Gli Hucho e le streghe esistono solo nelle fiabe!

Pietro Drina Hucho
Pietro e l'Hucho, Salmone del Danubio
Pietro Invernizzi - Drina - Hucho - record

Pietro e l’Hucho, Salmone del Danubio

E’ stato quest’estate in viaggio con Marta, la mia ragazza, che mi sono innamorato della Drina, possente fiume in Serbia. Solo due giorni d’estate, di passaggio, sperando di catturare un grande Hucho… un Hucho l’ho preso al terzo giorno sul magnifico torrente Tara in Montenegro, ma era di soli 73 cm, come dire una fario da 20cm. Ma il ricordo della Drina e il fascino della caccia al Salmone del Danubio non mi hanno lasciato più…

Così sono rimasto in contatto con Velibor e Ranko, due pescatori locali veramente eccezionali, sognando di tornarci agguerrito a Gennaio in un vero e proprio “fishing trip”.

Per mesi ferie ed impegni hanno tenuto in forse la vacanza, addirittura a prenotazioni fatte sembrava dovesse saltare tutto… ma gli dei della pesca progettavano un destino di gloria per l’Anonima  Cucchiaino.
Così il  2 gennaio aspetto Jacopo sotto casa alle 7 am per partire… 12 ore di viaggio davanti a noi. Alle 8.30, bello, agile e tranquillo Jacopo arriva…  cucciolo non si era svegliato! Per fortuna la sua donna mi addolcisce l’incontro: gli ha dato un barattolo di eccellente Lemon Curd da regalarmi. Mettiamo le nostre due Shimano Vengeance Monster  3mt XH e i nostri Penn Battle 5000 in macchina, insieme a valigie piene di vestiti caldi, scatole rigurgitanti enormi artificiali, bobine esuberanti e attrezzatura di scorta varia…

Il viaggio fila via agile, l’arrivo nei Balcani è un’impatto ovvio con la cattiva gastronomia e tante bruttezze architettoniche che cercano, con scarso successo, di offuscare i bei paesaggi di natura.
Memorabile l’attesa del nostro contatto, Velibor, in un bar trovato a casaccio nella cittadina di Banja Luka in Bosnia. Il bar è tutta un’allegria di neon rosa e palloncini, grandi fumate all’interno e tv catodiche disseminate ovunque… un bar all’avanguardia nel ’79, ammiccante a Las Vegas… la birra però è eccellente.
Il contatto telefonico con Velibor fallisce, ma prima che la seconda birra sia finita: eccolo arrivare! Il mio vecchio amico. Grandi pacche sulle spalle memori delle pescate estive e delle mille email che ne seguirono…  Ci annuncia che il bar trovato a casaccio sarà il nostro albergo, prima tappa, all’indomani pescheremo 3 ore nel fiume Vrbas nei pressi della cittadina e poi andremo finalmente a Bajina Basta, paesino serbo sulla Drina.
Ma Velibor non era solo! Con lui c’era un alto e smilzo figuro tedesco. Un giovialone che nell’ordine annuncia due proclama che si scolpiscono nella nostra mente: “io grande campione di pesca alla carpa” e ” a me piace liquore di banana”.
E così, sorseggiando il suo liquore alla banana ci parla con un inglese che sembra uno stereotipo della parlata teutonica… da notare che presto avremmo incontrato altri mille tedeschi ma nessuno parlava in modo così bizzarro e, per fortuna, gli altri non apprezzavano il liquore di banana, ma delle sane grappe innaffiate di birra!

Mattina sull’Vrbas

La carica è indicibile il giorno successivo sull’Vrbas… tuttavia oggi che lo rammento mi sembra fosse più simile ad una prova generale: prova a lanciare esche pesanti, prova il mulo nuovo, togli un po’ di filo dalla bobina esuberante.
L’Vrbas, dove sono stati presi molti enormi Hucho, nei miei ricordi è più simile ad un bellissimo fiume da trote. Lasciamo nelle sue acque una buona manciata di esche perse e partiamo verso la Drina.

La strada sale per ore costeggiando la Drina, ed io le ho dormite tutte.
La sera, grande reunion alla pensione. Tutta per noi: 14 pescatori di varie provenienze, i giochi senza frontiere  della pesca all’Hucho hucho.
6 tedeschi, 2 di repubblica Ceca, 2 Italiani (come avrete capito, se siete molto intelligenti, si tratta della serie A dell’Anonima Cucchiaino) + le guide/pescatori: 2 montenegrini:  Velibor e Ranko, 1 bosniaco: Vladan, 2 serbi: Sasha e Ivan, ragazzo jolly  più addetto alla logistica e alla grappa che al guiding.

La squadra quasi completa

La prima cena è uguale all’ultima della settimana, così come la colazione del mattino dopo… cibo un po’  a caso, ottima birra in quantità e tanti giri di grappa.
Le conversazioni sono eccellenti: battutacce sul fatto che non si prende niente anche se sembra essere sempre il momento perfetto. Poi qualche battutaccia a sfondo sessuale a caso o sui rispettivi luoghi comuni che contraddistinguono le reciproche nazionalità… detto così sembra poco allettante, invece è perfetto. Si sta bene, si vive e respira pesca 24 ore al giorno, senza distrazioni.
Sin dalla prima mattina è stato chiaro che il gruppo era diviso in 3 filoni: quelli che ci credevano tanto, quelli un po’ svogliati ma tecnici, quelli simpatici ma poco tecnici e molto propensi alle pause! Nel primo gruppo ci siamo noi, le guide e due fratelli tedeschi e forse “Banana”(l’amichetto della prima sera) , nel secondo tre signori tedeschi dall’aria molto benestante detti “i banchieri” e nell’ultimo gli amici cechi… indispensabili per snack al cioccolato, bottiglie di vino e generi di conforto, ma decisamente sotto-tono nella voglia e nell’attrezzatura…. piccoli minnow, canne medio leggere e relativi mulinelli gracili. Va detto invece che vendendo l’attrezzatura stipata nei bauli delle auto della squadra tedesca avresti potuto pagare il debito pubblico italiano o almeno comprarti alcune isole nel Pacifico.

La giornata tipica è così: colazione alle 7. Pronti a partire alle? Mah… uno va in bagno, l’altro non si è svegliato… comunque tra le 7.30 e le 8.15. L’alba è alle 6.45 circa.
Poi ci si divide in gruppi, io e Jaco siamo sempre nello stesso gruppo, per i primi giorni ci accompagnano Banana e/o i Cechi con Sasha e Vladan come guide; poi gli ultimi due giorni “I banchieri” con Ranko come guida. Si pesca qualche ora per spot per tratti di fiume di qualche centinaio di metri. Molti lanci anche negli stessi punti per scandagliare in modo approfondito ogni tana e perdere tante ma tante esche! Si cambiano 3 o 4 spot al giorno e si pranza, se si pranza, come capita… il meglio è stato infilzare un grosso pesce bianco (una specie di scardola-carasso) detto Naso e farlo su delle braci improvvisate e poi… mangiarlo così… molto sauvage! Il tramonto è intorno alle 17 e, con mio grande disappunto, a quest’ora di solito si smonta per cenare alle 19, bere fino alle 22.30 e andare a nanna. Io preferirei pescare un po’ di più al crepuscolo… è consentito fino alle 18 e  si sa che gli Hucho prediligono la notte.

Crazy rocks sulla Drina

I primi giorni l’acqua era bassa e limpida, poi era giusta ma c’era molto vento, poi ha nevicato, neve e vento, e faceva troppo freddo… Insomma, nessuno prendeva nulla e il morale scendeva lentamente come un’erezione che non ha consumato ma che aspetta invano delle attenzioni…
Così ti svegli una mattina nel tuo lettino cartavetrato e maleodorante e ti rendi conto che è l’ultimo giorno. Come ogni altra mattina prepari accuratamente il giubbino da pesca con artificiali di ogni tipo, moschettoni, boga, grappa e tutto il necessario, ma questa volta fai anche le valigie e alla partenza delle 7.30 hai tutto caricato in macchina.
Con Jacopo, che il mattino dopo, dopo 12 ore di auto dovrà essere in ufficio, decidiamo di dichiarare l’ “ultimo lancio” alle 17.00 e poi salire in macchina.
Le altre squadre ormai, in questo fatidico ultimo giorno, si sono ritirate facendo rotta verso i loro paesi; carichi con i loro cappotti. Restano solo “i banchieri tedeschi” e la squadra italiana.

Neve sul greto del fiume

Intorno a noi è tutto innevato e nevica abbondantemente tutto il giorno.
La mattinata peschiamo in un paio di spot diversi, tra i tanti lungo il fiume, ma dopo pranzo chiedo ed ottengo di andare nello spot più famoso, nonché il mio preferito, per le ultime ore: Jedo, “The Old Man Pool”.
Ci sparpagliamo lungo il greto del fiume mentre la luce cala piano piano.
Io ci sto credendo alle stelle, ad ogni lancio penso a quanto è bello il paesaggio intorno a me, a quanto è bello essere lì, con le mani assiderate, l’acqua del fiume fin sopra le ginocchia, tra i fiocchi di neve che volteggiano… a lanciare e immaginare quello che accade nell’acqua scura in fondo alla lenza.
Come spesso mi accade quando sono intimamente felice cerco di imprimermi nella mente il ricordo di quello che vedo e sento!
Intanto l’orologio corre e cresce l’amarezza di tornare a casa, dopo una settimana no-stop di pesca con un cappottone corale!
Ranko, molto severo nel giudicare la scelta delle nostre esche (consiglia sempre di usare esche locali: esche piombate in spugna o pesanti pesciolini in silicone) mi dice che faccio bene a usare la mia esca preferita: una grossa swimbait lipless da 49gr per 17cm. Con questa mi sono esercitato parecchio in Adda e prima di Natale ho preso anche una bella marmorata e persa un’altra anche più bella.
Questo artificiale viene lanciato di fronte e lasciato in corrente, sempre in leggera tensione, poi è recuperato lentamente solo quando ormai è a valle. Serve prontezza di riflessi e avere la canna sempre in linea con il filo per poter ferrare energicamente al primo segnale di abboccata. Affonda circa 1 mt o 1,5mt e nuota lentamente con sbandate a “S”. Al crepuscolo gli Hucho è più facile escano in caccia e si muovano fuori dalle loro tane anche a mezz’acqua…

La luce è scesa sensibilmente e le figure in lontananza degli altri pescatori sono piccole sagome nere, così come neri sono ormai i contorni delle montagne. Una voce da lontano spezza il silenzio, è Jacopo: “Andiamooo?”  Guardo l’orologio: 16.55, ancora 5 minuti, dai, dai, dai! A mia volta urlo: “Ancora 5 minutiiiii!”.
Scendo un po’ più a valle, quasi al centro della lunga pozza, penso che saranno gli ultimi tre lanci e mi concentro al massimo…

Quando l’artificiale è in mezzo al fiume ad una ventina di metri da me sento una botta a cui corrisponde fulminea una potente ferrata. Immediatamente, senza ombra di dubbio, so che c’è un grosso pesce dall’altra parte. La canna, dura come un bastone, si è piegata e potenti sono testate e trazione. Il cuore è schizzato a mille all’ora, senza saperlo ho già gridato: “FISH!” Ho un trecciato da 65lb, moschettone con carico di rottura a 30kg, l’unico punto debole potrebbero essere le ancorette dell’artificiale, volevo sostituirle… ma poi non l’ho fatto.
Pecavo con frizione molto molto dura per non avere scheri nella ferrata, ma l’intenzione sarebbe stata quella di aprirla un po’ immediatamente dopo… invece recupero lento ed inesorabile sfruttando la potenza del Penn Battle… dall’altra parte un Hucho è incazzato e la sua potenza si trasmette tutta direttamente dal trecciato alla canna, dalla canna alle mie braccia e da queste al cuore… la frizione lascia pochissimo filo, è una follia ma non la apro. Urlo ancora: “HUCHOO!” Mi preoccupa la fase di “tailing”, cioè quando deve essere preso per la coda… confido Ranko arrivi in tempo. Ma la brutalità del mio recupero fa sì che in poco tempo la mia cattura abbia un momento di stanchezza, quasi di scoraggiamento, ne approfitto, accelero leggermente il recupero e lo vedo davanti a me, Jacopo e Ranko stanno correndo sulla sassaia… non li aspetto e con un brivido di terrore ed incoscienza lo trascino energicamente sui ciottoli della riva. E’ grande e bellissimo! Appena sui sassi “sputa” l’artificiale, ma ormai sonoaccanto a lui: boga in bocca e mano sulla coda! Arrivano tutti, misuriamo: 90 cm quasi esatti.
Raramente sono stato così felice. E’ successo proprio a me, proprio all’ultimo minuto… come in un assurdo racconto di pesca costruito ad hoc! Invece è tutto vero… incredibile… sono felice e confuso. Ho rischiato moltissimo, a casa guarderò meglio l’artificiale: entrambe le ancorette hanno due ami quasi del tutto aperti e quella centrale è stata letteralmente schiacciata, resa piatta, dalla potente bocca del Salmone del Danubio.

Facciamo le foto di rito, poi decido di rilasciarlo, ma Ranko propone di “prestarlo” ad un incubatoio di Hucho nato da poco nella valle. Il progetto è nobile: prendere Hucho autcotoni e attraverso spremitura in vasche allevare una generazioen numerosa di piccoli hucho per poi re-immetterli nello stesso fiume.
Il mio bellissimo Hucho aspetta così per un po’ in una pozza d’acqua della riva, poi è trasportato d’urgenza in auto alle vasche, in un enorme scchettone trasparente, tipo pesciolino rosso moltiplicato 100!

Nevica, le strade si potrebbero sporcare e Jacopo deve tornare in ufficio… tra 13 ore di auto! In fretta e furia dopo l’ultima foto e l’ultimo abbraccio ai compagni saltiamo in macchina lanciando a casaccio l’attrezzatura bagnata e puzzolente nel baule dell’auto. Ancora non ci posso credere. Che avventura meravigliosa!
L’Italia, rappresentata dall’Anonima Cucchiaino ha stracciato la concorrenza e ha avuto il suo trofeo. Ma la di là della cattura, coronamento perfetto del sogno, tutto il viaggio resterà sempre un bellissimo ricordo! Grazie Jacopo, grazie alle reciproche fidanzate che hanno reso il viaggio possibile, grazie Drina, grazie Serbia, grazie Ranko, grazie Velibor e grazie a tutti gli altri compagni di pesca!

Rock’n’Rod

Pietro.

p.s. Se qualcuno vuole organizzare spedizioni di pesca nei Balcani, non esiti a contattarci!

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