di attesa. La serata è piacevole, la compagnia ottima. Faccio un po’ tardi ma in stanza trovo il tempo per rifare il finale e passare scrupolosamente un’ultima volta in rassegna tutte le esche. Seguirò i consigli di Guido: domani inizierò proprio vicino al B&B, dove c’è un raschio lungo poco battuto dai pescatori. La prima sfida in un giorno di “apertura” è non pescare “in gruppo”, cercare acque indisturbate.
Poche ore di sonno e mordo la sveglia. Sono vestito in un attimo. Maledizione è già tardi… fuori non è buio! Le prime luci mi vedono volare in auto, arrivare allo spot e scendere la riva erbosa con la canna armata. Lanciare è un atto liberatorio, catartico. Mi riconnetto alla mia dimensione più autentica: basico istinto di cacciare nell’acqua, di cercare risposte nella natura. La luce aumenta, ma il sole ancora non si vede. Voglio “scappottare”, vedere una trota, quindi scendo un po’ con la dimensione dell’esca: un piccolo minnow argentato sui sette centimetri, recuperato nervosamente. Quando l’esca è ormai vicino a riva vedo una piccola sagoma saettare dal fondo, manca l’esca, pausa, colpo di cimino e… c’è! Trema la vetta della canna e una trotella si dimena nell’acqua. E’ piccola, un po’ mi vergogno di averla fatta allamare… abbasso la canna e smetto il recupero. Dopo pochi istanti la trota si libera da sola e sparisce verso il fondo. Bene! Questo inverno caldo deve averle lasciate attive.
Adesso una lama di luce colpisce la sponda opposta, il sole è più alto, pesco con rinnovata convinzione. Mi sposto un po’ più a monte di un ponte, un lungo raschio ghiaioso di fronte a me. Monto un pesciolino di balsa di undici centimetri, schiena nera, fianchi argento e pancia arancione… un classico! Lo provo davanti a me, guardo come si muove in acqua: perfetto! Sento con ogni terminazione nervosa del mio corpo che è l’esca giusta in questa luce ed in questa corrente. Senso dell’acqua: un insieme di esperienze maturate, teorie apprese ed istinto. A volte fallisce, spesso ha ragione ed in questo momento mi dice che non posso non ferrare una bella trota! Lancio lungo, recupero veloce e con piccole jerkate, alla faccia dell’inverno… <C’è!>
Tirano le trote dell’Adige! Non è grandissima ma è la prima trota degna di questo nome della stagione. Foto e rilascio. Raggiungo un altro spot ed il sole è ormai alto. Sarà una lunga splendida giornata di sole. Niente pausa pranzo, solo mele e barrette di cereali mangiate lungo la sponda, si continua a pescare! Abboccheranno altre tre ibridi di trota marmorata tra i trenta e quaranta centimetri circa, su ondulante argento e su crank.
Poi finalmente verrà il tramonto, ma all’arrivo in quella pozza dove sognavo gli ultimi lanci troverò una quindicina di pescatori già schierati… Inorridito mi rassegnerò a pescare più a monte, in un posto non troppo promettente dove almeno sarò solo fino a quando il buio suggerirà di andare a cena, a festeggiare in compagnia questa splendida giornata di pesca!
SESIA. 23 Febbraio 2020.
L’anno scorso per vari motivi ho pescato pochissimo il “mio” fiume. In tutto tre giornate e mezza… Un record negativo. Altri anni facevo decine e decine di uscite. Eppure non è la la voglia che manca, né l’amore per queste acque che mi hanno visto crescere, come pescatore di trote e come uomo. E’ la vita adulta che si fa sempre più complessa, frenetica, e quel che sembra sempre mancare è… il tempo!
Quest’anno voglio fare un’apertura intima, solitaria, pura e cattiva come il diavolo. E’ un giorno sacro per noi anonimi, da sempre. (Leggi articoli precedenti sulle varie aperture! N.d.R.)
Sabato sera, sera della vigilia, da solo in stanza preparo per ore ogni dettaglio dell’attrezzatura. Ogni amo, ogni ancoretta, ogni split ring, la bobinatura del mulinello, l’estetica dei nodi. Tutto dev’essere pronto alla perfezione. Fa parte del gioco. Senza pigrizie, senza sufficienza. La giornata in Adige è stato un bel test generale, ma per me il Sesia è diverso, ha molto più valore… qui mi confronto con una storia che conosco, con catture che mi ossessionano da sempre, con i miei sogni ed i miei demoni. Qui la radice della passione, qui le gioie e i dolori più grandi di pescatore.
Devo scacciare lo spettro dell’anno passato e dimostrare a me stesso che so ancora parlare alle “mie” marmorate. Con una ferocia folle sono in auto a buio pesto, raggiungo lo spot ruggendo, con timore di trovare altri dove ho scelto di iniziare a pescare. Sono solo. Fa freddo ed è buio. Aspetto impaziente mezz’ora, canna in mano a guardare come si muove la corrente d’acqua. Orecchie tese, si sente solo il fiume. Appena il buio si fa più tenue, appena il cielo si stacca dal profilo delle montagne e le stelle si spengono: lancio! Inizio con grossi pesci snodati recuperati lentamente, come stessi cercando Hucho Hucho… Nulla. Passo ad altri minnow sempre più profondi nella colonna d’acqua. Ormai siamo alle prime luci, questa è l’alba! Rifaccio il finale, tolgo lo 0,40 che mi dava fiducia al buio e scendo fino a 0,33. L’acqua è limpida. Scelgo un pesce di gomma su testa piombata, circa nove centimetri e colori realistici. Lo muovo piano vicino al fondo.
Sono le sette e mezza, solo due pescatori sulla sponda opposta alla mia, a circa quindici metri di distanza. Li vedo ormai nitidamente, pescano a verme ed hanno già annoccato diverse trote di semina, iridee “pollo” come le chiamiamo. Poi li vedo muoversi più concitati, c’è una canna piegata, il pesce mi sembra scuro, dev’essere una marmorata sui quarantacinque centimetri, con mio grande sollievo noto che le fanno una foto in acqua e la rilasciano.
Negli anni ho notato che spesso le trote marmorate hanno precise “finestre di attività”, come i lucci… Mi è capitato in una giornata di “cappotto diffuso” di prendere o perdere una o più belle trote ad una certa ora, in un breve e circoscritto lasso di tempo, per poi scoprire che altri amici ne avevano prese o perse altre circa allo stesso orario in altri punti dello stesso fiume! Non parlo di trote in genere, ma delle marmorate di buona taglia. (In Italia con i lucci capita spesso: ore di nulla e magari tre mangiate in un quarto d’ora! N.d.R.)
La cattura dei “vermaioli” mi dà nuova carica, ammesso che sia possibile essere più carichi di così… mi sento un cavo dell’alta tensione! Pesco lentissimo, sento l’esca battere i sassi del fondo al ritmo del mio respiro. Mentre alzo la canna piano, un peso… “Nel dubbio ferra” e io ferro deciso! Risponde una testata pesante : ci siamo! C’è ed è bella!
Dopo averla ferrata con decisione una seconda volta cedo un po’ di frizione per timore di aprire la testina piombata, lascio lavorare i nove piedi della canna, che sia la sua piega a stancare il pesce. La vedo per un’attimo a mezz’acqua, è una gran signora! Sorprendentemente forte per la taglia e per il periodo dell’anno… mi emoziona con un paio di fughe decise verso il fondo, con calma cammino verso valle e la porto in acqua bassa, accorcio le distanze, guadino nella sinistra, la avvicino e: presa! Cuore in gola, un po’ incredulo, molto molto felice. Per realizzare il sogno di questa splendida apertura è bastata poco più di un’ora di pesca. La tengo in acqua nel guadino di gomma, la circondo velocemente di sassi, la libero lì, in una specie di piccola piscina.
Splendida, livrea piena, riflessi bronzo tipici del sesia, grassa, massiccia e forte… altro che inverno rigido, questo pesce deve aver mangiato bene. Preparo un’autoscatto: come un cretino faccio delle foto “a vuoto” simulando di avere la cattura in mano. Lo scopo è minimizzare il tempo in cui la terrò fuori dall’acqua. Sono pronto, bagno a lungo le mani, così che siano fredde, le afferrò la coda saldamente e metto una mano delicata sotto la grassa pancia: foto, foto, foto. Pochi scatti in successione e … libera! Mi lava con una codata e fila veloce verso il fondo.
Il resto della giornata pescherò più rilassato, meno ferocia e più contemplazione del paesaggio. Proverò esche e recuperi nuovi. Cederò alla tentazione di prendere un paio di trote “pollo”, di immissione, usando dei piccoli minnow argento in acque calme, per poi tornare alla sacra pesca della marmo in luoghi più impervi.
Farò un pranzo luculliano in compagnia di Fulvio, un amico lettore del blog da anni, finalmente incontrato di persona. Insieme pescheremo fino al tramonto, cercando pesci da sogno in posti da sogno… ma di catture si parlerà soltanto. Ultimi lanci quando è quasi buio, ultime emozioni negli ultimissimi minuti: una bella sui cinquanta segue, una poco più piccola manca l’esca tra i miei piedi. Ci rivedremo presto Sesia: grazie, grazie, grazie!
Rock’n’Rod
Grande come al solito, ci vediamo presto 💪
Grazie mille! A prestissimo speriamo 😉
Rock ‘n’ Rod
Buona sera sig. Pietro. Grazie per questi suoi fantastici, racconti di pesca sul Sesia, e di trote Marmorate, regine di queste splendide acque. In questo periodo di astinenza dal pescare, fa piacere leggere belle avventure da lei narrate. La ringrazio, per un po’ ero anch’io sul sesia, sperando di poter tornare al più presto sulle sue maravigliose acque, la saluto cordialmente augurandole una buona serata.
Grazie infinite Sergio per il suo messaggio! Spero torneremo presto sul Sesia. A presto.
Come al solito bellissimo racconto!!
E giusto per confermare le tue teorie, credo di poter dire che almeno un un’altro pesce di taglia è uscito nella finestra di cui parlavi, ahimé non una mia cattura, ma quella di un amico che abbiamo in comune il mitico Ambrogio!
Ciao Claudio! Grazie mille, sì sì, confermo… pesce con una livrea incredibile! Bravo Ambrogio 😉
A presto, Rock’n’ ROd