Pesce vela a spinning. Il più bello, il più veloce

Pietro Invernizzi, Sailfish record, Pesce Vela

Pesce Vela, SailfishTi ho aspettato due anni.
Quando mi hai lasciato attonito e senza più speranza ho giurato a me stesso che sarei tornato da te.
Non ero pronto allora, avevo altre priorità, altre sfide. Nel mare intorno a te ebbi le mie grandi vittorie, c’era di che festeggiare, ma tu mi insegnasti a restare umile.
Per sei volte hai toccato la mia esca e per sei volte mi hai lasciato sconfitto.
Ti concedesti ai miei amici allora e a me no. Perché?

Mi avevi dato  una scusa per tornare, un nuovo sogno da cullare e una vendetta alieutica su cui intessere una fitta trama di pensieri per i mesi a venire…  Così dissi allora.
Sarei tornato motivato e preparato, ti avrei cercato e meritato appieno.

La voglia di rivincita ha dilatato l’attesa.
Due anni a riflettere su quale attrezzatura fosse quella giusta per la mia sfida, non solo per prenderti, ma per duellare con te in modo degno: c’è molto più di una cattura in un sogno di pesca!
Due anni a cercare di risparmiare per il viaggio mentre spendevo i miei soldi tra mille esche, mulinelli e fili.
Due anni a guardare il cielo chiedendomi se la luna e le maree avrebbero favorito il nostro incontro.
Questa lunga attesa, un giorno dopo l’altro sfogliati sul calendario, è servita anche come allenamento mentale: vedere e rivedere nei ricordi i sei attacchi sbagliati, esercitare la calma e la determinazione necessarie, calcolare l’eventuale ferrata e ipotizzare la migliore lotta possibile.
La tua emozione supera l’immaginazione.
La tua bellezza supera ogni aspettativa.
Sei il pesce più bello ed il più veloce di tutti i mari, sei il pesce vela.

Isola nel Mare Malgascio. MitsioSiamo appena usciti dall’aereoporto, c’è il sole, fa un bel caldo tropicale, stiamo per salire sul van e andare alla spiaggia, cosa potrebbe esserci di meglio? John, l’amico comandante che mi guarda e mi dice: <Sono entrati! Belìn ci sono i vela…>
L’abbraccio alla silhouette generosa di John è di quelli che danno soddisfazione, se già  ero felice ora sono elettrizzato.
E’ la prima ora di navigazione di sette giorni pieni di pesca, come una vera squadra armiamo velocemente tutte le canne, vertical jigging, light spinning, heavy spinning e, nel caso mio e di Francis, due combo speciali apposta per il Pesce Vela. Francis una Shimano Blue Romance 9 piedi per 80 grammi con mulinello Biomaster 8000 ed io una canna ancora più leggera, per cercare di realizzare il sogno nel modo più spettacolare: Shimano Colt Sniper 9 piedi da 2 once, con un Biomaster 8000 nuovo di pacca bobinato raso di Sufix 60lbs, finale fluoro 0,79 mm.
Avrei potuto scendere ancora di libbraggio con il filo, i pesci vela non cercano la profondità nella lotta e questo permetterebbe di pescarli anche con diametri veramente sottili, soprattutto se il comandante della barca è veloce a seguirli; ma non mi piaceva l’idea di tirare troppo per le lunghe il combattimento, né l’idea di rischiare la rottura del finale per abrasione o salto, la sfida “light” l’ho cercata sulla canna.
Il problema di una canna non troppo potente potrebbe essere la ferrata con ami da mare dal filo spesso, quindi ho trovato in VMC una serie di assist hook strepitosi per forma e resistenza in diametri sottili, assist hook appaiati e “dressati” con sexy flashabou.

Seaspin Ketc con ami e ancoretta VMC

Seaspin Ketc con ami e ancoretta VMC, la mia arma letale…

Ho una intera scatolona Plano piena di esche solo per il vela: waxwing, skipping lures di ogni forma e colore e anche qualche popper, needle e wtd. Monto quella in cui credo di più: un Ketc di Seaspin color crema, armato da me con doppi anellini, girella in testa e polipetto irresistibile sull’ancoretta di coda.
Stefano e Savino usano la canna da spinning pesante e montano rispettivamente un Ranger e un Waxwing color sardina, Francis un Ketc armato diversamente. La barca, il Blue Marlin, continua a navigare veloce, noi finalmente siamo pronti: quella al vela sarà la nostra prima azione di pesca in Madagascar!

In mare aperto tutti scrutiamo cielo e acqua, nell’aria cerchiamo il volo di un uccello che indichi la presenza di pesci in attività, tra le onde cerchiamo una piccola pinna nera, la piccola pinna dorsale di un pesce vela che con la vela chiusa.

 

Si naviga per interminabili decine di minuti senza vedere nulla. John dalla torretta di comando ha la visuale migliore, ma ogni tanto siamo noi a urlare per primi quando finalmente vediamo una pinna… Si cerca di arrivare vicino con la barca, non si usa nessun tipo di “teaser”, cioè non si richiamano i pesci con trucchi e trucchetti, no no, sarebbe troppo facile. Lanciamo più lungo che possiamo sotto gli uccelli in volo o dove abbiamo visto andare la piccola pinna nera.

Recupero regolare a galla e cuore in gola nell’attesa. Poi un vela decide di seguire, segue segue segue… urliamo eccitati e… rifiuta!   Altre volte lanciamo convinti e non si vede nulla, nulla, nulla… e all’improvviso un vela strepitoso appare sotto la barca, si inarca con la vela aperta e i colori più sgargianti dell’oceano, guarda l’esca con i suoi grandi occhi a due metri da noi e sparisce in un attimo.
L’adrenalina di tutti è alle stelle, ma i pesci che avviciniamo sono sospettosi. Sono passate alcune ore, si alza il vento, il mare si increspa e si fa più scuro. Cambia tutto. Avvistamenti ed inseguimenti diventano più frequenti!
Lancio sulla traiettoria di una pinnetta lontana, recupero il ranger, la pinna segue… segue… trattengo il respiro, è un bellissimo vela, è arrivato sotto bordo, vicinissimo a noi, non ho più filo in bobina, il vela non sembra in alcun modo voler attaccare, Savino, al mio fianco a prua, accelera il suo recupero per affiancare la sua esca alla mia, la ferma, il waxwing in caduta oscilla, “wobbla”, il vela lo nota, si gira ed istantaneamente attacca! Savino ferra e quello che segue è puro spettacolo!  Savio lotta con il Pesce Vela

Lo chiamano “tailwalk”, quando un pesce avanza fuori dall’acqua usando solo la coda… il pesce vela parte a mille chilometri orari fuori dall’acqua, prende distanza dalla barca, compiendo una traiettoria ad arco, Savio non riesce a stargli dietro con il mulinello, il filo è in bando nonostante John con i motori al massimo cerchi di portarsi in linea retta, i salti proseguono, il filo si tende e inizia la lotta!
Non dovrebbe durare molto, la resistenza non è il punto forte dei pesci vela, e invece i minuti passano e non capiamo perchè Savio non riesce ad avvicinarlo. Dopo una mezz’ora mi passa la canna perché ha troppo mal di schiena, non ce la fa più…  vorrei infierire su questo punto, vista la celebre baldanza del vecchio maestro, ma sorvolerò…  Con fatica e altri dieci o quindici minuti riesco a portare il pesce a bordo barca e diventa chiaro perché fosse così tenace: in qualche salto l’esca si è sfilata dalla bocca ed infilzata a metà corpo!
Savino molto elegantemente dichiara che questo pesce è “preso a metà”, gli sono grato del gesto d’amicizia e sono molto felice di aver condiviso la cattura con lui, ma so che non è così, assolutamente no, questo è il suo vela, il mio deve ancora arrivare…

Una lunga storia di amicizia e pesca...

Una lunga storia di amicizia e pesca…

Non passa molto tempo quando, al massimo della concentrazione, vedo una spada emergere sulla mia esca e una grande bocca inghiottire l’esca, niente spadata preliminare, niente esitazioni… ferro, tra le mie mani due anni di attesa in un istante! La canna si flette oltre ogni limite creduto possibile… sembra debba esplodere, ma forse ho azzeccato i calcoli regolando la frizione del mulinello, o forse gli dei sono con me: la canna non esplode, la frizione sibila e il filo ad uscire a velocità supersonica dalla bobina.

Il vela parte, canna bassa e inizia la lotta!

Il vela parte, canna bassa e inizia la lotta!

C’è!  Gli altri hanno già recuperato e fanno il tifo per me, io sono concentratissimo e al colmo della felicità. Bestemmio la mia stupida idea di fare il vela a “light” vedendo la piega mostruosa della “cannetta”, sembra impossibile poterlo stancare e recuperare. Ma resto lucido, non voglio sbagliare nulla, tengo la canna bassa come stessi combattendo una trota tra le correnti, non voglio vederlo saltare, ogni salto tutti in barca facciamo un coro estasiato di <Oooohhh!> ma io tremo all’idea si slami.

La Coltsniper, stupenda canna Shimano, in piega sul grande Pesce Vela

La Coltsniper, stupenda canna Shimano, in piega sul grande Pesce Vela

In questo la canna lunga e non rigida è un grande vantaggio, asseconda i salti, quando invece il pesce comincia a rallentare ed essere stanco diventa un enorme limite perché “pomparlo” non funziona un granché, la barca un po’ mi aiuta avvicinandosi e per il resto rischio il giusto tirandolo con tutto quello che l’attrezzatura può dare… E’ sempre più vicino, gli sporadici salti sono meno alti ed io accarezzo mentalmente un nuovo sogno realizzato.

Salto del grande pesce vela

Salto del grande pesce vela

 

Salto del grande pesce vela

Un altro salto…

E’ sotto la barca, grande, coloratissimo, maestoso! Lo avvicino alla murata… Thierry, il mate di bordo, sfiora con la mano il terminale in fluorocarbon, raggiunge il rostro del vela e lo afferra, urlo:  <Presoooooooo!>
Apro l’archetto del mulinello e spalanco il mio sorriso più grande. E’ tutto semplicemente perfetto!

record sailfish spinning grande pesce vela

 

Liberiamo i due ami assist che si erano abbracciati intorno al rostro. Francis, fratello di vela già dal viaggio di maturità in Messico nel 2001, scatta foto memorabili, tengo stretto il mio sogno realizzato, la sua spada ormai arresa tra le mie mani. Come pesce vela è di taglia importante e l’ho preso come avevo progettato di fare. Non penso neanche per un attimo di toglierlo dall’acqua, voglio che soffra il meno possibile. Guardo la sua livrea dipinta e la perfezione di ogni sua forma, il suo grande occhio sinistro mi guarda, sembra sempre più consapevole e vivo, è riossigenato, riprende l’assetto ed inizia a nuotare accanto alla barca, lo accarezzo con la mano libera e apro quella che lo tratteneva: sparisce in un istante in fondo al mare. 

Anche il più esteta libertino, con un poco d’esperienza, ha imparato che la grande bellezza non può essere posseduta. Non può che essere afferrata pochi attimi. La si incontra raramente nel corso di una vita e bisogna essere capaci di osservarla senza pretendere di possederla.
Così il pescatore che cerca l’inafferrabile meraviglia della natura nelle creature più strabilianti, quando incontra il pesce vela non può non riconoscere la sua grande bellezza.
Cattura e rilascio sono un’unica parola, un unico nome che fissa il ricordo dello strepitoso incontro.
Come il colore della livrea del pesce si perderebbe immediatamente con la morte, così si ucciderebbe la bellezza dell’esperienza guardando gli occhi spenti della preda.
Foto, video, racconti, non restituiranno mai la potenza del momento vissuto, ma è quanto di meglio possiamo fare per rivivere nella memoria tanta gioia, lasciando all’immaginazione la possibilità di inseguire ancora la bellezza nell’immensità degli oceani.  

 

Per oggi io non pescherò più, ma nel poco tempo che resta non ci sarà spazio per altre catture, si naviga verso un arcipelago di isole dove da domani mattina daremo la caccia ai GT e ad altri mille pesci predatori!
I vela, forse, li incontreremo al ritorno.

Il trimarano "Sésame", la nostra casa sull'acqua... il paradiso!

Il trimarano “Sésame”, la nostra casa sull’acqua… il paradiso!

Così è, l’ultimo giorno sulla via del ritorno ci dedichiamo ancora al vela.

Io sono molto rilassato, la settimana è andata strepitosamente ed il mio sogno vela è già incorniciato. Prenderne un altro non farebbe la differenza. D’accordo con Savino lasciamo i primi lanci a Francis e Stefano, come è giusto che sia.
Ma complice la luna piena l’attività è molto limitata, ne vediamo pochi e quelli che riusciamo ad alzare rifiutano sempre le nostre esche.
Stefano ha un bell’attacco, ma la sua ferrata va a vuoto e l’esca è scaraventata in barca. Poco dopo io ho un inseguimento strepitoso, spadata sul ranger sotto barca, ma il vela sfila accanto all’esca senza afferrarla.
A poppa Francis pesca leggero, con la stessa esca che gli ha regalato il suo primo vela a spinning due anni fa. Anche allora eravamo insieme e conservo con gioia la foto di noi e quel pesce.
Thierry lo chiama, gli dice: <Lancia Dietro> – lui vede la pinna e lancia perfettamente – a qualche metro dal pesce.
Il vela si allinea all’esca e attacca in modo deciso. Aspetta, respira, blocca il mulinello e ferra. <C’è!>

Francis ha ferrato il suo vela!

Francis ha ferrato il suo vela!

La sua lotta ha inizio ed uno spettacolare video (prossimamente sui nostri canali N.d.R.) riprende tutta l’emozione della canna piegata, la frizione che canta, la squadra che fa il tifo e, soprattutto, i salti del vela, meraviglia delle meraviglie per un pescatore!
E’ una storia a lieto fine, anche Francis non salpa la sua cattura a bordo ed il rilascio in acqua è perfetto!  Il vecchio Frank ha colpito ancora.

Pesce Vela e Francis 2017

 

 

 

Chiudiamo così il viaggio, con un ultimo vela dell’ultimo minuto, pacche, abbracci e la profonda consapevolezza di essere privilegiati, di aver vissuto una settimana indimenticabile in posti di una bellezza indescrivibile con amici degni di questo nome con cui è un autentico e profondo piacere condividere emozioni.

Adesso dai ricordi nascono nuovi sogni, sogni che nuotano veloci tra i nostri pensieri, si nutrono di immaginazione, forse si dirigono verso altre acque, forse risalgono verso i fiumi dove tutto questo è cominciato per noi; una cosa è certa, pescare è un modo meraviglioso per vivere e capire la vita!

Rock’n’Rod

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