Pesca&Fidanzata – Quando le colpe dei padri ricadono sui figli

Cecilia con una perchiaCapita. Capita che le fidanzate, per fortuna non tutte, diventino mogli. Capita che le cene a due si trasformino in pomeriggi all’IKEA. Capita che le serate sul divano evolvano in visite pediatriche. Capita anche che a tutta la tua progenie manchi il cromosoma Y. Capita anche che, come il padre imprenditore trascina in azienda il figlio che passa le giornate a fare provini di danza, io provi a instillare la mia passione per la pesca a mia figlia (chiaramente barando con attrezzature adeguate allo scopo e scegliendo tecniche più facili per una quattrenne…).

Jacopo e Cecilia NON a pesca
La prendo alla lontana: 10 mesi fa Babbo Natale ha portato a Cecilia un regalo NON richiesto. Una canna da pesca di circa 120 cm, bianca e rosa, brillantinata, molto femminile, molto piccola, molto “principessa” che il suo babbo ha ordinato a un costruttore, incurante del prezzo, sprezzante del pericolo di non venir considerato come regalo e speranzoso che la bimba potesse goderne la compagnia insieme a lui durante lunghe, lunghissime, lunghissimissime battute di pesca a due, aggiungendo: “Questa canna sarebbe perfetta ai laghetti…!”, quindi posso affermare con certezza che è stato anche un po’ un regalo boomerang (all’occorrenza, s’intende!)

Dunque arriva la canna, Cecilia, incredibilmente, dal mio punto di vista, si entusiasma, e inizia a voler imparare a lanciare. Passiamo i successivi mesi invernali a lanciare esche gommose e cicciottelle, da lei orgogliosamente scelte, da una parte all’altra del lettone, allenandoci per l’estate, con notevoli miglioramenti da parte della pargola, occhi lacrimevolmente orgogliosi da parte del nostro Anonimo e pupille terrorizzate da parte mia.

Il fatidico momento della partenza arriva: canne e armamentario pronto per lui e canna e mini armamentario pronto per lei, fattoMonica in pesca sostanzialmente di sole esche rosa e glitterate, ma bisogna chiudere un occhio, si capisce! Il mare non delude: io “purtroppo” partecipo seduta sugli scogli, costretta ad osservare i miei eroi un po’ a distanza, causa mancanza totale di voglia, ma questa è un classico, e pancione di nove mesi. Il mare non delude, dicevo, perché nonostante il vento, nonostante il brutto tempo, nonostante la presenza di altri intrepidi pescatori, i miei due Acab se la cavano egregiamente.

Jacopo, con una pazienza al di là del bene e del male, sfoggia una tenacia direi certosina nel non darsi per vinto, nell’incoraggiare l’allieva, nell’entusiasmare le folle circostanti ad ogni lancio, facendo credere che sia un tonno tutte le volte! Ammirevole, voto: 10. (In tutto questo rimembro quando spiegava a me, scazzatissimo, rabbioso se incagliavo, visibilmente infastidito dalla mia reticenza e forse anche un po’ dalla mia presenza, incapace di comprendere il mio scarso interesse nell’imparare nodi, peso delle esche, presenza di buche o meno, etc…e concludo che la paternità cambia l’uomo in meglio, soprattutto se la prole è femmina!)

Cecilia una sorpresa!: ripetendo ostinatamente il mantra “apro l’archetto, guardo, lancio, chiudo l’archetto, aspetto di sentire il filo che fa tuc tuc e poi recupero…hai capito mamma?” Non molla…la ragazza non molla!

Continua, imperterrita, col biondo capello al vento, fascetta stretta alle orecchie per scongiurare un’otite incipiente, lo sguardo al mare, nella stessa direzione di suo padre…

E poi tuc tuc…il primo pesce…
E ancora tuc tuc…il secondo pesce…
E incredibilmente tuc tuc, un terzo pesce!

Triglia di scoglio presa da CeciliaDue altri pescatori lì sugli scogli con noi addirittura si complimentano, creando un’immediata chiusura vergognosa al sorriso di Cecilia, che, come suo padre, se concentrata socializza difficilmente! Insomma tre pesci! Porca miseria tre pesci alla prima pescata con la sua prima canna! Foto di rito, orgoglio alle stelle, sorriso ebete sul volto del nostro Anonimo che francamente ci sperava ma non ci credeva forse fino in fondo, secchiello ricco di avventure da raccontare tornati a casa. Io non solo fiera della mia famiglia ma anche attonita di fronte alla pazienza mai dimostrata prima dalla ragazza che sembrava come ipnotizzata…

Mi rimangono due opzioni:

  1. Mi rassegno e fra qualche inverno li spedisco insieme fuori casa alle 4 del mattino liberandomi di metà del nucleo familiare con conseguente smaronamento serale ricco di racconti alieutici, della serie non ne bastava uno;
  2. punto tutto sulla seconda, già perché è un’altra femmina, abbandonando al loro destino i primi due, nella speranza di trovare una spalla su cui e con cui piangere.

Oppure no, gioisco di questo nuovo interesse condiviso dai due, augurandomi che questo li unisca ancora di più, sperando che arrivata a una certa età rinsavisca, e che non diventi troppo carina, perché a quel punto sarà Jacopo a non portarla più sul fiume perché, come lui stesso mi ha più volte ripetuto, “Alla fine, per una figlia adolescente, i pescatori sono brutte persone”… della serie la speranza è l’ultima a morire!

Jacopo e Cecilia a pesca

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