Stanotte andremo a Valdéz, ci aspettano barche tra i ghiacciai, orche, balene, leoni marini, pinguini, altre aquile; quindi tanta strada nella Kenai Peninsula e poi idrovolanti verso ovest, verso le terre dei grandi grizzly tra le foreste del Katmai … Ma riuscirò a pescare ancora? Magari a spinning o a mosca con le mie canne? Prenderò altri salmoni tra fiumi e mare? Vorrei tanto prendere le altre specie e farlo da solo… sogno Silver “Coho”, sogno Red “Sockeye” ma anche la curiosità di prendere un “Pink”…
Questo penso mentre volge al termine il quarto giorno di viaggio, sono estremamente felice per catture di questi primi giorni che hanno superato ogni aspettativa, ma adesso voglio pescare in completa autonomia e con la mia attrezzatura!
DAY 5 – PINK
Da Valdéz ci imbarchiamo su una nave e scopriamo l’altra faccia spettacolare dell’Alaska, quella dei ghiacciai che baciano il mare, un mare che varia dal colore turchese al color piombo, dove le coste sono alte scogliere di roccia sovrastate da foreste conifere o lunghe spiagge nere di pietra. Sbarchiamo nella bizzara cittadina di Whittier, incastrata tra ripide montagne e accarezzata dai ghiacci tutt’intorno. Città severa d’aspetto, con pochi abitanti concentrati in due alti e grandi palazzi grigi, un souvenir dell’esercito negli anni della guerra fredda.
Qualcuno pesca da riva, chi riempie secchielli di pescetti azzurri, chi lancia a spinning cercando i silver salmon. Non ci tratteniamo molto, in auto attraversiamo un tunnel scavato nella viva roccia e passiamo sotto la montagna lasciandoci alle spalle la cittadina e il mare, siamo nel cuore della Kenai Peninsula. La strada passa accanto ad un torrente, tempo ne abbiamo, è il primo pomeriggio, decido di fare due lancetti a cucchiaino, così… a caso.
Il torrente sembra stupendo, lancio diverse volte con convinzione alternando rotanti e minnow… Nulla. Un signore mi si avvicina, saluta con un largo sorriso ma scuotendo la testa mi dice: <Hai preso qualcosa? Io in trent’anni non ho mai preso un pesce in questo torrente>. Stupito dalla sua frase confermo la sua esperienza. Come ho scoperto sin dai primi giorni,
l’Alaska è il paradiso dei pescatori, ma anche in paradiso serve che un santo dica dove e quando pescare! Il mio santo mi dice: < Vai alla cittadina di “Speranza”, lì stanno passando i Pink Salmon… ce n’è tantissimi, li facciamo pescare anche ai bambini… E’ a quattro miglia da qui!> Ed io bambino mi sento!
Grazie uomo alaskano, grazie della gentilezza, volo in macchina verso questa cornucopia salmonicola. La cittadina di Hope, Speranza, è bellissima, tutta in legno tale e quale a quando è stata fondata nel diciannovesimo secolo e, probabilmente come allora, il suo torrente è tappezzato di salmoni “Pink” in risalita. Uno spettacolo incredibile! Emozionatissimo all’idea di prenderne uno mi precipito sulla riva con Marta, primo lancio primo pesce! Tirano questi strani salmoni! Sono stranissimi, alcuni con gobbe molto pronunciate per via dello sconquasso ormonale che la frega gli induce.
A spinning è un disastro di catture, quasi una ad ogni lancio, 4 su 5 però sono addirittura infilzati… il fiume è talmente pieno di pesci che, anche senza volerlo, con il solo recupero si finisce per rampinarli. Dopo poche catture, alcune abboccate su vibrax arancioni per fortuna, ne faccio prendere uno anche a Marta; poi decidiamo di spostarci dove il torrente è più aperto per provare a mosca. A streamer o con grosse ninfe con testa piombata arancione, ma con lente passate senza strappi, li voglio abboccati non strappati. Finalmente ho in canna uno di questi trenini, abboccato, a mosca. Una goduria! Ne prendiamo ancora un paio, ci godiamo il panorama e una lunga birra al baretto di Hope, 25 gradi e la vita ha il giusto ritmo.
Pink Salmon preso! Si torna al volante verso Seward.
DAY 6 – GHIACCIO
Siamo ancora in barca, questa volta un motoscafo che parte dalla piccola e pittoresca cittadina di Seward, passiamo la giornata a fare una specie di “safari” tra ghiacciai, scogliere e mare aperto, armati di macchina fotografica il nostro bersaglio sono animali meravigliosi. Quelle creature da documentario del National Geographic o da libro di fiabe per bambini…
L’emozione di navigare accanto a un branco di grandi orche dal nuoto elegante o quella di essere sorpresi dallo schianto della coda di una balena sull’acqua, sono indescrivibili e, ad essere sinceri, difficili da immaginare fino a quando non ti rendi conto che sta succedendo davvero.
Grazie a internet, a guide sempre più dettagliate e ad un facile accesso ad una vastissima quantità di informazioni è sempre più difficile sorprendersi in viaggio; intendo dire che se abbiamo visto mille foto e video e letto altrettanti racconti e descrizioni su un posto, quando poi ce lo troviamo di fronte il rischio è che ci sembri un déja vù… Ma se la meta è davvero spettacolare il pericolo è scongiurato ed il piacere della meraviglia ci raggiunge.
Questo succede con spontaneità travolgente quando vediamo i grandi animali dal vivo, liberi nel loro ambiente, che sia un leone in libertà, un orso grizzly, un’orca o un anche solo un buffissimo uccello Puffin che cerca di decollare.
DAY 7 – SILVER
Il mare visto ieri è troppo affascinante per non essere pescato! Per questo alle 6 del mattino Marta ed io siamo in una “bakery” a prenderci dolci e panini ed un grande caffè, per salire sulla barca che ci porterà a cercare… Silver Salmoni!
Il paesaggio in cui plana veloce la barca uscendo dalla baia di Whittier è mozzafiato! Ogni giorno di questa avventura meriterebbe lunghe descrizioni ed ogni pescata un racconto tutto suo, ma non è questo il tempo e non sono io lo scrittore che vorrei, quindi sarò sintetico e andrò dritto al momento in cui a una trentina di metri da una scogliera a picco, su circa venti metri di fondale, siamo pronti a calare le lenze.
Marta e altri tre simpaticissimi signori in barca pescheranno in modo tradizionale, cioè calando piombo e amo con innescato un tocchetto di pesce; io invece userò la mia fedele canna GLoomis Escape da 1oz con il favoloso Sustain 5000. Trecciato e finale in fluorocarbon dello 0,40 con innescato a turno un ondulante krocodile o un metal jig, il letale “Colt Sniper”, modificato da me con due assist hook.
Gli altri mi guardano perplessi: <Sicuro di pescare con gli artificiali? La nostra tecnica rende, da sempre…> Ringrazio e confermo: <L’importante non è prendere per forza, ma come si prende, no?>. I dubbi sull’efficacia della mia tecnica durano molto poco, in breve mentre sto jiggando in verticale ho in canna un pesce molto combattivo: Silver Salmon!
Le ore passano veloci, ci spostiamo da un punto all’altro in cerca dei branchi di Silver che si stanno abbuffando di sardine e simili prima di risalire torrenti e fiumi, riprodursi e morire.
La pesca è un testa a testa tra le mie catture a spinning e quelle dell’equipaggio con esca naturale, ma la soddisfazione di prenderli sul ferro, come dico io, non ha pari!
Il colmo è quando pescando vicino al fondo tiro su ad ogni calata un “black bass”, cioè una cerniotta scura, ma anche piccoli pollock e black cod… addirittura due black cod in un colpo solo! L’equipaggio mi applaude, il mio ego di spinner del duro metallo si ingigantisce!
Prendiamo tutti, diversi splendidi e combattivi Silver Salmon che saranno trattenuti per la cena, ma anche molti pink salmon mischiati ai silver e un po’ di pesci di fondo che saranno tutti rilasciati.
La sera Marta ed io andiamo con alcune delle nostre prede al ristorante e ci abbuffiamo.
Seward è una cittadina stupenda, un porto pieno di barche da pesca e temerari velisti, una foresta alle spalle e montagne innevate di fronte, oltre la baia di mare. Molti ristorantini, chiese, negozietti, case in legno, quasi quasi potremmo viverci… almeno in estate.
Silver Salmon, e non solo, presi! Si fa rotta verso la stetta penisola di Homer.
DAY 9 – RED
Ieri abbiamo attraversato ancora la Kenai Peninsula per arrivare a Homer, la cittadina si estende su una sottile lingua di terra che entra per un miglio nel canale di mare, la strada al centro e sui lati edifici di legno colorati ad un piano, uno accanto all’altro fino alla punta della penisola : The End Land, il nostro hotel. Qui, sulla lunga spiaggia deserta, abbracciati nei nostri spessi maglioni, abbiamo ammirato uno dei tramonti più spettacolari che la nostra vita potrà mai offrirci.
Il terzo grado fatto ai compagni di barca di Seward mi ha dato preziose informazioni, qui ad Homer il mare, a metà della lunga striscia di terra, forma una piccolissima laguna, qui i salmoni entrano come in un laghetto pronta pesca… All’alba sono già lì, mentre Marta dorme beata, trovo diversi pescatori pronti a dare battaglia ai salmoni. La scena però è agghiacciante, nella piccola baia sembra davvero di stare sulle sponde di un laghetto pronta pesca, con la differenza che i pesci che anziani pescatori e bambini cercano di pescare o rampinare, non sono iridee immesse ma stupende creature di mare finite in questo cul de sac diabolico.
Abbandono in fretta questo bacino e cerco la sua imboccatura, verso il mare aperto. Qui trovo altrettanti pescatori, di genere apparentemente più evoluto, moschisti e spinner uno accanto all’altro, anzi uno contro l’altro, che tempestano di lanci lo stretto canale che entra nella laguna, passaggio obbligato dei salmoni. Per me questo non è pescare in Alaska!
Mi allontano da tutti e decido di pescare il mare aperto, i salmoni dovranno pur passare di qui… Lancio un Mepps 5 Aglia, color arancio con corpo arancio armato con amo singolo. Recupero molto molto lentamente. Dopo alcuni lanci mi arriva in canna una botta tremenda!
Un bellissimo Silver Salmon, il nobile Coho, ha letteralmente attaccato il mio metallico inganno in mare, pescando da riva! Lo combatto con attenzione e lo porto sul bagnasciuga. Sono estremamente soddisfatto di questa cattura. Guardo a qualche decina di metri gli altri che si pestano i piedi per cercare una vittoria facile. Questa sarà una delle catture di maggiore soddisfazione in tutto il viaggio. Smonto la canna e vado a far colazione con Marta.
Sulla strada per Anchorage attraversiamo un bellissimo torrente di cui ignoro il nome, è ora di pranzo: pic-nic sulle rive!
Vuoi non fare due lancetti? Pesco a mosca e incanno diversi cattivissimi Pink Salmon. Ma ormai ho in testa di chiudere il cerchio… voglio un Red Salmon, il Sockeye. Ma dove si troverà?
Marta, che sta facendo due lanci a spinning più a monte, mi chiama a gesti. In mezzo al torrente un pesce che passa gli ottanta centimetri sta tenendo testa alla corrente. Lo osservo sovra-eccitato, ogni tanto scarta bruscamente come per mordere le code dei più piccoli pink salmon che gli passano accanto. Ci provo… Lancio un Vibrax 6 argento a monte e glielo faccio passare davanti al muso, lo ignora dapprima, poi scarta violentemente e gli dà un morso. Bam!
L’arresto è brutale e così la mia ferrata. La canna si piega all’estremo mentre il salmone comincia la sua corsa a zig-zag verso valle nel fiume. L’acqua è bassa ed io letteralmente lo inseguo correndo dentro la corrente.
Lo inseguo una quarantina di metri, la canna piegata e la mia mano sinistra che molte volte ha cercato il guadino sperando fosse ormai fatta, per poi tornare sulla manovella del mulinello. Infine eccolo, in un ansa di acqua più lenta lo porto a riva, entrambi esausti, il pesce nel guadino ed io che ho il fiatone!
E’ un king salmon, neppure tanto grosso in verità, sapendo quanto può crescere… E a dirla tutta, visto il ventre piatto, direi che ha anche già deposto. Povera creatura lo attende la morte. Comunque prenderlo in un torrente così piccolo e con attrezzatura leggera è stato stupendo!
Torniamo alla macchina, ma dove saranno i Red?
Un negozio di pesca lungo la strada è sovrastato da un enorme red salmon in legno… è un segno del destino, mi fermo, compro qualche mosca e qualche cucchiaino solo per ingraziarmeli e poi chiedo: <Ma da qualche parte potrei pescare dei Sockeye?>. Il signore barbuto dietro il banco bofonchia qualcosa, sua figlia, ragazza giovane e carina, sorride al fascino indiscusso dell’italianità e mi dice raggiante: <Sicuro! Nell’XXX river, presegui per di lì, gira per di là e ti divertirai>. Il padre la guarda di traverso mentre lei noncurante mi scrive le indicazioni su un foglietto. Saltando di gioia balzo in macchina e cerco di contagiare Marta con il mio entusiasmo: <Amore forse abbiamo trovato i Red! Capisci? Quelli belli rossi… chissà se ne vedremo uno!>
Arrivati a destinazione, appena scesi dall’auto ci sporgiamo sulle sponde del torrente, sgraniamo gli occhi e quasi ci cade la mandibola a terra… Il fiume ha un tappeto di splendidi salmoni di un rosso sgargiante che si muovo sinuosi in branco, come fosse una danza ancestrale, sono centinaia, anzi migliaia e migliaia… Sono bellissimi! Pescare qui sembra un delitto, che merito avrebbe? Nessuno.
Chi pesca qui, i veri pescatori intendo, pescano a mosca secca, schivando i salmoni in risalita e cercando le trote, le rainbow trout, che abitano stanziali il torrente.
Facciamo due passi sulla sponda guardando questi pesci meravigliosi che nuotano uno accanto all’altro nell’acqua cristallina, noncuranti del mondo e intenti solo a risalire e compiere il loro destino di perpetrare la specie.
In mezzo alla corrente vediamo uno di questi pescioloni rossi grande il doppio degli altri! Se ne sta un po’ in disparte ed è enorme, alto quasi due spanne… il desiderio di vederlo da vicino, di mettere la bandierina sul Sockeye, di poter dire anche “Red Salmon preso!” si impossessa di me… una febbre incontenibile, uno solo e poi smetto ok?
Lancio il solito vibrax a monte e, recuperandolo a vista con precisione millimetrica passo davanti al muso verde del grande salmone. Non so dire se abbia abboccato, non credo, credo quasi che abbia “respirato il cucchiaino”, che lo abbia incocciato in bocca… Non una grande azione di pesca lo ammetto…
Di colpo il bestione schizza in avanti e la canna si flette bruscamente. Ferro abbattendo verso il basso mentre il pescione spicca un poderoso salto e ci mostra tutto il suo splendore illuminato dal sole alto. A canna bassa gli tengo testa con decisione e frizione stretta, ci sono alberi sommersi e la sponda non è comoda da camminare.
Guadino! Lo libero subito dall’amo e lo tengo ossigenato nell’acqua… Marta ed io lo contempliamo estasiati… Magnifico! Grande, possente con quella gobba e la sua massa di muscoli, di rosso brillante e con la testa di un elegante verde-oro; la bocca è ormai un becco ricurvo con denti aguzzi sporgenti, tutti stravolgimenti ormonali dovuti alla frega; pensare che tutti i salmoni del pacifico quando non sono in risalita, quando sono in mare aperto, si somigliano un po’, tutti longilinei e argentati. Foto, foto e via libero! Scusate magnifici Red, non vi disturbiamo più. Saliamo in macchina, Red preso, non in modo splendido ma il più splendido dei Red. Destinazione Katmai National Park passando da Anchorage e volando su diversi idrovolanti.
Katmai National Park… terra dei grandi Grizzly, terra di isole, le Aleutine, coperte di foreste e fiumi, di vulcani dormienti e pochissimi umani. Lì vogliamo andare e finire la nostra avventura nell’Ultima Frontiera. Alaska, i nostri sogni più selvaggi già ti appartengono.
Rock’n’Rod
See You Spoon
Segue il terzo ed ultimo racconto di “Fishing in Alaska” – Pescando con gli Orsi
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Che spettacolo! In attesa del terzo capitolo….che bel viaggio congratulazioni (anche a Marta, per la pazienza)..!
Grazie mille Edoardo! In effetti senza Marta non sarebbe stato possibile tutto ciò… infatti mi sarebbe toccato pescare mooolto di più 😛 Ahahah! Scherzo, davvero è stata preziosa 😉 Grazie ancora e a prestissimo! Rock’n’Rod
Ok Pietro, ho capito dove andare in vacanza l’anno prossimo 😉 bravi (tu e tua moglie), viaggio davvero fantastico,pesci magnifici, natura alaskana, amore…. che cosa vuoi di più?
😀 ciao
Grazie mille Gabriele, è un posto che consiglio davvero a te e alla tua ragazza… certo è una bella prova per la compagna del pescatore che deve essere paziente e per noi che staremmo tutti i giorni tutto il giorno sul fiume, ma dobbiamo limitarci almeno un pochino!
A presto 😉
Rock’n’Rod
Eila’ un crescendo di catture ed emozioni… Complimenti