Apertura Trota in Adige, 2017

Trota Marmorata in Adige record big trout Pietro Invernizzi
Paesaggio dell'Adige, Febbraio 2017

Paesaggio dell’Adige, Febbraio 2017

Quando è arrivata la chiamata non potevo dire di no.

Non la chiamata del Signore, no,  ma comunque una chiamata  piena di sacralità.

Ho cancellato impegni, affilato gli ami e serrato i ranghi dell’attrezzatura. L’attrezzatura per la pesca alla trota, ferma dalla chiusura di ottobre. Adige. In Adige la pesca alla trota apre la prima domenica di febbraio, tre settimane prima di quando avevo previsto di tornare a caccia di salmonidi, perché sui “miei” fiumi apre a fine mese. Tornare a pescare la trota è un po’ come tornare a respirare aria fresca dopo mesi in una stanza.

La chiamata è arrivata dall’amico Paolo, mi ha invitato in una chat dove un gruppo di eroi della pesca alla trota marmorata stava pianificando l’assalto al fiume trentino.

IMG_2561Pescatori ossolani di razza e anglers del novarese, soldati scelti nella caccia della marmo in Piemonte, gente che pesca duro. Mi hanno accolto nel gruppo. Massimiliano ha organizzato tutto: due auto, hotel economico in posto strategico, gita di gruppo agli impianti ittiogenici della A.p.d.v. con relativo acquisto dei permessi e quindi due giorni di pesca full time.

La divisione delle macchine ha segnato anche la divisione dei team di pesca e delle stanze, da una parte l’Ossola con i castigatori del Toce: Daniele Pidò, Marco Brocca e Lorenzo Sanginiti; dall’altra il resto del mondo: Paolo Barcellini, già protagonista di avventure anonime, ed il suo socio N.A.C. (Novara Anglers Club), Massimiliano Chiodini.

Ci ritroviamo tutti insieme puntuali, alle tre del pomeriggio, davanti ai cancelli dell’incubatoio dell’A.p.d.v., la società che gestisce le acque dove pescheremo: venticinque chilometri di Adige in zona Rovereto. Ad accoglierci è Guido Bellini, un uomo di grande esperienza e, se possibile, di ancor più grande ospitalità! Con una pazienza ed una passione non comuni e mai scontate, ci mostra la struttura, il trattamento delle uova, lo svezzamento, le vasche per avanotti e pesci in via di sviluppo; dà consigli a quelli di noi che si stanno facendo le ossa in altri impianti, ha una risposta esauriente per ogni domanda.

Visita agli impianti ittiogenici A.p.d.v.

Visita agli impianti ittiogenici A.p.d.v.

 Questo pellegrinaggio è importante per due motivi:il primo è senza dubbio quello di aumentare la nostra cultura alieutica e la nostra conoscenza dei pesci e della loro tutela, il secondo, il motivo segreto, è quello di ingraziarci gli dei della pesca, di entrare in comunione spirituale con la grande anima della trota marmorata, divinità a cui siamo tutti molto devoti.

Quando Guido ci porta alla sede principale, dove ci sono le vasche con i pesci adulti, ognuno di noi supplica mentalmente quelle creature in vasca di mettere una buona parola alle loro sorelle di fiume per farsi pescare nei giorni a seguire!

Nessuno dei miei nuovi amici me lo ha detto, ma sono certo lo abbiamo pensato tutti.  Se l’impianto ittiogenico della A.p.d.v. è poderoso ed efficiente, l’edificio che fa da sede sociale è decisamente invidiabile! Compiliamo i permessi in una grande sala con enormi trote imbalsamate alle pareti, osserviamo le vasche sottostanti da un’altra sala, una sala riunioni, con un bellissimo soffitto in legno e quadri eleganti con raffigurati pesci di ogni tipo alle pareti, infine scendiamo al piano terra e chiacchieriamo di pesca seduti attorno a un grande tavolo, siamo in una accogliente cucina, mangiamo formaggio e salame e beviamo vino rosso.

Visita all'allevamento di A.p.d.v.

Visita all’allevamento di A.p.d.v.

Prima di salutarci Guido ci fa il più grande dei favori, ci porta lungo il fiume e ci mostra diversi punti di accesso all’acqua e tratti promettenti in cui pescare. La voglia di lanciare è altissima, siamo eccitati come scolaretti in uno strip club! Proviamo a stemperare la grinta con qualche giro di Marzemino (vino rosso del Trentino) al bar dell’albergo, ma si parla solo di donne e pesca, pesca e donne, difficile far scendere la carica…

Si cena, qualche grappa locale di alto livello e ci si trova nelle stanze a lustrare le armi: canne e mulinelli schierati in resta, scatole traboccanti esche da favola. Salta agli occhi che tutto il gruppo non scherza neanche un po’, nessuno escluso. Tutti con attrezzatura di altissimo livello e perfettamente mirata alla ricerca della grande trota. Io dal canto mio ho la canna migliore del mondo, la mia custom 9′ da 2oz “Bangher Rod”, con il fedele Shimano Twin Power 4000 xg Japan, treccia 0,18 e finale fluorocarbon 0,37.

Bangher Rod & Shimano Twin Power

Bangher Rod & Shimano Twin Power

Con i vestiti pronti sulla sedia e la canna armata si può finalmente dormire… forse. Forse invece si può bestemmiare fino alle due di notte perché nella stanza accanto una signora ascolta la tv a volume altissimo parlando al telefono con qualcuno all’altro capo del mondo. Tra l’altro quando le persone anziane parlano con qualcuno lontano sentono il bisogno di urlare nella cornetta per essere sentiti…  mah!

Forse il volume non è poi così alto, forse sono io che sono agitato, si torna a pescare trote, si torna su un fiume che promette pesci da sogno. Ed il sogno mi avvolge. La sveglia è traumatica alle 6 del mattino. Buio e freddo oltre la finestra. Scendo giù con Paolo e Max, strappiamo un caffè al padrone dell’hotel, anche lui sveglio da poco, salutiamo gli altri tre amici pescatori, ci dividiamo il primo spot di giornata e ci diamo appuntamento alle 10 per colazione.

Caffè alle 6.20 am in hotel :-)

Caffè alle 6.20 am in hotel. Massimiliano Chiodini & Paolo Barcellini 🙂

I miei compagni sono veramente molto simpatici e sono molto felice di essere con loro in quest’avventura, nel buio attraversiamo rovi e piante assassine, forse carnivore, nel cammino verso il fiume, al ritorno con il sole alto scopriremo che c’era un comodo sentierino che arrivava direttamente alla riva…

Per il primo sacro lancio aspettiamo di essere tutti e tre pronti. Countdown: tre, due, uno… sibilano le esche nell’aria, entrano in quel mondo liquido popolato dalle nostre fantasie più belle. L’incantesimo della lunga attesa è spezzato, comincia la magia della pesca alla trota!

Trota fario d'apertura in AdigeI primi lanci li facciamo quasi in silenzio, ci cambiamo le posizioni ogni cinque dieci minuti e così cambiamo anche esca di tanto in tanto. Il sole sorge, io scelgo di montare del buon vecchio ferro, l’acqua è velata e la luce poca: ondulante argento.  Finalmente posso dirlo: <C’è!> In breve una bella fario è a guadino! E’ una soddisfazione di gruppo, abbiamo sconfitto lo spettro del “cappotto”! Foto e rilascio. Dopo altri pochi lanci, analoghi ai precedenti, sento un’abboccata timida… persa. Rilancio: c’è! Altra fario, altra foto.

Trota fario d'apertura in AdigeSentiamo gli altri, anche Dani ha preso una bellissima fario poco più a monte di noi!

Colazione da leoni in hotel: uova e speck, brioches burro e marmellata, biscotti, cereali e litri di caffè. Bisogna fare scorte, niente più cibo fino a cena.

Il cameratismo aumenta con la condivisione degli aneddoti di pesca.

Gran fario di Daniele Pidò

Gran fario di Daniele Pidò

Le seguenti ore in pesca vedono l’inizio delle precipitazioni. Pioggia. Il trio “resto del mondo” si sposta da un posto all’altro, perde esche, prende pioggia e riceve notizie di buone catture del “maestro di vita”, alias un Lorenzo ispirato che prenderà 3 bellissime trote, tra cui una marmo over 50!

Lorenzo ed una delle sue tre trote di giornata!

Lorenzo ed una delle sue tre trote di giornata!

Il nostro umore resta comunque alto. Ci raggiunge Valerio, amico bresciano di Max, siamo in quattro adesso. Arriviamo in uno spot davvero promettente, largo ma con acqua lenta, profondo ma non abissale, sassi grandi su un letto di sabbia nel centro del corso, sulla nostra sponda prismata e piante, rocce a picco di fronte, una grande curva del fiume con un piccolo torrente immissario nel mezzo.

Valerio e un signor marmorato

Valerio e un signor marmorato

Qui ci sentiamo che qualcosa succederà. In breve, brevissimo, Valerio porta a riva una marmorata di buona taglia, un po’ magra e sofferta, forse a causa della frega, ma comunque un bel maschione con una testa grande, da pesce vecchio di mille battaglie!  Applausi. Poco dopo tocca a me, ancora con l’esca innovativa, l’esca all’ultimo grido, tecnologicamente all’avanguardia: ondulante ardito 12! Ferro e combatto una bella marmoratella.

Double strike torta marmorata e fario

Doppietta: Pietro&Marmo, Max&Fario

Arriva a guadino mentre Max esclama il classico <C’è!> la canna piega decisa, sembra un pescione, però si stanca in breve e si mostra una splendida fario da quasi mezzo metro. Riusciamo a fare una rarissima foto di “doppietta” su trote selvatiche! E quindi rilascio…grazie Paolo! Se tu avessi lanciato anziché farmi foto probabilmente avresti preso tu la prossima trota, queste catture sono anche tue.

Ed eccola, il lancio dopo, un’altra marmorata, la quarta trota di questa splendida apertura.  Foto, rilascio. Peschiamo ancora a lungo, Max ne slama una bella. marmorara adige

Ci spostiamo, ci accaniamo sul fiume fino al buio della sera, nonostante la pioggia battente, fino all’ultimo lancio ci credo moltissimo, mi piange il cuore ad andare via ma sono molto felice mentre bevo marzemino con questi vecchi e nuovi amici in un caldo bar! Doccia calda, vestiti asciutti e trattoria: pasta con ragù d’asino, carne salada e fasoi. Tante chiacchiere di pesca, è tutto perfetto. Appare anche in sala un vecchio giovanissimo amico pescatore con due suoi coetanei,  hanno cappottato, come si conviene alla loro giovane età. Si scherza e si ride e si torna nelle stanze… stanze che ormai hanno un odore biologicamente importante, qualcosa che non sentivo dai tempi delle gite scolastiche delle medie, un afrore misto di fango di fiume, stivali marci, ascelle maschie, lettiera del gatto… in questo clima mistico i miei due soci accolgono la mia supplica e mi donano altre esche metalliche con grande generosità. Grazie davvero Paolo e Max! Me le sento queste ferraglie. Ho preso a ferro ed io amo pescare a ferro. Domani se il fiume continuerà ad essere di quel colore, io continuerò a dargli ferraglia.  Elaboro le esche con split e ancorette nuove, tutti i vestiti sui caloriferi e, forse per la grande stanchezza, forse per l’odore devastante, piombo in un sonno profondo.

Ore sei, un déjà vu, fuori è buio, freddo e piove forte.

Strappiamo un altro caffé al gentile albergatore. Usciamo nella pioggia. Ci salutiamo con gli altri ragazzi.

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Paolo “faber barce”, Pietro e Max, selfie sulle rive dell’Adige.

Ancora fiume, un nuovo bellissimo spot dove ci hanno detto vive un mostro di trotona da metro, lanciamo con cuore in gola e i cinque sensi all’erta, più il sesto senso, l’estro piscatorio, impazzito.

Ma la pioggia battente ha un effetto potente: demoralizza. Aumenta la luce diminuisce la carica, neanche il bell’ibrido che prende Max serve a rianimarci. Max e una bellissima trotaNuova colazione aggressiva in hotel, nuova grinta! Ci raggiunge Guido, disposto a guidarci con magnanimità lungo il fiume. (Possa il cielo perdonarmi un giorno per questo orribile gioco di parole! N.d.r.) Battutacce a parte, con una tempra d’altri tempi, indomito sotto la pioggia, senza cappello e senza stivali, ci porta tutti e sei a pescare un nuovo ampio tratto di fiume. Tre salgono e tre scendono. Le solite “squadre”, ma Guido è con noi, noi dal fondo del tratto risaliamo piano piano.

Pietro ed il grandissimo, mitico, Guido Bellini! Grazie Guido!

Pietro ed il  mitico  Guido Bellini! Grazie Guido!

Il fiume qui è molto aperto, largo. Profondo un metro e mezzo massimo, non troppo veloce, sassaia sulla nostra sponda, piccola prismata frondosa sull’altra sponda. Fondale di grandi sassi e ciottoli, acqua velata alla perfezione. Con i minnow i miei colleghi lanciano un poco più corto, con il mio ferro ondulato, la bobina piena e la Bangher, devo stare attento a non andare contro l’altra sponda. Pesco lento, un po’ come mi sono allenato a lungo a fare in Po.

Chiudo l’archetto e sento l’esca toccare il fondo dopo qualche secondo, sollevo la canna e recupero piano quando un arresto scuote la mia anima legata a quel filo teso dentro al fiume.

D’istinto ferro, un colpo lungo e deciso di canna alta, l’inganno e la sua preda sono molto lontani da me, serve un movimento veloce e lungo. La canna si flette molto, potenti strattoni rispondono. Inizio un lento recupero con la canna bassa, in piega parallela all’acqua. Cammino verso valle per allentare la tensione e accorciare le distanze recuperando. E’ piuttosto grossa, lo sento da come tira, la stimo sui 65 centimetri e infatti non sbaglierò di molto… Mi porto a valle del pesce, guardo verso monte, abbatto la canna alla mia sinistra e la accompagno contro la sponda, la metto a mano nel guadino e la slamo veloce. Il mitico Guido, con cui stavo condividendo il momento dei lanci, è al mio fianco e presto anche Max e Paolo, fotografiamo questo pesce bellissimo, marmorata pura, straordinariamente in forma per la stagione. Il rilascio è perfetto. Trota Marmorata in Adige record big trout Pietro Invernizzi

Siamo felici. Si continua a pescare, continuo con la stessa tecnica: lancio lungo, fondo, recupero lento a salti. Poco dopo un’altra trota ferma l’esca e il mio battito cardiaco! Una mangiata violenta e una strenua resistenza mi fanno dire: <E’ grossa!>, i soci sono increduli, Guido ride, mentalmente stimo anche questa sui sessantacinque, dopo qualche secondo a canna piegata, il pesce inizia a venirmi incontro, credo sia lei a nuotarmi incontro, recupero veloce, ma qualcosa non torna, non riparte più… in verità è già stanca, ha dato tutto nei primi secondi e si sta arrendendo: è molto più piccola dell’altra.IMG_2150

Mi vergogno un po’ di aver tanto sovrastimato la mia sesta trota di questa avventura. L’ultima.

Il gruppo si riunisce a metà del tratto, Marco ha preso un bellissimo ibrido di taglia e anche gli altri hanno qualche cattura minore da raccontare.

Marco Brocca e un bellissimo ibrido!

Marco Brocca e un bellissimo ibrido!

Un’altra trota grossa si è fatta vedere, ma non ha mangiato. Noi andiamo a mangiare, ma solo dopo aver fatto una leg-gen-da-ria foto di gruppo. Momento memorabile.

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Pietro, Max, Dani, Paolo, Marco, Guido, Lorenzo: leg-gen-da-ri!

Smette la pioggia e comincia un vento feroce. Mangiamo qualche fetta di salame, una mela, beviamo un bicchiere di vino… si chiacchiera di pesca cercando un po’ di riparo dietro a una siepe.

Sono momenti in cui sai che le persone accanto a te possono essere diverse in mille aspetti, per mille motivi, ma condividono con te la stessa grande passione, amano stare sul fiume, amano l’aria aperta, camminare, guardare l’acqua per ore e ore in ogni condizione, amano concentrarsi in un lancio o in un recupero, amano essere profondi filosofi di fronte al fiume e poi come bambini sono pazzi per gli stessi giocattoli che fanno impazzire te: cucchiaini, pesciolini finti, canne e mulinelli. Sognano grandi pesci e rispettano profondamente tutta la vita acquatica. Loro, come te, come me, come noi. Questa condivisione è speciale. E’ felicità.

IMG_2165Il pomeriggio pescheremo tutti insieme, qualche ora sul fiume a lottare contro un vento sempre più forte. Un arcobaleno strepitoso saluterà i nostri ultimi lanci, nessun ultimo pesce, ma vestiti finalmente asciutti, grandi sorrisi e battute sincere. Ci rivedremo presto Adige! Ci rivedremo presto amici pescatori, sono felice e onorato di aver condiviso questi giorni con voi!

Rock’n’Rod

See You Spoon

In Rod We Trust

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