Difficile raccogliere le idee e raccontare quello che sono state le innumerevoli emozioni vissute da me e i miei compagni nel pescare le acque del Madagascar.
Facendo fede al mio stile sintetico cercherò – al meglio delle mie capacità – di raccontarvi questa incredibile esperienza.
Mettendo insieme i pezzi ho deciso che questo racconto verrà diviso in 3 diversi articoli : uno di racconto, uno di video ed un intervista finale
Cominciamo
Milano, quartiere Isola.
Era una cupa Domenica di metà Gennaio, suona il telefono.
E’ il mio amico toscano, anzi Aretino, Tommaso – compagno di pesca da una vita.
Con l’entusiasmo che lo contraddistingue mi dice che sta organizzando una battuta di pesca in Madagascar, dal 22 al 30 Aprile, 4 pescatori, solo popping e jigging, niente lodge si sta solo in barca e si pesca tutto il giorno.
Poi aggiunge ‘però devi decidere adesso’.
Respiro e dico ok.
Milano, 22 Aprile, Aereoporto di Malpensa
Finalmente abbraccio i miei compagni di pesca :
Tommaso :
Amicizia antica nata sul moletto del mare. Cacciatore super top. Pescatore appassionato.
Alessandro :
Amico fraterno di Tommaso, Aretino anche lui. Ho pescato con lui in Corsica, raramente ho trovato persone con entusiasmo più grande.
Maurizio :
Anche lui aretino. Pescatore letale, esperto ed elegante. Ha pescato in giro per tutto il mondo
Sistemiamo i tubi delle canne, controlliamo il tutto, pacche sulle spalle e … sapparte Madagascar !
Il volo passa in fretta – partiamo alle 22.30 in perfetto orario e io dopo 1 oretta di chiacchiere mi addormento e mi sveglio mezz’ora prima dell’atteraggio a Nosy Be.
Scesi dall’aereo veniamo travolti dal caldo e dal sole del Madagascar – ci infiliamo in aeroporto, sistemiamo le faccende burocratiche e troviamo subito il capitano della spedizione, il mitico John Peluffo, fuori dall’aeroporto pronto a portarci all’imbarco.
Dopo mezz’ora di strade sterrate arriviamo in una baia meravigliosa dove ci aspetta il “blue marlin” – uno splendido catamarano da pesca.
Velocemente sfiliamo i vestiti italiani, infiliamo il costume da bagno ( per poi non togliercelo più fino al ritorno in Italia ), portiamo le valige a bordo e via : comincia l’avventura.
La prima tappa è il calypso : la barca madre sulla quale dormiremo e mangeremo.
Per i prossimi giorni ci sposteremo pescando le acque a Nord del Madagascar, e lentamente a terra il calypso ci seguirà lungocosta per avere sempre una base non troppo distante per fare ritorno e riposarci.
Nella Blue Marlin siamo in 7 : noi 4 pescatori, 2 membri di equipaggio Baba ( che in Malgascio significa Nonno ) – che ci prepara un ottimo caffè e ci aiuta nelle operazioni di preparazione dell’attrezzatura e Thierry che assiste le operazioni di pesca.
Nel tragitto che ci porta al Calypso ovviamente ci fermiamo su una mangianza di bonito e subito colpiamo : metal jig recuperato rapido su una mangianza ed è subito strike.
Facciamo anche a tempo a fermarci in qualche spot da jigging e subito escono le prime prede : Carangidi, Rusty, Cernie.
Ma senza insistere troppo nella pesca – per quella ci sarà tempo – raggiungiamo finalmente il calypso.
A bordo del calypso ci sono altri 2 membri di equipaggio, un cuoco che si rivelerà INCREDIBILE e un marinaio.
Ci sistemiamo nelle nostre cabine, pulite e confortevoli, e subito a tavola !
Menù ?
carpaccio di marlin, insalata mista e frutta tropicale: TOP !
Ovviamente siamo super eccitati.
tipo bambini l’ultimo giorno di scuola.
Tempestiamo john di domande:
“Ci sono pesci?”
“Conviene pescare più così o cosà?”
“Prendiamo tanti o tantissimi pesci?”
“Peschiamo dall’alba al tramonto oppure sempre?”
John – sogghigna.
John risponde “vediamo, qualche pesce lo prendiamo sicuramente”
Beh.
Non vi farò un report giorno per giorno – troppo complicato.
Vi racconterò una giornata tipo e vi anticipo un dato.
“qualche pesce?”
4 pescatori, 5 giorni di pesca , allamati circa 300 pesci tra i 2 e i 15 kili.
Tecniche 90% vertical, 10% spinning.
This is Madagascar.
Dicevo giornata tipo ?
Sveglia alle 6
Prima colazione, caffè, pane burro e marmellata, succhi di frutta.
Partenza alle 7
Arrivo sullo spot mediamente alle 9
Pescare
Pescare
Pescare
Pescare
Alle 13 rientro al calypso
Mangiare benissimo
Tipo così
Caffè, sigaretta, aneddoti e pescare
pescare
pescare
pescare
poi “coup de soir”, magari a spinning e magari sotto costa beccare frenesia di carangidi a popping
18 è tramonto, alle 19 si arriva in barca
Aperitivo, noccioline, aneddoti, doccia e cena
Ma tipo che la cena si mangiucchia cose così
e così
Dopocena chiacchiere, aneddoti di John e a letto presto
ecco – ripetete questo per 5 giorni.
Nelle trasferte da uno spot all’altro non è mancato
fermarsi in posti meravigliosi a fare il bagno
vedere delfini
trovare squali sotto la barca che cercano di fregarti il pesce
insomma in una parola EPICO
l’armonia a bordo è stata totale
Tutto qui ? E i big fish ?
sì – ci sono anche loro.
Ho passato la vacanza a lamentarmi di aver pescato con attrezzatura troppo pesante
Shimano Jigwrex 300 – Shimano stella PG 20000 bobinato con powerpro 90lb e finale fluoro 100 lb, ami enormi indistruttibili.
Allami un carangide di 5 kili ? Tric e Trac e via, a bordo.
Allami un GT di 10 kili ? qualche fuga e a bordo.
Unico problema i Tazard e i Wahoo che con la loro fetida dentatura strappano tutto senza sforzo.
Ma quello fa parte del gioco.
I miei compagni anche loro pescano con attrezzatura top.
Shimano stella – canne da jig super – tra cui la mitica Kazzuredda fatta a mano da Ambermax.
John al mio lamentare dice “Tu non hai capito, tu sei l’unico a bordo che se abbocca un pesce importante hai qualche possibilità di tirarlo fuori”
Io sono perplesso.
Anzi lo ero.
Perchè un giorno, pescando sul drop della piattaforma continentale, circa 70 metri d’acqua vicino al baratro, mi convinco di aver preso il fondo.
Smadonno.
Chiudo la frizione che non riesco più a fare uscire il filo.
Tiro ferro giro.
tutto immobile.
John cerca di aiutarmi con i motori niente.
Solo bestemmie – non voglio tagliare il filo.
Sono fermo e improvvisamente il fondo mi tira due testate da farmi perdere l’equilibrio.
Improvvisamente il mio stato d’animo cambia – infilo la canna nella cintura e sento che il fondo “parte” e prende filo da quella frizione chiusissima ( sarà stata almeno 10 kili ) come niente.
Mi sono sentito completamente impotente.
Neanche il tempo di capire cosa stava succedendo che ho sentito un calo di tensione inconfondibile : ha mollato.
Tiro su imprecando e niente, non si sa come ma ha sputatoil tutto
Guard John, che sogghignando mi ha detto “ecco, quella era una cernia sopra il quintale – ora hai capito cosa dicevo io. Pesci così quando abboccano neanche se ne accorgono”
Ma non è stato l’unico incontro.
Ci è capitato di combattere faticosamente – anzi molto faticosamente – con un BIG GT ( John dice che sarà stato almeno 30 kili).
Sì – non l’abbiamo visto, però ci ha lasciato un ricordo:
Ecco, un amo così io neanche con le tenaglie più appropriate riesco a spezzarlo così.
I Big ci sono eccome, è difficile selezionarli – ma quando arriva il momento ci vuole tutto: esperienza, sangue freddo, un attrezzatura al top e come sempre un po’ di culo.
I giorni sono volati, abbiamo pescato non solo una quantità di pesce importante ( rilasciandone naturalmente il 90% ) – ma anche una varietà pazzesca : rainbow runner, yellofin tuna, bluefin tuna, dogtooth tuna, wahoo, tazard, barracuda, crocrodile fish, almeno 10 tipi di carangidi diversi, cernie di tutti i tipi, snappers e molti altri.
Al ritorno ci siamo fermati una notte a terra per arrivare comodi all’areoporto ( il volo era alle 8 del mattino ).
Un ultima cena come si deve – ancora racconti e risate, e poi tutti a letto.
Tornando i pensieri e le sensazioni si mischiavano – cercando di capire quello che avevamo appena vissuto.
Tornerò a trovare John, il blue marlin, e quella cernia che ora sarà nel suo sasso ad aspettare il mio incauto Jig.
Ma come anticipato non è tutto.
Nel prossimo un paio di video vi racconteranno in modo spettacolare qualche altro dettaglio della vacanza.
Rock’n’Rod
Complimenti Francis viaggio da paura, l’invidia è veramente tanta, pesci meravigliosi e tanto tanto benessere, cosa volere di più dalla vita per un pescatore…Oltretutto il Madagascar forse la location che più mi attrae non solo per la pesca!
Quando ci vediamo (spero presto!!) mi racconti più dettagli ;)…
p.s. bisogna organizzare anche la missione marina dell’Anonima, capeggiata dal maestro del SW