Pescatori dannati e divini. Contrappasso alieutico

Caronte sull'Acheronte
Caronte sull'Acheronte, illustrazione alla Divina Commedia di Dante di Gustav Doré
Caronte sull'Acheronte

Caronte; illustrazione alla Divina Commedia di Dante. (Gustav Doré)

Negli inferi vivono pesci pazzeschi. Sotto la barca di Caronte è tutto un guizzare di ombre inquietanti, tra neri flutti dell’Acheronte si scorgono talvolta occhi di bragia, sono pesci immortali e maledetti, voraci predatori, irti di spine, squame di pietra e denti aguzzi lunghi oltre ogni immaginazione. Negli inferi non mancano i corsi d’acqua, L’Acheronte è un ramo dello Stige, il fiume del dolore, in cui si immettono il Lete, il Flegetonte ed il Cocito. L’itinerario non potrete sceglierlo… verrete assegnati alla vostra pool da Colui che può tutto ciò che vuole. 
L’inferno dei pescatori è terribile, le anime traghettate da una riva all’altra scorgono tra nebbie e fumi alacri torve figure umane chine sull’acqua, anime dannate e disperate, stipate una accanto all’altra, stringono canne senza lenza o lenze senza ami… enormi pesci nuotano innanzi a questi spettri di pescatori che furono, e si prendono gioco di loro per l’eternità. Padellari, abusatori di pastura, bracconieri, cacciaballe da bar, ad ognuno di loro tocca quest’infame destino… un’eternità in riva al fiume, davanti a prede infernali, senza poterle allamare!

L’Aldilà è beffardo anche per quei pescatori ignavi, quelli che in vita sono passati con leggerezza sulle sponde di laghi e fiumi, quelli che hanno praticato tutte le tecniche e nessuna tecnica con sufficiente amore, quelli che si son fatti qualche trota al burro di troppo, padellari pentiti a metà, quelli che nei racconti hanno aggiunto qualche centimetro ai loro record… questi affollano le rive del basso Lete, fiume dell’oblio.  Affluente di destra dello Stige, il Lete è un meraviglioso corso d’acqua che scende tra balze e lame dal Monte Purgatorio.
Nell’Oltretomba la gestione delle acque è strepitosa e non esistono certo problemi di ripopolamento!
Sul basso Lete l’acqua è molto torbida e qui sono soliti pescare Platone e Virgilio pronti a suggerire ai propri ospiti le tecniche migliori. Su queste rive c’è sempre bassa pressione ed il clima è favorevole per tutti gli anni che il defunto pescatore deve trascorrervi. Ma i pescatori che sono qui devono espiare le proprie colpe e così, da mattina a sera, potresti vederli combattere con i pesci dei loro sogni… canne piegate all’estremo, frizioni che urlano, ma le prede non vengono mai, mai, mai a riva e, nell’acqua torbida, questi poveretti distinguono solo confuse sagome dei pesci allamati.
Notevoli le pozze verdi del torrente Eunoé, quest’ultimo si immette nel Lete poco prima della sua foce in Stige. L’Eunoé  è reso celebre tra le anime defunte dalle mancate catture di Goethe che racconta in tutto il purgatorio di lucci immensi allamati e persi… in questi luoghi al rammarico dei pesci persi si somma l’oblio che affligge i frequentatori di queste acque che non ricordano e così si raccontano le stesse storie ora dopo ora, mese dopo mese, anno dopo anno, nei secoli…

Risalendo il Lete le nebbie si diradano e l’acqua si fa limpida. Chi ha la fortuna di essere ammesso nel Paradiso dei Pescatori, i puristi del barbless, i devoti della sveglia all’alba, i maestri dello stile e dell’eleganza alieutica, i sinceri nei report, i rispettosi dell’ambiente, queste anime sante godono della luce di un’alba perpetua. Innanzi a loro gli scenari di pesca che hanno sempre sognato, attrezzature divine, pesci magnifici per lotte sempre più sorprendenti… trovano la pace interiore di chi ha raggiunto la perfezione, l’ha catturata e l’ha lasciata andare per goderne ancora! Questi pescatori celesti parlano amabilmente tra loro e tutti sono attenti ed interessati ai racconti degli altri, tutti credono alle parole dette e così capita che tempi eterni siano passati al ciringuito tropicale con Hemingway tra un margarita e una montatura per la pesca d’altura oppure in trattoria a farsi  un bicér del miglior barbera tra Dante Zavattoni e Dante Alighieri, e giù grandi risate prima di tornare al fiume a fare due lanci, magari con i fratelli Hardy o con Charles Ritz ed il Riccardi…
Nel Paradiso dei Pescatori ogni sogno è realtà ed ogni sogno si rinnova per esaudirsi eternamente ancora. Il pesce dei nostri sogni porterà il nostro nome.

Se ci incontreremo lì un giorno, ci accoglieranno in volo mille martin pescatore tra l’inchino di schiere di albatros e celestiali canti di frizioni e cicalini che scatteranno per noi ovunque volgeremo lo sguardo.
Oggi sul fiume cercate la meraviglia di un tramonto che dipinge l’acqua, provate la gioia di ridere con qualcuno di un lancio sbagliato, e se sentirete l’emozione divina della ferrata di un pesce di taglia… avrete avuto un’anticipazione in terra del Paradiso dei Pescatori.

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