Primavera, la stagione del luccio ha aperto da poco, l’Italia è ferma, chiusa in casa.
Anche io, ma la casa in cui sono si affaccia sul lago. Non odiatemi…
Il posto è meraviglioso e so di essere privilegiato, comunque lavoro tutto il giorno tutti i giorni, incollato a uno schermo con le cuffie nelle orecchie. Ovviamente però un’oretta ogni sera riesco a pescare, davanti a bellissimi e silenziosissimi tramonti sull’acqua. Una fortuna impagabile che mi mette in pace con il mondo.
Raramente passo più di qualche giorno a fila qui al lago, per lo più weekend o brevi vacanze, ma adesso sto vivendo un periodo decisamente più lungo, così dapprima mi sono dedicato alla ricerca della “trota di lago”, invece adesso che sono appagato, ho deciso di dedicarmi al luccio a “swimbait”. Non semplicemente al luccio, ma al luccio come voglio io: con una sinuosa grossa esca che si muove lenta poco sotto la superficie.
La “swimbait” è un pesce snodato ed in particolare io amo le grosse “hard” swimbait. (Hard è il materiale, legno o plastica, contrapposto a quelle “soft” in gomma. Ma stiamo parlando di esche, non di sex toys… Anche se in fondo le esche non sono forse costosi Adult Toys? N.d.R.).
In realtà moltissimi pescatori nel mondo sono stregati da questa categoria di esche e i motivi credo siano quattro:
- il loro nuoto lento e sinuoso, molto realistico e facilmente modellato dall’abilità e creatività del pescatore con recupero e movimenti di canna
- esteticamente sono meravigliose, spesso molto realistiche
- fanno vivere da subito l’illusione di grandi catture, per le loro dimensioni generose
- …effettivamente catturano!
Questo è un periodo dell’anno, la primavera, in cui anche gli esocidi di taglia generosa vengono in acque basse, per cui la mia decisione non è poi così assurda. Tra le swimbait a disposizione voglio assolutamente prendere con una auto-costruita del mio amico Luca Ruggeri, taglia molto generosa, colorazione elaborata insieme: “simil-cavedano”. La provo, la studio e alla fine so muoverla in un modo che mi sembra strepitoso.
Una delle prime sere sto lanciando vicino a un canneto, recupero distrattamente godendo della grande pace sul lago, è il crepuscolo, un tripudio di arancione nero e viola.
Mentre recupero avverto sul polso che tiene la canna, una leggera tocca, come una timida abboccata, e contemporaneamente sento il rumore dell’acqua che si rompe… guardo la superficie che si è rotta a pochi metri da me ed il piccolo gorgo mi rassicura: “sarà stato un pinello avido o un grosso cavedano curioso”, penso, intanto proseguo il recupero fino a quando sotto ai miei piedi, proprio pochi centimetri dietro l’esca, vedo materializzarsi un grosso luccio, lo stimo sui 105cm. Il recupero è finito, muovendo la canna disegno un 8 con l’esca in acqua, un paio di volte, ma il luccio resta immobile. Cambio velocemente esca, provo una classica gomma con coda grub… lancio, recupero, il luccio si allontana pigramente e sparisce. Con lui, in pochi minuti, sparisce anche l’ultimo raggio di sole.
Chiamo gli amici e mi dispero, in questi giorni sono l’unico tra noi che può pescare e c’è una specie di “tifo a distanza”, telecronache dettagliate per sognare insieme… Commentiamo l’accaduto: sicuramente ho ferrato male, anzi, non ho ferrato; in secondo luogo, il creatore dell’esca, l’amico Rugge, mi suggerisce di osare ancorette ancora più grandi e magari un terzo split in pancia, così da diminuire le slamate.
Per una settimana tutte le sere alla stessa ora sono tornato nello stesso posto a lanciare. Provando tutte le esche del mio repertorio, non solo la swimbait.
Nulla è successo. Niente di niente.
Un giorno si presenta diverso dagli altri: bassa pressione, cielo coperto, pioggia in arrivo.
Mi sembrano condizioni ideali e sono inquieto tutto il giorno. Appena ho una breve pausa a metà pomeriggio, afferro la canna leggera, quella che avevo usato per pescare la trota, e lancio davanti a casa. Lancio lungo al largo. Lascio affondare il piccolo pesciolino esca d’argento, sperando di prendere un persico. A dirla tutta è un lancio fatto abbastanza a caso… Chiudo l’archetto, un giro di manovella e <C’è!>
La vecchia cannetta in fibalite si piega molto e il cardinal 4 recupera paziente un metro alla volta quello che sembra essere un pesce discreto. Arriva a guadino un persico davvero degno di nota!
Lo fotografo ma non mi emoziono troppo, ho in mente solo la vendetta sul luccio.
Oggi è il giorno, me lo sento e lo scrivo agli amici.
E’ la solita ora, magic hour, tramonto grigio cupo. Arrivo allo spot con il cuore in gola, sarà l’atmosfera plumbea o quel grande persico abboccato facilmente, qualcosa mi dice che “oggi cacciano”.
Un lancio dopo l’altro provo varie esche, nulla. Pesco con attenzione soprattutto lungo sponda, a pochi metri da riva, vicino al “gradino” dove cambia la profondità, o in prossimità di pali e canneto.
Nulla. Prima di arrendermi monto ancora una volta la grande swimbait di Rugge. Adesso la Swimbait è armata con ancorette VMC molto grandi, due split in coda e tre split in pancia. Il nuoto ne ha risentito minimamente.
Anche se l’esca nuota poco sotto la superficie, decido di provare dei lanci dritto di fronte a me, al largo, dove il fondale è di circa 9 metri. Penso che con il suo nuoto e i suoi riflessi di luce quest’esca sia molto adescante e che un luccio di taglia non si faccia problemi a salire a candela per prendere una preda di taglia. Lo penso anche grazie a passate esperienze, ma crederci sul serio è difficile…
Secondo lancio in open water, nuoto lento con pause e… gorgo ampio ma tocca leggera in canna! Stavolta ferro lungo e deciso! <C’è!>. Piega potente sulla vecchia Lamiglass Kayak 3oz, non c’è dubbio sia un bel luccio!
Che stranissima mangiata… questo luccio è laureato, due volte su due ha “spizzicato” l’esca…
Adesso però è in canna, dopo tanta attesa… Belle fughe e un salto domato, decisamente un pesce in forze. Lo avvicino, l’esca è fuori dalla bocca e un solo amo lo trattiene… situazione delicata, anche se ho scarpe da ginnastica e pantaloni di cotone, decido di entrare fino al ginocchio nell’acqua fredda, guadino in mano. La lunga canna fortunatamente non è troppo rigida e asseconda bene gli ultimi metri dell’ultima fuga, ancora due testate ed entra nel guadino! <Sììììììì>
Lo libero e lo misuro, la taglia e il luogo fanno pensare che sia esattamente il pesce che avevo sbagliato giorni fa… Chissà. Io ne sono convinto.
Due foto e rilascio.
Sempre di più per me nella pesca non è il “quanto” a rendermi felice ma il “come” e questa è stata una cattura come la volevo. Quell’esca speciale e una caccia mirata per giorni e giorni, un lungo assedio, un appostamento, un modo di vivere il sogno di pescatore. Una bellissima storia di pesca e perseveranza che non dimenticherò.
Rock’n’Rod
Racconto bellissimo, le esche del Rugge sono bellissime!
Grazie mille Andrea! Verissimo, esche belle che funzionano 😉
Peccato si faccia un po’ pregare … ahahahah!
A presto,
Rock ‘n’ Rod
ciao! ma in che lago l’hai preso? grazie!
Eh… un po’ di mistero dai 😉
In Piemonte, acque libere!