Valentina Segatto, la rocker della pesca a spinning

Valentina Sagatto è nata nel 1996 a Pordenone, dove vive. Lavora nell’azienda termoidraulica di famiglia e ha scoperto la pesca prima di avere compiuto i diciotto anni. Galeotta fu un’uscita a lucci vicino a Portogruaro. “Ho subito capito di avere trovato la mia strada. E che non sarei tornata più indietro”. Una passione che ha finito per prevalere sulle altre: dal rock al disegno. Oggi Valentina è conosciuta fra i pescatori per le catture sempre più importanti che posta sul proprio profilo Facebook. L’abbiamo intervistata per la nostra rubrica “Le signore della pesca”. 

Valentina ti sei avvicinata da sola alla pesca o hai avuto un maestro? 

“Ho cominciato a pescare sei anni fa, avevo 18 anni. Mi ha insegnato tutto il mio attuale compagno di vita e di avventure, Stefano. Appena l’ho conosciuto mi ha colpito il modo in cui viveva la sua grande passione per la pesca. Vedevo i suoi occhi brillare quando ne parlava. Volevo anch’io provare quella sensazione e gli ho chiesto di portarmi con lui. Così è cominciato tutto”. 

Nella fotografia che ci hai mandato, Stefano sembra Fat Mike, frontman dei Nofx. Sei una ragazza fortunata.

“Per me, appassionata di rock, è un complimento! Però trovo che somigli di più a Billie Joe Armstrong dei Green Day. Da ragazzina suonavo il basso. Ho provato anche chitarra acustica, elettrica e violino. La mia band preferita sono però i Beatles. Ascolto musica molto spesso, ma non quando pesco. Sul fiume, o in riva al mare, voglio essere completamente concentrata”. 

Quali sono le tue tecniche preferite, e per quali pesci? 

“Io pesco a spinning sia in acque dolci che salate, non mi concentro su un pesce in particolare, amo pescare qualsiasi esemplare che possa essere pescato con canna e mulinello. Lucci, trote, black bass, branzini, perché fissarsi su uno in particolare? Ogni pesce è spettacolare e regala emozioni uniche. Faccio Catch&release quasi totale. È rarissimo che trattenga un pesce”. 

Qual è la cattura di cui vai più fiera? 

“Quella che mi ha lasciato davvero a bocca aperta è stata una delle mie prime catture, una trota fario di 75 centimetri, un vero concentrato di potenza e di bellezza. Livrea spettacolare. Mi sa che non ne rivedrò una così per molto tempo!”

Hai mai fatto viaggi di pesca? 

“Pochi. Quello che mi ha messo di più alla prova è stato un viaggio a Vilnius alla ricerca dei salmoni. E’ stata una settimana impegnativa, fisicamente e mentalmente. Chilometri e chilometri sulle interminabili rive dei fiumi lituani. Poche ore di sonno, e la determinazione di portare a riva uno di quegli enormi, meravigliosi pesci. Li vedevo risalire e pensavo: “Dai che ce la faccio!”. Purtroppo, invece, non siamo riusciti a prenderne nemmeno uno. Faceva troppo caldo per riuscire ad attrarli, impegnati nella faticosa risalita. Ma è stato un viaggio bellissimo, mi ha insegnato tanto”. 

Come mai secondo te così poche donne pescano? 

“È un problema di pregiudizio, di poca voglia di provare cose nuove e diverse dal solito. La pesca dalle donne è spesso vista come noiosa, poco accattivante e strettamente maschile. Spesso è abbinata alla caccia, e si crede che procuri dolore ai pesci. La pesca moderna, invece, si basa sul catch & release, cioè sul fatto di liberare il pesce una volta pescato. Se fatto correttamente, non arreca danno. Vedere il pesce andar via una volta rilasciato è un’emozione immensa. Bisognerebbe andare oltre le apparenze e provare, vivere!”

Hai mai provato a coinvolgere le tue amiche nella tua passione? Con quale esito? 

“Ho fatto alcuni tentativi, ma la maggior parte di loro non mi ha nemmeno risposto. La mia migliore amica quantomeno è più cortese, dice che un giorno verrà sul fiume. Ma a pensarci bene lo ripete da anni e non si è mai fatta viva. Le mie amiche hanno passioni ben diverse dalla mia e non sono mai state interessate a pescare, però le ho convinte a guardare River Monsters! È già un traguardo”.

Oltre che prevalentemente maschile, il mondo della pesca è anche maschilista?

“Purtroppo si, molto. Si potrebbe scrivere un libro a riguardo. Appena ho pubblicato le mie prime foto di pesca sui social network ho ricevuto insulti, cattiverie senza senso. Mi accusavano di avere secondi fini, di farlo solo per la notorietà, per i like. È stata una delusione. Mi aspettavo di essere compresa e di riuscire a crescere grazie ai consigli dei pescatori più esperti. Invece sono stata assalita da messaggi provocatori e maschilisti. In pochi mi hanno sostenuta e ho dovuto combattere, per dimostrare che facevo sul serio. Ringrazio i pochi che hanno subito creduto in me e mi hanno accettata come una di loro, incitandomi a fare sempre meglio”. 

Fai parte del gruppo Facebook “Donne che amano la pesca”. Da quanto tempo esiste? 

“Da poco, è un gruppo nato qualche mese fa. Ancora non ci siamo incontrate per andare a pesca insieme. Appena fondato il gruppo ha preso piede in Italia il maledetto Cov19, appena possibile una pescata insieme la faremo sicuramente!”

Lo slogan del gruppo è “sono più carine le ragazze che pescano rispetto a quelle che twerkano”. È quello che insegneresti a una figlia? 

“E’ un slogan che non ho ideato personalmente, ma a mia figlia cercherei sicuramente di trasmettere la passione per la pesca. Imparerebbe il contatto diretto con la natura, il rispetto, la determinazione, la costanza, sono solo alcune delle qualità che questa passione può insegnare, essenziali anche per la vita di tutti i giorni. Trovo decisamente che sia più interessante una ragazza con dei principi reali, belli, genuini”.

Il tuo ragazzo è geloso del fatto che grazie alla pesca tu sia così popolare sui social network?

“Assolutamente no, per lui i social network non sono importanti. Capita che qualche vecchio pescatore faccia il furbo. A volte ricevo complimenti spiacevoli, da ruffiani. Ma danno più fastidio a me che a Stefano. Lui sa benissimo che io so difendermi da sola. Chi insiste viene presto bloccato”. 

Chi sono i tuoi idoli (uomini o donne non importa) come pescatori? 

“In primis, colui che mi ha insegnato ad amare la pesca, il mio ragazzo. Non lo ringrazierò mai abbastanza per quello che mi ha insegnato e spero che sia orgoglioso di me. Di “idoli” non penso di averne altri, però ho molte persone che ammiro e da cui cerco di imparare il più possibile”. 

Chi sono, al di fuori della pesca, donne che stimi e che prenderesti a modello? 

“La donna che ammiro di più, da quando conosco la sua storia, è Ipazia, matematica, astronoma e filosofa dell’antica Grecia. Una donna che ha dedicato la sua vita a ciò che credeva, nonostante minacce e persecuzioni. Una donna forte, determinata, che ha lottato per la propria libertà”. 

Ho visto dal tuo profilo che fai anche bellissimi disegni di pesci.

“È un hobby che ho un po’ abbandonato per dedicarmi maggiormente alla pesca. Ho frequentato il liceo artistico, l’arte è sempre stata di mio interesse, ma è impossibile portare avanti troppe passioni nello stesso momento. D’altronde, la pesca cos’è se non un’arte?”

Qual è il tuo sogno come pescatrice?

“Il mio più grande sogno è andare in Alaska o in Canada per pescare il pesce che da sempre mi ha affascinato: il salmone. Sono viaggi che comportano una spesa importante ma sono sicura che questo sogno, prima o poi, riuscirò a realizzarlo”. 

E come donna? 

“Mi piacerebbe sposarmi, senz’altro. La casa l’abbiamo già comprata, siamo a cinquecento metri dal fiume Noncello, un posto perfetto per noi. E’ difficile non collegare la pesca nei desideri che vorrei realizzare. Sicuramente una bella casa immersa nella natura, magari con un lago pieno di pesci, è un gran bel sogno!”  

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