Bestiario della pesca con canna in acque dolci

Illustrazione del libro Bestiario della pesca con canna in acque dolci
Questa è una sorpresa. Una piacevole sorpresa. L’ho scoperto per caso spulciando tra i titoli di interesse alieutico di un negozio online. Questo libro racconta un buono spettro dei pesci che si possono trovare nelle nostre acque mescolando poesia e prosa, visioni e sensazioni, fantasia e realtà. Liberamente tratto da Bestiario della pesca con canna in acque dolci di Franco Gisolini edito da L’Autore Libri Firenze.

TROTA FARIO
Salmo Fario

Nel quieto meriggio avanti sera
uno schubertiano quintetto rivela
erti sentieri ai tuoi pensieri discordi.
Un alpestre ruscello in La maggiore
che sale ai remoti estatici ricordi
dell’esistenza. Di balza in balza,
di pietra in pietra, di morto in morto,
sino al trecentesimo porto dell’io
la scintilla da cui mosse l’idea
dell’uomo, le radici dell’essere
qual sei e qual vorresti, complesso
come pochi, diverso, perennemente
risorto. No, non prestare ascolto
a chi parla di tecnologici frutti,
ancora oggi tu sei la balza,
la pietra, il fiume e il mare.
Questo tu devi amare e conservare.
Come il preistorico avo impara
umile a migliorare tè stesso.

Commentario
“Anche, pescando fario.” Questo il verso che voleva chiudere la poesia ma che forse è più adeguato ad aprire il commentario. La trota fario è un pesce preistorico: secondo la teoria più accreditata giunse in Europa dai freddi mari del Nord al seguito delle glaciazioni, presumibilmente nel Pleistocéne, primo periodo dell’era quaternaria circa un milione di anni fa. Pescare trote fario significa risalire impervi torrenti alla ricerca d’acque ossigenate e tranquille. Lasciare la servitù dell’automobile, percorrere vallate romite e accidentate, salire fra armoniosi silenzi, scalare rocce erose da melodiosi ruscelli e purificarsi in un’atmosfera di quiete. Può voler dire ripercorrere l’intero cammino dell’esistenza.

TROTA MARMORATA
Salmo Marmoratus

Nel giorno della tua Annapurna
di pescatore
faticosamente sali alle cime
che ti sovrastano

l’acqua fra queste rocce è così pura
che puoi scorgere la Marmorata
sul fondo.

Nessuna insidia ti potrà servire
a prender più quella trota
che a sua volta ti guarda.

E tu rinunci alla cattura
tu l’osservi soltanto.

Commentario
L’alpinista francese Maurice Herzog, che per primo conqujstò una vetta oltre gli ottomila, scrisse nel libro Annapurna premier 8000: “L’Annapurna verso cui saremmo andati in assoluta povertà è un tesoro sul quale vivremo. Non vi è un’unica Annapurna nella vita degli uomini”. L’uomo possiede invero tali risorse che gli permetterebbero di vivere l’estasi non come fatto eccezionale, unico, irripetibile bensì quotidiano. Se solidificasse attorno al nucleo della sua personalità emerso nell’istante fatidico della rinuncia o della conquista la forza con cui affronta le normali esigenze della vita, cambierebbe radicalmente la sua esistenza. Lo specchio terso d’una fonte cristallina non rifletta un’immagine narcisistica ma il tuo vero intimo volto, forte, pulito, possente come quella marmorata perfettamente a suo agio e, a suo modo, felice.

Illustrazione del luccio su Bestiario della pesca con canna in acque dolci

LUCCIO
Esox Lucius

Lungo le verdi lanche,
senza la rete di Loki
ma con un’unica insidia
testardamente ricerco
il mio gnomo-luccio.
Dove ti celi, Andvari
fra quali piante semisommerse
fra quali steli?
No, non temere
non voglio l’anello caduceo
ma solo la luce, obnubilata dai flutti.
Tremo al pensiero fatale
che un alambicco distorto
possa averti fatto del male,
che dopo tanto penare
anche il tuo fiume sia morto.

Commentario
Nel freddo del nord ci attendono ben altre leggende. Dopo Marlene ecco uno gnomo, un luccio antropomorfo che si chiama Antwort (risposta) e possiede un anello a forma di serpi intrecciate, la spirale magica, che produce oro a volontà. Il perfìdo Loki cerca con una rete di catturarlo per rubargli il prezioso anello. Nel racconto dell’Edda, carme norreno d’Islanda cui Wagner s’ispirò per il suo Oro del Reno, Loki è un Prometeo nordico che non vuol però carpire agli dei la conoscenza ed il senno ma solo la ricchezza, non il fuoco ma il bagliore dell’oro, spinto dall’avidità e dalla brama di potere. Come Prometeo fu punito e imprigionato, riuscendo tuttavia a liberarsi alla caduta degli dei. Mentre nell’assolato mediterraneo i miti greci finirono nella Biblioteca di Apollodoro, i miti nordici sopravvissero dapprima negli antri oscuri degli alchimisti per finire poi nei laboratori dei chimici e dei fisici. Costoro, affascinati da ciò che Oppenheimer definiva “technically sweet” nella loro torre d’avorio dall’anello caduceo giunsero a costruire l’apocalisse. Avviluppando l’intero mondo in una rete di terrore. Una civiltà tecnologicamente esasperata non ci rende più saggi e più ricchi ma solo più infelici.

Illustrazione del persico su Bestiario della pesca con canna in acque dolci

PERSICO
Perca Fluviatilis

A chi del mare conserva
una memoria ancestrale
le perche fluviali concedono
vago sapore di pagari,
donzelle, triglie, saraghi e sciarrani.
Parca ma nobile mensa
di coste sparagnine.
Se poca cosa vi sembra,
chi della rosa ricorda
le pur molteplici spine?

Commentario
I pesci dell’ordine dei perciformi abbondano nelle acque salse, scarseggiando invece in quelle dolci. Della famiglia dei percidi il solo Persico detto Reale è stato da sempre presente nelle acque interne d’Europa. Una preda eletta che ha nobilitato i cestini dei pescatori e le loro mense sin dall’antichità:

Nec tu delicias mensarum perca silebo
Amnigenos inter pisces dignande marinis
Solus puniceis facilis contendere mullis
Nam neque gustus iners solidoque in corpore partes
Segmentis coeunt sed dissociantur aristis

E nemmeno di tè tacerò pesce persico delizia delle mense
tu paragonabile fra tutti i pesci d’acqua dolce a quelli di mare
sei il solo a gareggiare con le triglie purpuree
Gustoso è infatti il tuo sapore e nel tuo corpo solido tutte le parti
sono unite a segmenti separate tuttavia dalle lische

(Ausonio D. M., Mosella, 115)

Quale gastronomica delizia erano un tempo i gustosissimi ancorché minuti filetti di pesce persico nostrano cucinati sulle rive dei laghi lombardi. Poco ma buono. Vi basti anche come morale.

2 Comments

  • Pietro Invernizzi ha detto:

    FAVOLOSO!
    Poesie e prosa altissime.
    Rock’n’Rod

  • Fabio ha detto:

    Ragazzi, mai racconto fu piu’ adatto per cullarmi sentendo il gorgoglio del mastallone nella camera numero 3 della nota locanda….. Buona notte e sogni marmorati a tutti…..

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