Fishing in Miami – prima parte – Caccia al Tarpon

Tarpoon, Miami, Pietro Invernizzi

Miami, South Beach

La hostess di American Airlines, bionda, occhi azzurri, quarant’anni passati da un po’ ma ancora in forma nella sua divisa attillata, con l’entusiasmo di una bambina a Natale mi invita ad alzare la tendina e guardare fuori dal finestrino, sono un po’ rintronato dal lungo volo senza sonno, ma il suo sorriso è contagioso e mi risvegliano parole come  “have a look… sunny day… Florida beaches … landing soon”.

E’ il primo Dicembre e sto atterrando in Florida, Miami. E’ un viaggio di lavoro, questa sarà la priorità assoluta, ma come diceva Charles Darwin: “il lavoro nobilita l’uomo… quando sei ai tropici d’inverno“.

Alle spalle, un oceano fa, freddo e pioggia, qui invece t-shirt, occhiali da sole e palme che sfilano fuori dal finestrino. Una vocina in testa  mi ripete “Welcome to Miami, Bienvenido a Miami” con un eco che viene dal 1997 sulle note di Will Smith.

Avrò certamente delle ore libere e alcuni giorni di ferie, ho portato con me tre canne, tre mulinelli e artificiali di ogni tipo. Imbarcare il tubo portacanne è sempre una grande soddisfazione. Dal light game alla pesca tropicale, sono pronto. Ho preso contatto con un amico di amici che passa spesso da Miami, fotografo professionista e gran pescatore giramondo. Sono in parola con una guida per combinare un’uscita in barca. Insomma, le premesse per divertirsi, lavoro permettendo, ci sono tutte!

E’ il primo giorno in Florida, è il primo dicembre. Ore di volo e fuso orario si fanno sentire, ci puoi vedere a me ed ai miei colleghi italiani, cercare di chiacchierare dopocena con i colleghi locali tra sbadigli ed occhi che si chiudono… Sono le ventitré e trenta, la tavolata ordina il dolce, a me arriva un messaggio whatsapp, è Matteo, l’amico fotografo: “Ciao, la marea è buona, io sto andando a Tarpon… vuoi venire?”.

Ma veramente? Così a bruciapelo? Tarpoon, spinning nei canali di Miami, potrebbe esserci un inizio migliore? Saluto i colleghi, volo a cambiarmi in hotel, monto la canna pesante ed eccomi in macchina con Matteo in piena notte. Non ci conosciamo ancora, ma tra malati di pesca non servono grandi presentazioni!

fishing Pietro Invernizzi e Matteo Montanari

Pietro e Matteo, selfie allucinato in pesca notturna! 🙂

In breve la mia guida, il mio nuovo amico, mi spiega cosa faremo: andremo di spot in spot lungo diversi canali in giro per la città, tra ponti e pontili, lanceremo dei piccoli shad di gomma armati di grossi e robusti ami; approfittando della corrente di marea pescheremo principalmente in trattenuta radente il fondo e vicino agli ostacoli. Non è la stagione in cui la baia si riempie di tarpoon di passaggio, quella è la primavera, adesso i tarpon ci sono ma sono meno numerosi e sono pesci stanziali, mediamente più piccoli, più pigri e cacciano quasi esclusivamente di notte o ai cambi di luce.

Matteo è di una gentilezza devastante, mi spiega tutto, elargisce consigli, insiste per farmi pescare per primo, <Dai tranquillo, io ne ho già presi, devi prenderlo tu!>. Non convinto da quegli strani shad orribili, monto esche bellissime portate da Milano. Stiamo pescando da dieci minuti e Matteo incanna qualcosa… Sento l’esplosione d’acqua, dev’essere senza dubbio grosso… perso! <Un classico di questa pesca… ne allami diversi per prenderne uno. Hanno una bocca terribile, gli ami non fanno presa>.

Poco dopo ne slama un altro, più piccolo… lo vedo saltare davanti a noi! E’ un mitico, leggendario, Tarpon, il Re della Florida (Megalops Atlanticus). Piccolo ma bellissimo. Io sono ancora a bocca asciutta quando vedo Matteo ferrare con cattiveria, canna bassa in piega forza il pesce che salta e si dimena come un pazzo; vado io verso l’acqua tra le rocce ed il fango della riva ed ecco ho per le mani un bellissimo pesce argentato da 5 o 6 chili, piccolo per la sua specie ma splendido per la tecnica con cui è stato preso! Si dimena ferocemente, la sponda è scomoda, quick release senza neppure una foto… mea culpa.

Decido di cambiare esca… quei brutti shad evidentemente funzionano. La notte prosegue col suo flusso di marea ed io ricevo tre violentissime botte in canna, senza riuscire a ferrare nulla. Solo un pesce resta allamato: “lady fish” (Elopidae) ovvero “il tarpon dei poveri” come lo chiamano qui… un pesce argentato, lungo e magro, in media cinquanta o sessanta centimetri,  molto vorace. Tocco il letto a notte fonda e piombo nel sonno dei giusti in un secondo. Il fuso orario è stato debellato dalla magia della pesca, la mattina mi alzo solo dopo aver spento tre volte la sveglia!

La seconda notte è già appuntamento con Matteo, mi presento vestito da pesca e canna in mano nella strada da struscio, Lincoln Road, si riparte. Matteo è carico, io non sono da meno! Iniziamo col botto: <Ti faccio fare due lanci in un posto da snook che è una bomba… è sulla strada verso i tarpoon. Sai gli snook? Tipo le nostre spigole, bei pesci>.

Mi suggerisce l’esca, un max-rap bianco, e il lancio, da vera guida. Eseguo correttamente, do due jerkate e… <C’è!> esclamo felice con la canna in piega. Eccolo il mio primo Snook. (Centropomus Undecimalis)

Le ore passano, di posto in posto, di chiacchiera in chiacchiera. Riceviamo qualche botta in canna, ma niente preso. Da un ponte ci affacciamo e vediamo due  grandi Tarpon ed un  Tarpon e-n-o-r-m-e. Non ho occhio per questi pesci, ma secondo me è una creatura da cento chili,  oltre i due metri… Ormai ho la febbre da Tarpoon, periodo sbagliato, forse, tecnica difficile, va bene, ma ci sono, sono bellissimi e devo prenderne uno a tutti i costi!

Il terzo giorno a Miami sto lavorando a pieno regime, non c’è né tempo né risorse fisiche per pescare… così il giorno dopo e quelli successivi. Matteo mi invita, io soffro, e il tempo passa con le canne ferme in albergo. Nella sofferenza alieutica prenoto un’uscita di pesca a Tarpoon con la barca. Ho il dente avvelenato e faccio un patto col diavolo: <Preferisco provare a spinning, ma sono disposto a qualsiasi tecnica pur di prenderne uno…>

E’ arrivato finalmente quel giorno, il giorno dopo il lavoro, il momento in cui cerco il molo dell’appuntamento per uscire in barca! Il capitano, Ryan Peters mi accoglie a bordo della sua fantastica lancia da ventisei piedi, una barca in tutto e per tutto pensata per la pesca.E’ il tramonto, i trecento cavalli ci spingono in planata veloce sulle acque della baia, il mare è piatto ma increspato da un vento freddo… già, sorprendentemente fa freddo, non ricordavo più questa sensazione.

Davanti alla prua uno dei tanti ponti di Miami

Ryan è simpatico e gentile, non un chiacchierone, ma ogni sua parola fa capire che sa quello che fa e questo è l’importante, anzi forse l’unica cosa che conta davvero in una guida. C’è tutta l’attrezzatura che serve a bordo, ma chiedo e ottengo di armare e usare le mie canne… piccola soddisfazione in più. Spiego loro che vorrei pescare a spinning con esche artificiali… Ryan scuote la testa, sarà dura in poche ore. Raggiungiamo diversi spot sotto riva, vicino e sotto a grandi ponti, ed io lancio come un pazzo. Dopo un paio d’ore di pesca infruttuosa ricordo il mio patto col diavolo: voglio un tarpon a tutti i costi! Guardo Ryan con gli occhi di un cerbiatto ferito, lui capisce, ride e monta i finali: un lungo bracciolo di nylon da cinquanta libbre con un bell’amo circleL’esca? Gamberetti vivi!

Capt. Ryan Peters

Capt. Ryan Peters

Ormai è buio, ci siamo portati davanti ad una massicciata fuori Miami, in lontananza le luci della città. Freddo, molto freddo per quanto possa essere fredda la Florida. La barca rolla con le onde di marea che si creano intorno alla massicciata, Ryan ha un bel da fare con il motore per tenerci in pesca: drift lento con la corrente a una decina di metri dalle rocce, lenze filate di poppa circa trenta metri, archetto aperto e filo in mano. Se mangia lasci il filo due o tre secondi e poi recuperi, senza ferrare, il circle hook farà il resto allamando il bordo della bocca.

Sono passati forse dieci o quindici minuti quando qualcosa strattona il filo… lascio, recupero e: <Fish on!> La canna si flette e un pesce argento si esibisce in un salto spettacolare, è un tarpon sui dieci chili, lo sto recuperando quando improvvisamente vediamo una sagoma grigia sotto il pelo dell’acqua… un enorme dorso con una enorme pinna…. fulmineamente la mia canna si flette ancor di più e la frizione inizia a sibilare: <Bull shark! Bull shark!>

Il bestione colossale si dirige come un treno merci verso la massicciata ed il fondo, io chiudo la frizione al limite di rottura del filo e  stringo forte la canna, Ryan manovra motore per tirarci via di lì… ma le forze in gioco sono impari, passano due o tre minuti e il grande squalo toro sbobina facilmente metri su metri di filo fino a quando, forzandolo al limite, il filo cede e si rompe.

Equipaggio! Fishing Miami by night

Equipaggio! Fishing Miami by night

Pacche sulle spalle e si ricomincia. Il tempo passa e il mio tarpon manca all’appello… beffato da uno squalo!

Eccolo di nuovo il filo che parte dalle dita… faccio tutto bene e di nuovo <Fish on!>. La frizione parte secca e la piega della canna è da orgasmo, è un bel pesce questa volta! Sento lo slack di un salto in lontananza che non vedo e prontamente abbasso la canna, sospiro di sollievo sentendo che la corsa riparte, c’è ancora… questo pesce tira, tira forte e… salta! Salta ancora e questa volta lo vedo, lo vedo e lo voglio tremendamente prendere! Ad ogni salto mi si ferma il cuore per poi ripartire più veloce con la ripartenza in acqua del Re, questo splendido animale d’argento dalle grandi pinne. Il pesce in canna è stimato circa quindici o forse venti chili! Finalmente è vicino alla barca, riparte due o tre volte, ma la frizione lo stanca, Ryan si sporge fuori bordo, afferra il finale e mi dice che è preso, per la vecchia regola: “finale toccato pesce preso”, ma io vorrei la foto… I tarpon di buona taglia non si sollevano dall’acqua, è la legge ed è cosa buona e giusta, quindi devo sporgermi dalla murata della barca, afferrare la mandibola senza denti e Ryan scattarmi una foto del pesce in acqua fuori bordo. Mentre sto per prendere la mandibola del tarpon, ammiro la sua straordinaria bellezza: preistorico, elegante, fiero e combattivo, con una bocca di placche cartilaginee pronte a spalancarsi a dismisura quando caccia le sue prede.

Pesce sotto barca…

Nonostante sia così bello non ama essere fotografato: si dimena violentemente, libero dalle nostre mani lo tratteniamo per il finale, ma apre l’amo, lo raddrizza e ci saluta. Sono comunque felice, per quanto questi animali possano arrivare a taglie record di 240 libbre e questo fosse 30 o 40 libbre… era un signor pesce. Non averne la foto però mi rammarica, la foto delle catture obiettivamente ci fa godere, ci fa rivivere la soddisfazione ogni volta che la riguardiamo.

Il tempo stringe, un tarpon preso e zero foto. C’è il retrogusto amaro… ma siamo ancora in pesca e non è finita finché non è finita.

Passano decine di minuti, è quasi ora di andare quando il filo parte dalle mie dita, trattengo il fiato, chiudo l’archetto e recupero… canna in piega! Non tira come il pesce di prima, ma i salti sono inequivocabili: Tarpon! In breve è sotto barca, è più piccolo dell’altro, forse meno della metà, questa volta preso per la bocca è issato a bordo per un paio di foto!

Tarpon, Pietro Invernizzi, Miami

Rilascio perfetto, abbracci e sorrisi. Mentre planiamo veloci sulle acque della baia mi godo lo spettacolo di Miami di notte vista dal mare, mi godo la sensazione di libertà che ci regala il vento in faccia, sono felice dell’esperienza fatta e del nuovo pesce catturato e rilasciato. E’ un pesce che mi ha stregato. Stupendo da vedere e superbo nella lotta. Sogno di tornare un giorno a primavera ed insidiarlo come si deve, a spinning e a mosca! Magari sulle flats, sotto il sole e pescando a vista… bello fantasticare, non costa nulla. Intanto questo tramonto è stato un sogno e mi sento privilegiato per averlo potuto vivere.

Ancora due giorni davanti a me, ancora due giorni di Florida da vivere e … pescare!

Rock’n’Rod

 

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  • Per pescare a Miami: “Miss Britt Charters”, scrivere al capitano Ray Roscher – “ray@missbritt.com”, vedi anche missbritt.com

 

 

 

 

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