Fishing in Alaska – Terza ed Ultima Parte – Pescare con gli Orsi

Red Salmon & Gloomis Nrx 10 #8
Red Salmon & Gloomis Nrx 10 #8

Orso GrizzlyKing Salmon non è solo la specie più poderosa di tutti i salmoni, è anche il nome della cittadina più piccola che io riesca a immaginare, conosciuta in Alaska soprattutto perché da qui partono molti idrovolanti verso le Isole Aleutine ed altre terre remote del profondo ovest del mondo.

E’ qui che faremo scalo tra Anchorage e il Brooks Lodge, la nostra destinazione dentro il Katmai National Park, uno dei soli due luoghi dove sia possibile pernottare nell’intero parco, parco la cui dimensione è difficile da immaginare per un europeo… enorme. Gli uomini lì sono ancora piccoli piccoli esploratori in un vasto mondo selvaggio. 

 

Grizzly in pesca!

Grizzly in pesca!

DAY 10 – FACCIA A FACCIA CON IL GRANDE GRIZZLY

Il barbutissimo pilota dell’idrovolante ci fa salire uno ad uno su una pesa mentre sorseggia con calma la sua grande tazza di caffè bollente, valuta così dove dobbiamo sederci, Marta, io ed altri due passeggeri nella piccola cabina del glorioso aeroplano che una targhetta sulla fusoliera mi dice essere del 1947… Speriamo bene!

Il rumore del motore è assordante ma il movimento sull’acqua è dolce, molti meno scossoni di quanto pensassi mentre prendiamo velocità sul fiume, i grandi pattini di alluminio sbattono lanciando spruzzi sempre più lontano fino a quando si staccano dall’acqua e l’aereo sale, e  sale ancora, con rumore sempre più sordo il motore ci spinge in alto sopra un oceano di foreste a perdita d’occhio, attraversate solo da qualche fiume, lago o schiena di roccia nuda.

Sorvolando il Katmai in idrovolante

Sorvolando il Katmai in idrovolante

L’atterraggio sul lago è altrettanto morbido, ci avviciniamo poi delicatamente fino ad una lunga spiaggia, dove i pattini del piccolo aereo si appoggiano sui ciottoli della riva ed il motore si spegne, riconsegnandoci alla pace dei sensi che si respira in tutta l’Alaska.

Una bella donna ranger, con tanto di coda di cavallo, divisa verde e cappello a tesa larga, come quelle dei campeggi dei fumetti Walt Disney, esce dalla foresta e si avvicina sorridente: <Benvenuti! Seguitemi…>

Dopo pochi passi di sentiero siamo al Brooks Lodge, un posto meraviglioso dove i pochi fortunati ospiti, una trentina massimo, dormono in minimali ma confortevoli cabine di legno nei dintorni dell’unico edificio più grande, una Hall dove tutti ci si ritrova per mangiare e chiacchierare, l’unico luogo dove il cibo è concesso: una grande stanza rettangolare di legno massiccio con lunghe tavolate, preceduta all’ingresso da un camino circolare di pietra, circondato da alcune comode poltrone. Lasciate ogni alimento o voi che uscite, altrimenti rischiate la pelle con gli orsi… questa una delle regole del posto, una delle regole che il ranger ci spiega in un breve corso obbligatorio per poter stare nel Katmai National Park. I principi basilari sono: i grizzly se non ne hanno motivo non ti attaccano, devi parlare sempre ad alta voce o cantare per far sapere agli orsi dove sei e non sorprenderli, se ne incontri uno lasciagli il passo: allontanati camminando perpendicolarmente alla sua direzione, se hai un pesce in canna taglia il filo più velocemente possibile e soprattutto mai, ma proprio mai, scappare!

I grandi grizzly riconoscono ciò che scappa come preda, poi corrono fino a sessanta chilometri all’ora, veloci come cavalli, nuotano e si arrampicano sugli alberi… non scappare. Voce alta e allontanarsi con calma, mai stare a meno di cinquanta metri dagli orsi per non infastidirli.

Fish on! Salmone in canna

Fish on! Salmone in canna

 

Ok lezione ricevuta, quindi che si fa? Quel che si vuole. Il 95% dei visitatori cammina sui sentieri principali, raggiunge le torrette di avvistamento sopraelevate, si mette al sicuro sopra di esse e aspetta di vedere gli orsi passare per fare fotografie… ma nulla vieta di andare in giro liberamente per il vasto parco, fare trekking nella foresta, pescare i torrenti o i laghi…

<Amore guarda la cartina, c’è un lago a meno di un’ora di cammino da qui da cui parte il torrente che arriva qui vicino al Lodge! Andiamo fino a là e scendiamo lungo il fiume, che ne dici?>

Bear Grizzly, mom and cub

Bear Grizzly, mom and cub

Marta accetta, lasciamo i bagagli nella nostra cabina sulle cui pareti sono evidenti i segni delle unghiate degli orsi, sul serio, quindi ci prepariamo all’escursione e usciamo. Dopo neppure cento metri di sentiero vediamo due turisti intenti a fare foto, guardiamo e… eccoli! Ecco un orso, anzi due, c’è un piccolino. <Che belli! Sono un’orsa ed il suo cucciolo!> Incredibile, sono vicinissimi al lodge e ad un centinaio di metri da noi. <In questo periodo sono spesso da queste parti> ci dicono i turisti, ammiriamo lo spettacolo per un po’, il tempo di comprendere che sta succedendo davvero e che quindi veramente da queste parti ci sono tanti orsi… te lo possono dire mille volte, ma finché non lo vedi non lo “senti”.

Camminiamo felici, divertiti e spaventati come bambini lungo il sentiero nella foresta, parliamo di scemate ad alta voce, cantiamo e battiamo le mani. Marta preferisce intonare frasi intelligenti come: <Orsi, Orsettiiii, noi siamo quiii!>, io invece preferisco ripetere <Yoghiiii Bubùuuuu>, sembriamo due cretini…

 

jumping salmon, pietro invernizzi, fly fishing in Alaska

jumping salmon!

Il lago è decisamente grande, grande parecchi chilometri, non c’è ombra di abitazioni né di altri uomini nei paraggi, piuttosto vedo schienare in superficie dei grandi pesci! Mi esalto, stendo un po’ di coda, entro qualche passo nell’acqua e inizio a lanciare un grande streamer arancione e nero. Marta alle mie spalle si gode il paesaggio, mi scatta qualche foto e continua i suoi canti preoccupati.

Tra una strippata e l’altra la coda si tende ad una velocità fulminea e una botta tremenda piega la dieci piedi fino al manico! Presto ho fuori tutta la coda e il mulinello sfriziona sul backing!

GLoomis NRX 10 #8 fighting a salmon!

GLoomis NRX 10 #8 fighting a salmon!

La furia all’altro capo della lenza rallenta, io pinzo il backing con le dita contro il fusto della canna per fermare il pesce, ci riesco ma lo porto a saltare… uno splendido salto contro luce lontano da me. Non si slama, inizia un tira e molla di puro godimento alieutico. Dopo alcuni minuti è a riva, non è enorme ma è un signor Sockeye, piuttosto fresco nella risalita, un bellissimo Red Salmon che ha mangiato lo streamer… forse l’unico davvero abboccato dei tanti che prenderò da qui a poco.

Foto di rito e rilascio. Red Salmon a mosca: preso.

Pietro e Red Salmon a mosca

Pietro e Red Salmon a mosca

Costeggiamo il lago fino a dove l’acqua si increspa e si rompe in una piccola cascata, è il punto da cui parte il torrente che arriva vicino al Lodge qualche chilometro più a valle.

Il torrente è largo tra i dieci e i venti metri, profondo tra i cinquanta centimetri ed il metro, salvo in certe buche dove forse arrivava a massimo due metri. Acqua fredda e limpidissima, fondale pulito di ciottoli, qualche grande sasso ben levigato e qualche tronco di pino caduto.

Cammino nell’acqua a pochi metri dalla riva, Marta mi segue lungo la sponda, nel torrente si offre ai nostri occhi uno spettacolo: centinaia di salmoni rossi nuotano in risalita! In mezzo a loro riconosco qualche pink salmon, sono un mar rosso, sono un fiume dentro il fiume… se resto fermo un minuto o due posso vedere nuotare tra le mie gambe pesci da uno due o anche tre chili… è meraviglioso! Provo a pescarli lontano da me, a ninfa o a streamer, ne prendo alcuni, sono fieri combattenti, ma purtroppo in così poca acqua il rischio di incocciarli e rampinarli per sbaglio è altissimo anche solo perché l’amo si incastra tra le loro pinne.

Sto recuperandone uno piuttosto tenace che mi obbliga a scendere la corrente una decina di metri per non spezzare il finale, lo porto a riva e mi preparo a scattare una foto, Marta mi ha quasi raggiunto quando sentiamo un rumore di rami spezzati sull’altra sponda seguito da un fortissimo tonfo nell’acqua!

Grizzly Bear

Grizzly Bear

Un enorme orso scuro si è tuffato nel torrente davanti a noi… Io ho ancora il salmone tra le mani ed effettuo il rilascio più veloce della mia vita, lo lancio in acqua e alzo le mani come se mi avessero puntato una pistola, Marta come un gatto è già balzata dietro di me… Ma apparentemente il grande animale ci ignora completamente! Mentre io smonto veloce la canna, lui si tuffa in acqua, si ferma in piedi su un sasso, guarda l’acqua cercando salmoni, si tuffa ancora, ci cammina dentro con la testa immersa… passata la prima paura ci godiamo la scena, a dirla tutta è piuttosto buffo! Certo la sua mole, gli enormi muscoli, i denti e gli artigli non ci fanno rilassare troppo, come invece potrebbe succedere a guardare quelle orecchiette tonde e pelose e la sua goffaggine nel saltare a destra e a sinistra cercando un pesce!

Risale il torrente fino alla cascatella, noi immobili lo osserviamo e scattiamo delle foto, siamo a circa cinquanta metri adesso, posizione di sicurezza.

Attraversa il torrente a monte, all’altezza della cascatella… noi iniziamo a guardarci alle spalle per capire se possiamo indietreggiare nella foresta.

Inizia a scendere lungo la sponda, la nostra stessa sponda, camminando a quattro zampe ci sta venendo incontro…

Grizzly in pesca!

Grizzly in pesca!

Un brivido ci attraversa la schiena, ripetiamo ad alta voce “Orso, Orsetto,Yoghi Bubùuuu” e altri potenti incantesimi e indietreggiamo una decina di metri tra gli alberi.. <Dov’è? Lo vedi?> mi chiede Marta dietro di me, <Non ancora, ma sta scendendo velocemente… tra poco ci sarà davanti…>

Eccolo. Dieci metri davanti a me un grande grizzly dal pelo scuro cammina quattro zampe sulla riva. Mi sente. Si alza in piedi sulle due zampe posteriori e mi guarda fisso negli occhi… In quell’istante un lampo di irrazionalità mi coglie, faccio un balzo all’indietro come per scappare, ma subito mi fermo. Lo guardo, lui mi guarda, dico parole sconnesse ad alta voce, cercando di sembrare calmo.

L’orso si volta verso il fiume, palesando il suo totale disinteresse, si appoggia di nuovo sulle zampe anteriori e cammina ancora verso valle.

Il cuore batte fino nei timpani, nelle tempie… <E’ passato! E’ andato…>. Lo osserviamo allontanarsi. Quando è a circa quaranta metri da noi verso valle finalmente una sua artigliata nell’acqua va a buon fine ed un salmone arriva alla sua bocca per essere strappato a brandelli e mangiato. Lui scenderà ancora il fiume, noi torneremo sui nostri passi al lodge con una storia da raccontare davanti al camino e ad un pasto caldo!

Salmone a mosca, Pietro Invernizzi, Alaska

Salmone a mosca

 

DAY 11 – MAMMA ORSA VUOLE PESCARE CON NOI!

Dormiamo beati nella quiete della foresta, troppo felici per le emozioni della giornata.

L’alba ci trova riposati, siamo puntuali all’appuntamento al di là del ponte con la bella ranger ed alcuni altri turisti, oggi andiamo su una specie di pullmino fuoristrada a vedere la spettacolare “10.000 Smokes Valley”, una valle dominata da vulcani attivi, spenti e dormienti, una valle dai paesaggi senza fine dove lanciare lo sguardo fino a perdere il contorno di piante, pietre e montagne, centinaia di chilometri più in là. Qui faremo ore di trekking lungo torrenti color latte, di acqua e pietra scesi dai ghiacciai, vedremo distese di antica cenere che muschi e licheni stanno provando a conquistare, ma anche macchie di vegetazione ricche di fiori e piccoli arbusti e funghi e… tracce di orso, come sempre.

10000 smokes valley

10000 smokes valley

La sera siamo di ritorno per cena, ma il sole tramonta davvero tardi, c’è tempo per una lezioncina di pesca alla mosca al torrente, magari su quella bella lingua di erba alta che entra decine di metri nella lama lenta di acqua aperta vicino al lodge.

Porgo la canna a Marta e iniziamo a fare falsi lanci, pose e ancora lanci. Le spiego i rudimenti della pesca a mosca.

Il tramonto è dolcissimo, non fa troppo freddo, il cielo è dipinto con lunghe e sottili nuvole rosa e uccelli cantano tra le piante lontane. Non parliamo e non cantiamo come matti, qui si vede tutto attorno a noi, siamo nell’erba alta su una curva del fiume.

<Amore, amore c’è un orso!> mi dice Marta con evidente preoccupazione, <Mah, direi di no!> dico guardando davanti e ai lati, intanto lei impallidisce e prima che dica “dietro di noi” ho già capito. Mi volto e a una quindicina di metri dietro di noi, sulla stessa lingua di terra, c’è un’orso che cammina a quattro zampe.

Orso GrizzlyNel tempo in cui cerchiamo di capire cosa fare è già a meno di dieci metri. Un orso di 500 chili, che in piedi è alto tre metri, quando è a meno di dieci metri è davvero davvero troppo vicino. E’ attaccato. Ci guarda perplesso. E’ evidente che anche lui, anzi meglio dire lei, dato che alle sue spalle c’è anche il suo cucciolo, non sa cosa fare. Sembra stupita ed annoiata del fatto che stiamo già pescando proprio dove voleva andare lei…

Non le diamo tempo di infastidirsi troppo. Non abbiamo altre vie di scampo: iniziamo ad indietreggiare dentro il fiume. In breve l’acqua sale oltre la vita ed arriva al limite con l’altezza dei nostri stivali waders , quasi sotto le ascelle… per fortuna non c’è corrente. Siamo in punta di piedi in mezzo al fiume ad una ventina di metri adesso… Speriamo non si tuffi!

Mamma orsa e il suo cucciolo ci guardano un po’, quindi con la stessa flemma dell’orso di ieri sembrano ignorarci del tutto, si mettono a pescare lì dove eravamo noi, dopo una decina di minuti l’orsa artiglia un salmone, lo sbrana e lascia i resti al cucciolo. Quindi tornano sui loro passi.

Marta ed io aspettiamo un po’ nell’acqua gelida e, sempre in punta di piedi, riguadagniamo la sponda e cautamente con la solita litania ad alta voce, torniamo sui nostri passi al lodge… anche oggi con una storia pazzesca da raccontare davanti al camino e ad un pasto caldo! Orso Grizzly

 

DAY 12 – LUCCI PER BAMBINI E TROTELLE DA PROFESSORI

Il terzo giorno nel Katmai decidiamo di provare ad andare a vedere gli orsi dalle comode e sicure piattaforme, come turisti normali. Quando arriviamo troviamo alcune persone appostate con grandi teleobiettivi e super-macchine fotografiche, in effetti la torretta è posta proprio nei pressi della “Brooks Fall” una cascata come quella che probabilmente tutti abbiamo visto in qualche foto naturalistica dove l’orso aspetta il salmone che gli salti in bocca… ecco in effetti è proprio quella. Eppure chi è lì ci dice che oggi non si sono ancora fatti vedere gli orsi… mmm… Va beh, proviamo ad aspettare un po’…

Probabilmente stiamo simpatici ai grizzly e ci seguono, dopo pochi minuti infatti un grande grizzly scuro, come quello incontrato il primo giorno, sbuca dalla foresta e inizia a pescare sopra e sotto la cascata, come un attore pagato sfila sotto i nostri occhi, vicinissimo alla torretta, pesca, si riposa, si siede nelle schiume della cascata… un vero show per il suo pubblico! Infine prende un salmone lanciandosi di pancia in una pozza, lo mangia sulla riva e se ne va.  Appagati dallo show è tempo di pescare ancora, ma ormai ci è chiaro che pescare i salmoni non è cosa buona e giusta… c’è il fiume pieno!

Chiedo ad una giovane cameriera che ho visto i giorni prima vestirsi per andare a pesca, se c’è un posto dove provare i lucci… qui ci sono i laghi e nelle leggende che ho sempre ascoltato l’Alaska è piena di lucci. Sarà vero?

La ragazza mi guarda perplessa: <Sei sicuro? Guarda che a lucci ci portiamo i bambini per i primi lanci…>

Scettico per le sue parole insisto, mi dice che a poca distanza c’è “Beaver Pond”, lo stagno dei castori!

Jumping Pike Fly Fishing Pietro Invernizzi

Jumping Pike Fly Fishing

Dopo poco cammino, questa volta cantando per gli orsi “O Sole Mio” improvvisando un po’ le parole, arriviamo al laghetto. Acqua immobile e fitti canneti. Entriamo in acqua lentamente, è un paesaggio immoto, ad eccezione di un castoro che attraversa il lago e si dirige verso un imponente ammasso di tronchi e rami … ecco spiegato il nome dello stagno!

Stendo qualche metro di coda, ho legato un lungo streamer arancio fluo. Lancio a una quindicina di metri verso il largo strippo, strippo e … bang! Eccolo in canna! Spettacolare lotta con un signor lucciotto che salta un paio di volte prima di arrivare a portata di opercolare.

Foto, release. Faccio ancora pochi lanci e vedo un altro luccio mancare lo streamer, mi fermo e lo muovo pianissimo: bang! Eccone un altro, più piccolino questa volta. In breve faccio circa 20 lanci e prendo cinque lucci, ma il più grande faceva circa 70 centimetri. Non sono un genio della pesca a mosca al luccio… è pieno e sono voraci.

Luccio a Streamer, Pietro Invernizzi

Luccio a Streamer

Decidiamo di andare via, anche perché gli stivali sono coperti da orribili insetti acquatici e la cosa ci schifa parecchio. Camminando nel canneto vedo un luccetto ad un paio di metri davanti a noi… non c’è dubbio che ci abbia visto. Faccio un esperimento “scientifico”: appoggio lo streamer sull’acqua senza lanciare, sotto alla vetta della canna, e lo muovo un istante: bang! Il luccetto è scattato con voracità e lo ha afferrato. Non ferro, si libera. Resta lì… lo muovo ancora e.. Bang! Scatta e lo afferra ancora… E’ un gioco da bambini. Ora capisco.

Torniamo al nostro torrente, dalle parti dell’incontro con il grande orso, questa volta però finale 0,18 e mosca secca!

Obiettivo: trote iridee stanziali che da queste parti raramente passano i 40 centimetri…

"Big Rainbow" :-)

“Big Rainbow” 🙂 … ehm, sempre e solo Big Fish!

Per noi che a casa nostra siamo abituati a lunghe e disperate ricerche per pescare pesci di taglia selvaggi è una situazione paradossale quella di lanciare una piccola mosca secca su amo del 18 sopra ad un fitto tappeto di pesci da diversi chili, sperando abbocchi una trotella!

Ma pescare cos’è oggi se non un modo di mettersi alla prova? Di sentirci capaci di comprendere la natura, farne parte e vincere nel gioco di predatori e prede?

Se pescare salmoni rossi da tre chili è troppo facile e sciocco, allora molto più entusiasmante cercare piccole e schive trote iridee!

Ne prendo alcune piccolissime e finalmente una appena appena decente!

Rainbow a mosca secca!

Rainbow a mosca secca!

Il tempo è tiranno, è ora di smontare la canna, tornare alle valigie e salire sul piccolo poderoso idrovolante, ci aspettano delle birre al bar di King Salmon e quindi il rientro ad Anchorage.

Un bar della cittadina di King Salmon

Un bar della cittadina di King Salmon

Lasciare l’Alaska non può essere un addio, se trovi la forza di andartene è perché sei convinto di tornarci, ti prometti di tornarci. Tornare nei luoghi che hai conosciuto e visceralmente amato, tornare per scoprire quelle migliaia di miglia di Terre Selvagge che ancora non hai visto e che vorresti ardentemente conoscere! E se non ci sarà modo di tornarci davvero, sicuramente ci torneremo mille volte nei pensieri, mille volte in sogno. Arrivederci Ultima Frontiera. Arrivederci.

 

Rock’n’Rod

See You Spoon

In Rod We Trust

 

 

 

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