Poesia di un anonimo pescatore di Camogli

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Questa poesia è stata letta sulla parete di un notaio di Acqui Terme da una signora che se ne è innamorata subito e che, dopo qualche tempo, ha contattato il notaio per farsela spedire. Appena ricevuta, malgrado sia di Milano, l’ha imparata a memoria. In genovese. Pochi giorni fa l’ha decantata a una sua amica, amica anche dei miei, di Savona con cui era a cena. Dopo tante peripezie, questa mattina finalmente è arrivata a me, in spiaggia. Ho cercato qualche ligurologo che fosse in grado di certificare l’ortografia del dialetto ma senza fortuna, quindi pubblico la traduzione in italiano sperando di non fare torto a nessuno, con la promessa di trovare presto la versione originale.

Seduto con la canna in resta
e con le gambe al fresco
passo la giornata di pesca.
Non faccio niente? Pesco.

Ma sognando da sveglio
davanti al mare immenso
non prendo neanche un pesce.
Non faccio niente? Penso.

Fantastico beato,
poi poso la canna e scrivo
un verso che mi è nato.
Non faccio niente? Vivo.

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