Chiedete a dieci pescatori cosa amano della pesca e avrete dieci risposte diverse. Per alcuni – una minoranza, ma consistente – pescare significa anche, se non soprattutto, competere con altri appassionati. Il mondo delle gare di pesca è ampio quanto la vastità delle acque che abbracciano il pianeta. Ci sono gare ragionevoli e divertenti. E ci sono poi situazioni in cui la competizione si fa esasperata, che finiscono per sfuggire di mano. Proprio di queste vogliamo parlarvi: risse con feriti, doping a bordo lago, squalifiche di concorrenti (con relativi “processi” sportivi) e vigili del fuoco costretti a intervenire per cigni feriti o scomparsi.
DAL CANALE ALL’OSPEDALE
Il caso più recente e notevole, che ci ha convinto a imbastire questo breve bestiario della gara di pesca, è la rissa scoppiata a Bagnolo San Vito. Durante una copetizione sul canale Gherardo, due pescatori hanno litigato sullo spazio a disposizione di ciascuno sulle sponde. Dall’iniziale “fatti più in là” si è presto passati ai ceffoni e quindi ai pugni, con un 63enne finito al pronto soccorso. La vicenda è ben raccontata, in tutta la sua idiozia, in un articolo della Gazzetta di Mantova che trovate QUI
DOPING AL LAGHETTO
La World Anti Doping Agency (Wada) – istituzione mondiale contro l’uso di sostanze proibite nello sport – nel 2014 ha stilato un report di 200 pagine. Un lavoro enorme, frutto di 280mila controlli eseguiti nelle competizioni dei vari spor, in tutti i Paesi aderenti al comitato olimpico internazionale. Sorpesa: nella pesca con la lenza è risultato positivo un concorrente su 10, fra quelli controllati. Peggio ha fatto solo il bodybuilding (13,7 percento di dopati accertati). Le sostanze a cui sono risultati positivi i pescatori agonisti sono per lo più i betabloccanti, che aumentano la concentrazione, impiegati anche negli sport di tiro. Ecco QUI un articolo serio e documentato sul tema del quotidiano la Stampa.
VIETATO FARE POLEMICA (E USARE COME ESCA IL PANE)
Particolarmente gustose sono le ragioni per cui si rischia l’esclusione dalle competizioni di pesca. Arcinoto fra gli appassionati di pesca in mare è il caso del campione mondiale Marco Volpi, escluso dalle competizioni dal 13 giugno al 13 luglio 2016 per avere rilasciato l’intervista che trovate QUI, in cui semplicemente criticava la Fipsas e la gestione delle gare in Italia. Ugualmente dibattuta nel web è – in altro ambito – l’esclusione del “signor Dori Luciano” dal Campionato Italiano Carpa, per avere usato come esca il pane (a detta di un avversario). A leggere i resoconti della vicenda – che trovate riassunta QUI – sembra di scorrere il racconto delle grandi inchieste che hanno scosso il Paese, da mani Pulite in poi: si parla poco di pinne e molto di “esposti”, “giudici”, “sentenze”, “ricorsi”.
CIGNO FERITO E CIGNO SCOMPARSO
Domenica 6 marzo 2016 le agenzie di stampa battono questa notizia: “ADRIA – Un cigno che non si trova più e un altro che è rimasto ferito: questo sembra essere il bilancio a seguito della gara di pescasportiva svoltasi domenica scorsa nel ramo interno del Canalbianco”. La cronaca della gara nel paese in provincia di Rovigo è da comiche. 80 pescatori che lanciano incuranti dei cigni, un uccello preso all’amo, un altro “rampinato” per un’ala, i vigili del fuoco costretti a intervenire. QUI una sintesi esaustiva dei fatti.
QUANDO SI SFIORA LA TRAGEDIA
Ci sono poi i casi – e non c’è nulla da ridere – di gare organizzate in luoghi decisamente poco adatti, con grande rischio per gli stessi partecipanti. Come in tutti gli sport riconosciuti (e la pesca lo è) le competizioni registrano infortuni anche gravi. Può succedere, è la vita. Ma succede più spesso se le gare vengono organizzate in tratti di fiume sovrastati a pochi metri d’altezza dai cavi dell’alta tensione (come potete leggere QUI).
IN CONCLUSIONE
Ci piacciono le gare di pesca? Di sicuro ci piace confrontarci con altri pescatori divertendoci. Lo facciamo a modo nostro al Pedrone’s Trophy, gara a forte componente goliardica con esche artificiali e catch&release totale che organizziamo ogni anno vicino a Milano per il compleanno di Pietro Invernizzi, uno di noi. E altrettanto di sicuro stimiamo chi vive la pesca in modo competitivo o addirittura professionale, nel rispetto dell’ambiente, dei pesci, delle regole e del buon senso. Altrettanto certo è che quando la pesca diventa una buona ragione per rovinarsi la vita – o anche solo una bella giornata – per noi, come direbbe Mara Maionchi, E’ NO.