Intervista a Valeria D’Ambrosio: “La mia vita libera, fra trekking, libri e trote fario”

Valeria D'Ambrosio in pesca

Valeria D’Ambrosio dal lunedì al venerdì si occupa di migliorare i libri scritti da altri, con la sua società di servizi editoriali Okapi Lab. Ma nel fine settimana insieme al suo compagno – lo scrittore Raul Montanari, appassionato di pesca a mosca – lascia Milano per frustare con la coda di topo i fiumi di mezzo Nord Italia, a caccia di trote e temoli. Noi di Anonima Cucchiaino la abbiamo intervistata, nella rubrica Le Signore della Pesca, che dà voce alle (purtroppo poche) donne che condividono il nostro amore per ami, abboccate ed emozioni vissute sotto la superficie dell’acqua.

Valeria D'Ambrosio in pesca

Valeria D’Ambrosio in pesca

Come, quando e perché hai cominciato a pescare?

Nel 2010, con Raul. L’inizio è stato tragico: aveva con sé una bellissima canna fissa modificata, una “barbara” come la chiamano, e al primo lancio che ha fatto per farmi vedere come funzionava gli si è spaccata! Per fortuna non è stato un segno di malaugurio, anzi. Mi ha fatto fare tutta la gavetta: prima la pesca con le esche naturali, soprattutto il ledgering che permette belle catture anche ai non esperti come ero io. Poi a spinning, e infine a mosca, che è rimasta la pesca che ora facciamo in esclusiva. Anche gli ambienti di pesca si sono evoluti: all’inizio mi ha portato nei laghetti, poi sul lago d’Iseo dove ha una casa, infine solo in fiumi e torrenti.

Come mai così poche donne sono attratte dalla pesca?

Perché non la conoscono! Non si tratta solo delle donne: in questo momento la pesca ha un’immagine molto poco cool, sembra un’attività statica, vecchia, dove la principale dote richiesta è la pazienza. La prima cosa che ti chiedono quando dici che vai a pesca è: “Chissà che pazienza ci vuole a stare lì ferma ad aspettare che abbocchino!”

Tu che idea avevi della pesca, quando ancora non pescavi?

Io pensavo anzitutto che i pesci si dovessero uccidere per forza, non conoscevo il catch & release, e questo ha fatto molta differenza. Ma è più che altro il mondo dei pesci a essere affascinante, e quelli d’acqua dolce in particolare perché li si conosce meno di quelli di mare. Ci sono pochissimi documentari sulle acque dolci, per esempio, perché fare riprese subacquee in un fiume o in un torrente è molto più complicato. Pescare è un modo per entrare in contatto con i pesci, è una sfida, un modo diverso di vivere la natura, ma spiegare tutto questo a chi non ha mai provato è sempre molto complicato.

Valeria D’Ambrosio in pesca

Hai amiche che pescano?

No, purtroppo. E come dicevo ho anche fatto fatica a far capire alle mie amiche cosa ci trovavo. L’anno scorso ho fatto il cammino di Santiago con una di loro e lei rideva perché ogni volta che attraversavamo un ponte mi fermavo a scrutare l’acqua in cerca di ombre o bollate. Non l’avrei mai fatto prima del 2010.

Ti è mai capitato di incontrare sul fiume altre pescatrici?

No, mai. So che sono pochissime, me l’hanno detto anche nei negozi di pesca a mosca di Milano. Infatti fra le altre cose è un problema trovare dei waders da donna. La pesca al femminile è molto più diffusa in paesi come gli USA, e trovo divertente seguire su Instagram le imprese di certe mie “colleghe” fortunate ad avere quei fiumi e quei pesci. Volendo fare due nomi:  April Vockey e Northwestflygirl, profilo è gestito da Heather Hodson. Per il resto cerco a caso video che mi colpiscono.

La pesca, oltre che essere un mondo prevalentemente maschile, è anche maschilista?

A leggere certi thread di Pipam sembrerebbe di sì, anche se nell’insieme quel portale della pesca a mosca è molto interessante. In realtà devo dirti che con me i pescatori sono stati spesso galanti: alcuni, incontrandomi sui fiumi, mi hanno regalato delle mosche che avevano costruito. Sandro Ghilardi, il grande e anziano maestro di tanti moschisti, ha montato su spille alcune delle mie mosche preferite, la Royal Wulff e la Scorpius. Tengo le spille di Sandro sullo zaino e qualcuno si incuriosisce o le scambia per insetti veri. Mi è anche capitato di litigare con un paio di maleducati, sul fiume, e forse lì mi sono sentita davvero alla pari: semplicemente un pescatore fra pescatori.

Valeria D'Ambrosio in pesca

Valeria D’Ambrosio in pesca

Cosa pensi delle foto di ragazze nude con pesci in mano che circolano in rete?

Dal mio punto di vista femminile non mi fanno né caldo né freddo. Dal punto di vista maschile può darsi che a qualcuno piacciano, ma sono d’accordo con Raul quando sostiene che la pesca e il sesso sono campi separati. La pesca va molto più indietro del sesso, va più in fondo e più a monte… ha qualcosa di primordiale, quasi di infantile, che col sesso non c’entra niente.

Trovi che pescare possa rendere sexy un uomo agli occhi di una donna?

Sinceramente sono altri gli sport che aiutano a mettere in risalto la virilità di un uomo. Anche l’abbigliamento tipico del pescatore ha ben poco di sexy… Forse un’osservazione che potrei fare a favore della pesca è che è sempre affascinante vedere un maschio impegnato e concentrato in un’attività che sa fare bene, quindi per esempio mi capita di ammirare un bravo lanciatore. È una cosa tipicamente femminile, questa: guardare un uomo che fa qualcosa e lo fa bene, lo conosce a fondo. Anche se la parola “sexy” mi pare esagerata.

Delle qualità che lo stereotipo assegna alle donne – la grazia, la delicatezza, il senso di accudimento – ce n’è qualcuna che torna utile in pesca?

Le tre che hai citato valgono senz’altro per il modo di trattare il pesce dopo la cattura: grazia (nel senso di non essere goffi), delicatezza, accudimento nel momento in cui devi slamarlo e rilasciarlo. Devi voler bene al pesce che hai preso e rimetterlo in acqua con gentilezza, preoccuparti di lui prima di qualsiasi altra cosa, la canna, la lenza, il mulinello, la tua comodità… al limite arrivo a dirti che anche provare un pochino di senso di colpa (tipico femminile) ti aiuta ad avere queste premure. Il resto delle azioni di pesca sono unisex. La pesca dipende poco dal fisico. Al massimo possono venire utili doti come spirito d’osservazione e intuito, che di solito si attribuiscono alle donne anche se a me sono sempre sembrate indifferenti al genere. Io non sono certo una grande pescatrice, però mi sembra di avere sviluppato un buon senso dell’acqua soprattutto con la mosca secca, e questo forse ha a che fare con queste doti.

Raul Montanari e Valeria D'Ambrosio in pesca

Raul Montanario e Valeria D’Ambrosio in pesca

Chi sono, al di fuori della pesca, le donne che più stimi?

Le donne che piacciono a me sono quelle che piacciono a tutte, di solito 🙂 Quindi parlo di donne indipendenti, originali, che si pongono un obiettivo e lottano per realizzarlo. Come molte, non vado matta per lo stereotipo femminile classico nelle sue varie incarnazioni, e finisco per preferire donne che a un uomo potrebbero sembrare poco “femminili”. Volendo fare qualche nome, dico Lucia Berlin e Flannery O’Connor, due scrittrici con un percorso di vita duro, che hanno saputo descrivere e analizzare, da una prospettiva femminile insolita e con uno stile molto personale, una serie di contraddizioni della società del loro tempo. Tra l’altro in una delle sue foto più famose la Berlin è ritratta con una canna da pesca in mano!

Quali sono i tuoi fiumi?

Di solito frequentiamo il Sesia e il Mastallone a ovest, le acque lombarde a est, quindi Adda, Brembo, Serio, Oglio, il torrente Dezzo che mi piace particolarmente. Fuori d’Italia abbiamo pescato in Slovenia, e se tu mi chiedessi qual è il mio fiume del cuore in assoluto ti risponderei l’Unica, o Unec, perché è un posto in cui tutto è speciale; parlando di fiumi sloveni peraltro anche l’Idrijca  mi ha colpito molto, in questo caso per la varietà degli ambienti.

Quali sono i tuoi pesci preferiti da insidiare?

Il pesce che pesco più spesso è la trota fario. Le trote mi piacciono tutte, anche le iridee quando non sono “scamionate”… ne ricordo una presa nell’Ansiei, bacino del Piave, che aveva una forza incredibile e dei colori stupendi, pare che lì riescano a riprodursi. Il temolo è un mito per tutti i pescatori a mosca, naturalmente, e molto di questo fascino è dovuto al fatto che è molto bello e che da noi è più raro: finora credo di aver preso un temolo ogni dieci trote. Ho preso un bellissimo barbo a ninfa. Lo amo molto, non solo perché è forte, ma perché ha il muso più simpatico di tutti. . Anche persico e luccio mi piacevano molto, quando pescavo a spinning. Devo dire comunque che i pesci mi attirano tutti, ciascuno ha qualcosa di particolare… pensa che mi piace perfino il siluro!

Valeria D'Ambrosio in pesca con trota fario

Valeria D’Ambrosio in pesca con trota fario

Tu pratichi catch&release totale su tutte le specie, o ogni tanto qualcosa trattieni?

Li libero tutti. Non mi scandalizzerei però se li vedessi trattenere in certe situazioni, come la classica spedizione in luoghi “selvaggi” con tenda o camper dove effettivamente ha senso mangiarli. A patto che vengano uccisi subito e non lasciati soffocare.

Sei una brava cuoca di pesce?

Per niente! Diciamo che cucino poco o nulla in generale, non ho un problema particolare con il pesce 🙂 Mi piace invece molto mangiarlo, ma soprattutto quello di mare.

Valeria D’Ambrosio e un bellissimo temolo preso a ninfa sul fiume Oglio

Fra te e Raul, chi è il più bravo a pescare?

Be’, Raul pesca da mezzo secolo, e a mosca in particolare da 34 anni! A pesca l’esperienza vuol dire tantissimo e questo è anche uno degli aspetti più belli di questo sport. Di solito io pesco a secca e lui a ninfa, che come sai è una tecnica in media più efficace, quindi puoi immaginare la soddisfazione quando mi capita di prendere più di lui! L’anno scorso è successo più di una volta, anche perché i livelli delle acque sono stati quasi sempre bassi e questo ha favorito la pesca a galla. Comunque non c’è gusto a battere Raul perché non è per niente competitivo. Mi è capitato di beccarlo a imbrogliare sul conteggio delle catture, sempre a mio vantaggio.

Qual è il tuo sogno come donna? E come pescatrice?

Più che come donna direi che come essere umano in generale in questo momento il mio desiderio è di consolidare e allargare quello che sto realizzando in termini di lavoro. Come pescatrice mi piacerebbe che, oltre a Raul, anche i miei amici condividessero la mia passione. E poter fare dei viaggi in cui unire pesca e trekking, percorsi impegnativi in ambienti suggestivi, ma sempre con la canna nello zaino.

Valeria D'Ambrosio trekking

Valeria D’Ambrosio trekking

Lavori in editoria. Perché secondo te gli scrittori, americani soprattutto (da Hemingway a Lansdale passando per Carver), prima o poi si trovano a scrivere di pesca?

È molto più nella loro cultura. Il rapporto che hanno con la pesca non è problematico come il nostro, la pesca è uno dei modi che hanno per stare nella natura, tutto qui. Su YouTube trovi molti canali in cui vengono messe insieme varie attività outdoor, per cui la pesca la trovi vicina al trekking, al kajak, al tiro con l’arco, magari anche alla caccia.

Cognetti in “a pesca nelle pozze più profonde” paragona pesca e scrittura. Ti ci riconosci?

Mi ci riconosco come lettrice, dato che non sono una scrittrice. La pesca si presta bene a metafore sulla vita in generale. Quel libro è uno dei più riusciti di Cognetti, forse perfino il migliore; il modo in cui presenta i suoi amati autori americani è molto coinvolgente.

Hai altri hobby oltre alla pesca?

Come dicevo prima mi piace il trekking. Non ho hobby che non si facciano all’aperto… interessi come letteratura, cinema e musica non rientrano nella definizione di hobby, credo, e quando sono in casa o leggo o guardo film o ascolto musica. A proposito di trekking: una decina di anni fa ho fatto un viaggio in Nuova Zelanda, nel Marlborough (che in seguito ho scoperto essere una zona famosa per la pesca). Purtroppo non avevo ancora iniziato a pescare e ogni tanto mi dispero al ricordo di aver attraversato fiumi e torrenti meravigliosi senza minimamente fermarmi a guardarci dentro! Adesso che ho preso la malattia vedo qualsiasi specchio d’acqua con occhi completamente diversi, perfino le pozzanghere 🙂

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