La moda, come quasi tutte le mode che riguardano le attività all’aria aperta, arriva dagli Stati Uniti. Sui social network l’hashtag è #bikefishing . Il concetto è semplice: andare a pesca in bicicletta. Bella scoperta, direte voi. I vecchietti sul Naviglio Pavese lo fanno da sempre: pedalano a velocità da ruminante, appoggiano la bici al parapetto, montano canna e galleggiante e fanno strage di cabasi (ossia cavedani). Ma quando le cose le fanno gli americani: 1) si crea un mercato 2) un sacco di gente in tutto l’occidente ci si butta a pesce.
LE BICICLETTE
I supereroi del Bikefishing (di cui più avanti faremo un piccolo elenco) scelgono per lo più biciclette da mountain bike, che permettono di raggiungere anche i punti più inaccessibili del fiume. Oppure bici da cicloturismo o da ciclocross, che se la cavano fra boschi e sterrati ma che grazie a un’impostazione più “corsaiola” sono veloci anche in strada. In pratica consentono di uscire di casa pedalando, fare 50 o più chilometri di avvicinamento rapido (gamba permettendo), scorrazzare sull’argine del fiume e tornare indietro in sella. Senza mai muovere la macchina. Un ottimo modello di bicicletta “da pesca”, non troppo cara, potrebbe ad esempio essere la Cinelli Hobootleg, che può essere caricata di bagaglio come un mulo.
GLI ACCESSORI (per la bici)
Scorrendo le immagini pubblicate dai bikeanglers noterete che le biciclette sono “pistolate” con ogni sorta di orpello. Portapacchi anteriori e posteriori, portaborracce supplementari, fasce e fascette rigide per ancorare al telaio il tubo portacanna, resistenti borse laterali per portare scarponcini (o addirittura waders) e attrezzatura da pesca. Se, come vi abbiamo raccontato in passato, andare a pesca in moto è molto agevole, in bici la necessità di contenere pesi e ingombro impone uno studio attento del bagaglio. Per farvi un’idea delle possibilità di allestimento e trasformazione della vostra bicicletta in assetto “pescasportivo”, il consiglio è di fare un giro sul sito della ditta tedesca Ortlieb.
L’ATTREZZATURA (da pesca)
Come avrete notato guardando le immagini di corredo a questo articolo, la quasi-totalità dei bicipescatori sceglie come tecnica la mosca. Un po’ perchè fa figo. Un po’ perchè è la tecnica che più si è affermata fra i generici amanti delle attività outdoor, come dimostrano gli investimenti in linee flyfishing di aziende come Patagonia. Un po’ perchè pescare a mosca è bello, l’attrezzatura è leggera ed è una tecnica rispettosa dell’ambiente, al pari delle uscite in bicicletta. Ovviamente spostandosi in bici conviene scegliere canne con sezioni non troppo lunghe, portare con sè poche e selezionate scatole di artificiali e – se possibile – lasciare a casa i waders. In commercio ci sono decine di scarponcini semianfibi ad asciugamento rapido che permettono di entrare e uscire dal fiume senza stivali da guado. Ne esistono anche di leggerissimi, pensati per essere indossati senza calze, come le avveneristiche Merrel Maipo.
I PIONIERI
Se avete Instagram, alcuni bicipescatori da seguire per farvi un’idea sono: @PathLessPedaled @RodAndRoad @locust70 @swift_getlost_academy @rustychain @beardsandgears. Se non avete Instagram, scaricatelo e non ve ne pentirete. Altrimenti cercate su Google in inglese “bike fishing” e qualcosa salta fuori. Padre spirituale di tutti i bicipescatori del globo è senz’altro Chris Froome, campione keniano/britannico di ciclismo. Non va a pesca in bicicletta, visto che solitamente va molto di fretta, ma fra un Tour de France e una Vuelta passa buona parte del tempo libero a pesca. Tecnica preferita: bolentino dalla barca. (Ndr: Volete sapere da chi sono state scattate le foto in questa pagina? Nella gallery qui sotto potete vedere le immagini nella loro “collocazione naturale”)
GLI ITINERARI
Sugli argini dei fiumi e dei canali, nel Nord Italia soprattutto, negli ultimi anni stanno nascendo centinaia di chilometri di nuove piste ciclabili. Questo consente di raggiungere comodamente anche luoghi inaccessibili con l’auto. Nell’area milanese, il territorio che conosciamo meglio, sia il Naviglio Grande sia il Pavese sono affiancati da percorsi ciclabili di qualità (oltre a essere pieni di cavedani, pighi, barbi). Le sponde del Ticino e dell’Adda sono attraversate da sentieri fuoristradistici di difficoltà variabile. E sul Po i tracciati ciclabili segnalati sono decine, in parte raccordati fra loro. Vi state chiedendo se il fiume che più amate è attraversato da un percorso ciclabile? Provate a dare un’occhiata QUI oppure QUI.
Bene, l’essenziale sulla pesca in bici ve lo abbiamo detto. Ora sta a voi.
Buona pe … dalata!