La macchina corre, senza fretta, a ricordare gli indugi della sera prima: mah, le previsioni danno brutto, boh, il fiume sarà troppo alto, bah. Dietro i finestrini la bassa padana svela i suoi segreti attraverso i racconti di Mario e Fabio. Tra un aneddoto sul corso d’acqua che ci passa a fianco, un occhio al tempo e un accenno alla mitologia locale, arriviamo a un ponte. La macchina rallenta e gli sguardi si tuffano sotto le arcate. I livelli sono alti ma buoni, il cielo velato e l’acqua ancora calda: via!
Il ritmo della conversazione si fa più concitato, draghi ed etimi lasciano il posto a diametri, colorazioni e recuperi per gli ultimi dieci minuti di tragitto. Rapida vestizione, montatura delle attrezzature e siamo tutti davanti all’acqua: Mauro, Emanuele, Fabio, Mario e io.
Non ho mai preso un aspio. Certo, non mi ci sono nemmeno dedicato, ma l’unica altra volta che ci ho provato ero in questo esatto punto e ho rimediato solo un paio di cadute rovinose… Ci disponiamo su una ventina di metri di greto, inizia il balletto aereo degli artificiali e la testa va per i fatti suoi.
Il loro attacco sarà davvero come dicono in tanti? Alcuni hanno usato parole come: mostruoso, incredibile, impressionante. Impressionante dai… I pescatori alla fine ragionano e si esprimono quasi esclusivamente per iperboli: una canna è meravigliosa oppure orrenda, niente vie di mezzo. E, anche se qualcuno dovesse dirvi che sì, alla fine è abbastanza buona, sotto sotto in realtà penserebbe certamente che si tratta di un abominio.
La fucilata che per poco mi strappa la canna dalle mani mi coglie di sorpresa.
Oh, ma stiamo scherzando?!?
Riesco a ferrare solo grazie a un riflesso condizionato che fa scattare istantaneamente il braccio (ne sa qualcosa Monica, svegliata bruscamente da una presa al collo stile krav maga una notte che sognavo di pescare lucci). Comunque, la “cosa” dall’altra parte della lenza tira, anche complice la corrente, tanto piegando a dovere la mia canna da un’oncia. Qualche fuga al fulmicotone alternata a momenti in cui si fa più docile e finalmente vedo la tipica pinnetta stile squalo arrivare vicino a riva. Spiaggiatura, misurazione, slamatura e pacche sulle spalle. Stiamo pescando da pochi minuti e sono già in posa col mio primo aspio, che al metro fa misurare 70 cm. Ho il cuore già in pace e sarei a posto così, ma la giornata è ancora lunga, così rientro nei ranghi e riprendo a lanciare anche io.
Dopo qualche minuto una voce si alza dalla fila: Ce l’ho! È il segnale che scatena l’inferno, da quel momento in avanti inizia un carnevale che farebbe arrossire quello di Rio: attacchi a ripetizione, slamate, doppiette, triplette sfiorate, aspietti, aspiotti, aspioni. Io però ricevo una legnata tale che spezza sulla trazione il fluorocarbon sanissimo controllato giusto due lanci prima.
Va bè dai, mi fumo una sigaretta mentre rifaccio il finale e appena finisco mi ributto nella bolgia. Ma la festa dura ancora poco: Mario attacca un siluro che al primo accenno di forzatura gli strappa tutto. Peccato per il pesce perso, ma soprattutto perché la sua presenza arresta di colpo l’attività degli aspi.
Ho perso il momento d’oro…
Scendiamo di qualche metro insistendo ma non c’è niente da fare. Vengono provate subdole tecniche per trovare qualche barlume di attività ma gli spaventapasseri devono essere nelle vicinanze e niente si muove più. Torniamo sui nostri passi mentre vengo scherzato per averne preso solo uno mentre gli altri viaggiano su ritmi decisamente diversi. Proviamo di nuovo il primo spot, giusto per. Pochi lanci e una mangiata corta mi fa eseguire un lancio fotocopia. Recupero allegro e arriva la tranvata. Mentre stiamo misurando i 66 cm della mia seconda cattura Mauro ci fa notare la mole imbarazzante della carpa travestita da aspio che ha appena spiaggiato: quasi 80 cm.
Arriva il momento di riposare le gambe sotto il tavolo e io, che non sono ancora uscito dall’influenza di stomaco, mi trovo davanti un bel piatto fumante di cotiche in brodo che potrebbero darmi il colpo di grazia. Ok, o la va o la spacca. E straordinariamente esco dal ristorante sulle mie gambe, forse completamente guarito. Abbiamo ancora tempo per sondare un altro spot leggermente più a nord. Ondulanti e lipless tornano in acqua a sondare raschi, rigiri e correnti ma il tempo stringe e resta spazio solo per gli ultimi due aspiotti di Mario.
Sulla via verso casa assaporo le chiacchiere del post battuta, il divertimento della compagnia e la soddisfazione di avere un nuovo pesce nell’acquario.
Rock ‘n Rod!
Che pescata ragazzi!
Tanta sana invidia, ma soprattutto tanti complimenti al magico-mitico-intramontabile Spinning Club Italia e a quel grande che occupa i più alti ranghi della prestigiosissima Anonima Cucchiaino 😉
Rock’n’Rod
Una scoperta davvero divertente e soprattutto un valido obiettivo da tenere bene a mente nei lunghi mesi in cui le care trote si danno da fare sui letti di frega
Mamma mia veramente, pescata top questa!! Assolutamente da replicare in stile anonima & friends…complimenti a tutto lo SCI e naturalmente a Jaco, davvero un bel report, che invidia quel 70ello 😉
Replica doverosa Matte, mi sono divertito un sacco! C’è da dire che ci hanno tenuto a dire e ribadire che quel giorno abbiamo beccato una congiunzione abbastanza particolare… In poche parole una gran botta di culo! 😉
Mi….a, ragazzi! L’ottantello non è niente male! 🙂
Era davvero una carpa, alto e massiccio. Vederlo da vivo è stato impressionante…
In realtá, lo confesso, avevo sequestrato una carpa dal laghetto di Redecesio, l’ho nascosta nello zaino e poi ho fatto una messinscena per farti invidia. ;)! Paura e delirio in Adda….
Ciao e andate a prenderli voi che non vi sposate sabato prossimo!!
Un saluto!
Mauro
Grande Mauro, sapevo che quel CASPIO (Carpa-Aspio) nascondeva qualche segreto… Auguri per sabato!
Bell’articolo davvero complimenti
Grazie mille! A presto 🙂
Solo una parola…..MASTICAZZI!!!!!