Pescare Carpe a Spinning!

Pietro Invernizzi Carpa record big carp spinning

Pietro Invernizzi Carpa record big carp spinningEra successo tanti anni fa che, mentre pescavo trote in Adda, la frizione del mio mulinello partisse a mille all’ora, la canna da 21 grammi si piegasse all’estremo ed il mio cuore rischiasse l’infarto credendo nella marmorata del secolo. Dopo pochi secondi però una “spanciata” tradì un grande fianco dorato nelle torbide acque del fiume, capii subito che si trattava di una carpa! Fu una lotta clamorosa, a quei tempi in bobina avevo il Nylon dello 0,20 mm e ci volle parecchio per catturare quella balena. Era una carpa regina di 65 centimetri. Aveva mangiato un piccolo crank, sì, una “hard bait“, un pesciolino di legno!

A quei tempi ero convintissimo che fosse impossibile che le carpe abboccassero a spinning e, per timore di essere preso per bugiardo, dissi ad amici e conoscenti di averla “rampinata” per sbaglio. Io sapevo che la verità era un’altra. Nei mesi e negli anni seguenti venni a sapere che succedeva di quando in quando a diversi spinners di allamare carpe, quindi carpe abboccate come la mia! Soprattutto quando queste erano in frega.

Oggi molti pescatori, sopratutto pescatori da laghetto pesca sportiva, oppure molti frequentatori di canali e canaletti, insidiano le carpe a spinning, anche lontano dai periodi di frega, usando per lo più piccole esche di gomma, imitazioni di vermi, di vegetali colorati e profumati, talvolta piccoli pesciolini che integrano l’apporto proteico della dieta delle grandi carpe.  Con questa lunga premessa vi racconto come una grassa carpa regina ha fatto svoltare una lunga pescata infruttuosa in una giornata di pesca memorabile! Miracolo dello spinning nel grande fiume Po.

Lancio a spinning pietro invernizzi

Ieri Marta ed io siamo arrivati al grande fiume dopo un grande pranzo in trattoria, erano le tre e venti del pomeriggio quando ho fatto il primo lancio. Al terzo lancio da riva, da quel punto preciso dove l’acqua “sorride” innanzi all’enorme spiaggia di sabbia, una botta tremenda mi ha piegato la canna… <Marta, aspione!> ho gridato subito. Ha abboccato mentre tenevo in pesciolino finto in trattenuta, contro corrente a circa venti o trenta metri da me. Stavo cercando aspi ed un grande aspio ha risposto!

La frizione del mulinello non partiva, piuttosto gracchiava un poco a tratti, mentre la piega della canna sussultava. Il grande pesce argentato ha aggallato, mostrandomi l’arco della sua schiena e la sua pinna dorsale, ritta verso il cielo come quella di uno squalo. L’ho contrastato contro corrente… libero. Puff! Fine della magia, canna dritta e, dopo aver recuperato, ho scoperto che dritti erano anche gli ami dell’ancoretta ventrale dell’esca. Stupidamente avevo la frizione troppo chiusa e, ancor più stupidamente, non l’ho aperta dopo l’abboccata.

Lo sconforto ha lasciato subito spazio alla speranza: “Oggi sarà un grande pomeriggio ad aspi, al terzo lancio subito un gran pesce… ci divertiremo”, così ho pensato e, mentre pensavo, una barca a motore sfrecciava veloce a pochi metri da me. In breve ne è passata un’altra, poi un’altra… un traffico che neanche nel Canal Grande di Venezia. Non ho più sentito un’abboccata, il nulla totale. Negli occhi è rimasto il fascino di uno spettacolare tramonto sul Po, una bellezza straordinaria condivisa questa volta con una compagna di pesca di eccezione: mia moglie.

Pescare nella magica atmosfera del Po

Pescare nella magica atmosfera del Po

Oggi mi sveglio ben prima dell’alba, come regalo di compleanno ho scelto di passare un weekend sul Po, e siamo in un bellissimo agriturismo proprio in riva al fiume. Lascio Marta a dormire beata, mi vesto determinato a tornare “sul luogo del delitto” di ieri, a quest’ora non ci saranno barche e troverò sicuramente un bel branco di super aspi…

La nebbia è fitta, nella luce dei fari della macchina sembra qualcosa che puoi toccare, come zucchero filato; la campagna è immobile e spenta. E’ buio pesto, le luci di un bar aperto sembrano un miraggio in questo silenzio ovattato dai toni grigi e bianchi. Dentro c’è calore, luci colorate, una tivù accesa appesa alla parete e due signori che scherzano in dialetto con la simpatica e vivace barista cinese, un quadro surreale nel contesto in cui è calato.

Pescando nella nebbia...

Pescando nella nebbia…

Arrivo al fiume, parcheggio e mi incammino lungo il sentiero. Lo spiaggione non esiste… esistono solo quei pochi metri quadrati intorno a me, il resto è nebbia fitta, fittissima. Il “nulla” della “Storia infinita“.

Un passo alla volta raggiungo l’acqua… si vede solo una piccola porzione di liquido plumbeo e silente che scivola con piccoli disegni superficiali, trascinando verso valle, di tanto in tanto, qualche legnetto o qualche plastica sospesa. Arrivano da chissà dove e vanno chissà dove. L’alba è solo un aumento lieve della luminosità lattiginosa. Non trovo affatto il punto dove l’acqua “sorride”. Cammino in lungo e in largo, solo, apparentemente solo al mondo, lungo la spiaggia.

Lancio a caso davanti a me. Non vedo dove cade l’esca, ma recupero pieno di speranza.  Poi faccio qualche passo e lancio di nuovo. Così passano due ore, ore in cui aspetto si alzi la nebbia, ma questo non succede. ore in cui sento sempre più freddo, è l’umido che entra nei vestiti, nella pelle, nel sangue e nelle ossa. E’ la nebbia che mi attraversa come fantasma.

La luce aumenta appena, entro in acqua a piccoli passi, mi immergo in quel mistero fino quasi alla cintura; adesso so di essere nel punto giusto, ho riconosciuto le orme del giorno prima sul bagnasciuga.  Essere in acqua, nel grande fiume che corre, senza vedere nulla che non sia nebbia a più di dieci metri tutto intorno è qualcosa di inquietante. Neanche il suono di un pesce, men che meno un’abboccata. Ultimi lanci, voglia disperata di caffé e di calore.

Freddo e umido non ti temo!

Freddo e umido non ti temo!

Sulla strada la nebbia si è alzata, mi accoglie una sontuosa colazione, tre torte, succhi di frutta e tanto caffé bollente; poi anche pane e affettati, altro caffé e siamo pronti a vivere il pomeriggio del Po.

Ci portiamo parecchi chilometri più a monte lungo il fiume, grazie al prezioso suggerimento di un amico, ci muoviamo sicuri in un dedalo di strade sterrate tra i campi, facciamo molta strada fino a raggiungere un nuovo grigio spiaggione, mai visto prima. La natura è più selvaggia qui, guardandosi intorno dalla riva, si vedono solo sponde di terra, ghiaia ed alberi a perdita d’occhio. La nebbia ha lasciato definitivamente il posto ad un sole pallido, velato di foschia. Camminiamo lungo il ghiareto verso valle, pescata esplorativa: lancio, recupero, cammino venti metri a valle, lancio, recupero, cammino venti metri a valle. Cerco aspi, non trovo nulla.

Marta pronta a pescare!

Marta pronta a pescare!  …ma poi si limiterà a leggere un libro… 🙂

La passeggiata si interrompe, a valle il ghiareto lascia il posto ad una riva molto fangosa, questa è lambita da acque lente e profonde e la sponda oltre è una prismata ripida. Prima di tornare verso la macchina però, dichiaro solenne: <Questo è un posto da perca! Adesso prendiamo un perca>. La canna è sempre la stessa, la mia fida GLoomis NRX 5/16 di oz, il mulinello è d’eccellenza, stella 4000, bobinato a trecciato Sufix 20lbs, terminale lungo in fluorocarbon dello 0,30mm; moschettone “jack” e, questa volta, non più pesciolino in legno ma pesciolino in gomma con testa piombata! Lo lancio, aspetto che tocchi il fondo e lo recupero a saltelli. Aspettando il “vampiro”, il lucioperca.

Dopo pochi lanci, mentre sollevo la canna per il “saltello” dell’esca sul fondo, la canna si piega violentemente. La tengo con forza mentre la frizione inizia a sibilare!  <Siluroooo…>, grido a Marta che sta leggendo tranquilla il suo libro seduta su un vecchio tronco.

Combattimento con Carpa Regina a spinning! light tackle!

Combattimento light tackle!

Cos’altro potrebbe essere? La cannetta non è nuova a queste sfide estreme, ma la tensione è alta, l’attrezzatura è portata al limite, la frizione del mulinello regolata al limite dei carichi di rottura e, quel che è più importante, la canna deve essere manovrata in modo da assecondare le fughe violente, abbassandosi in fretta e seguendo i movimenti destra, sinistra, per poi contrastare decisa i momenti di esitazione del pesce, alzandosi e facendo leva sulla “schiena”, cioè sfruttando tutta la potenza della progressione parabolica, stancando sempre il pinnuto. Senza mai dargli tregua, facendogli tirare fuori il filo dal mulinello nelle fughe, tirandolo a noi con la piega della canna nelle pause, quindi “pompandolo” come si fa nei combattimenti ai grandi predatori di mare per recuperare preziosi metri di filo.

La lotta all’inizio sembra impari e ci si rassegna alla sconfitta, ma appena il pesce ci lascia guadagnare qualche metro di filo torniamo a crederci e la concentrazione è massima.

Dopo alcuni minuti il furioso combattente aggalla, è molto più corto di quanto pensassi, ma è massiccio, ha una pinna sulla schiena e riflessi dorati. <E’ una carpaaaa!> ; intravvedo lo shad in bocca e sono ancora più emozionato: <Ha mangiato! Ha mangiato!> Marta si emoziona con me, non credo abbia ben capito perché mi fa tanto piacere, ma riprende con il telefonino la fine di questo combattimento e partecipa all’azione; in cuor suo sa che le toccherà sentire il mio racconto ripetuto mille volte…

Il pescione dorato è tenace, si capisce che la lotta volge al termine perché non riesce più a fare lunghe fughe, gira a tre o quattro metri dalla sponda, ma appena arriva quasi a portata di guadino scoda, si volta e si allontana di nuovo. Ogni volta rischio l’infarto, la canna si flette, la frizione urla e tutto rischia di spezzarsi… Questa volta è più vicina, mi chino e in un lampo la guadino! Mollo la canna nel fango e con due mani alzo la rete! Presa! Pietro Invernizzi Carpa record big carp spinning

Sono 86 centimetri di Carpa Regina, presa a spinning “light”… una cattura bizzarra che si è ripetuta a distanza di anni, ma questa volta un nuovo “importante” personal best, la mia “carpa record”! Ha letteralmente aspirato uno shad che uso spesso a trote, il mitico So Run Shad della Storm, con una robusta testa piombata da 14 grammi. Facciamo belle foto e video del release. Siamo felici ed io sono coperto di fango per aver guadinato e rilasciato il pesce su quella sponda scivolosa e infida.  il Po al Tramonto

Il sole è basso ma c’è tempo per gli ultimi lanci… insisto pensando al grande perca e, come fosse una conferma degli dei della pesca al loro servo devoto, un’abboccata timida mi scuote: è un piccolo perca quello che è abboccato questa volta all’esca di gomma, è effettivamente l’atteso lucioperca che fotografiamo e rilasciamo prima di tornare alla macchina e quindi a Milano.  Perca a spinning in PoGrazie grande Fiume Po, grazie Marta di avermi regalato due giorni di emozioni alieutiche e grazie grande Carpa Regina, ammetto che mi sei sembrata bellissima con la tua veste d’oro, i tuoi grandi occhi dolci e quelle pinne spesse e possenti; un elogio a te Cyprinus Carpio, un tributo raro detto da uno spinner, da un “pescatore a cucchiaino”.

Rock’n’Rod

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