Ricciola Last Minute

Ricciola a traina Pietro Invernizzi
Ricciola a traina, Isola d'Elba

Ricciola a traina Pietro Invernizzi

Se vostra moglie vi chiama per portarla in spiaggia, se il vostro capo si aspetta una vostra consegna, se avete qualcosa da fare di urgente, non leggete questo articolo. Non sarò breve, ma per chi non ha fretta, racconto gli ultimi giorni di pesca al mare: appunti su tecniche, cappotti e catture, considerazioni generali sulla pesca in mare. Per voi questo è comunque un buon modo  per sembrare concentrati davanti al computer e far finta di lavorare mentre leggete parole di pesca. Se una brutta giornata di pesca è sempre meglio di una bella giornata di lavoro, un brutto articolo di pesca è sempre meglio di un bell’articolo sullo spread!

Alla fine della seconda settimana di vacanza, circa a metà Agosto, confessavo di aver scoperto che il mare è salato. Già, perché avevamo sperato in catture esaltanti senza grande dedizione, ma le catture non sono arrivate in quegli sporadici tentativi fatti da me e Jacopo a spinning dalla scogliera, né in quelli ad Inchiku e Kabura e neppure con i trasferimenti a traina costiera con polpetti in gomma e minnow.

Mini beautiful scorfano a sabiki

Mini beautiful scorfano a sabiki+kabura

L’unica scoperta positiva fu il “Sabiki”. Grazie a quei ciuffetti bianchi montati come una specie di camolera di profondità sopra il kabura, si era rivelato molto facile allamare qualsiasi pescetto di fondo (per intenderci quelli per la zuppa di pesce che faceva il nonno, buona ma troppo spinosa) ma anche combattivi ed adescanti sgombretti, alacce e sugherelli. Tuttavia la serie A dell’Anonima, avendo fatto un voto alla pesca con artificiali, non voleva usare il vivo e quindi rilasciava quei pesci, salvo un paio di sgombri di taglia finiti in padella.
L’ultima settimana, mentre Jacopo faceva strage di bass a milano, io ero da solo all’Isola d’Elba con tempo limitato da dedicare alla pesca ed all’estremo tentativo di salvare la reputazione alieutica. Obiettivo dichiarato: almeno un bel predatore marino.

Sabiki al tramonto di Marta

Sabiki al tramonto di Marta

Il primo tentativo è stato un tramonto a Inchiku e Kabura con la mia ragazza, Marta, ma mentre con grazia ed arte muovevamo le canne e facevamo danzare il piombo sui fondali, mi si rivelava una nuova sconcertante verità: il mare è grande.
Il mare è grande vuol dire che l’ecoscandaglio sarebbe utile per sapere se stai pescando tra squali, sardine o la sabbia del nulla; il mare è grande vuol dire che anche se hai studiato per bene la batimetrica su una carta nautica non saprai mai con esattezza quando l’esca 40 metri sotto di te è vicina ad un brusco cambio di fondale, il mare è grande vuole anche dire che sperimentare tecniche di cui non si è troppo sicuri e confidare in un colpo di fortuna è come giocare al super enalotto… si fa, magari è divertente, ma non contare troppo sulla vincita del jackpot!

il mare è grande

il mare è grande

Mentre penso tutto questo penso anche che nell’agosto elbano non mi sono giunte notizie di catture su artificiali: pesci disturbati, pesci scaltri, i pesci sono in profondità… mi dicono che qualche big fish lo hanno preso a traina con il vivo su fondali tra i 30 e i 70 metri o con i palamiti, ma quest’ultima è un’altra storia.
Guardando l’orizzonte e sperando in un pelagico di passaggio, decido che le ultime tre uscite di pesca saranno fatte trainando il vivo con il piombo guardiano a sfiorare il fondo. Marta sembra entusiasta di questa idea perché anche lei ha intuito che è l’ultima chance per vedere ripagati sulla griglia gli investimenti in attrezzatura da pesca.

Sgombro

Sgombro

La sera dopo Marta prende uno sgombro di 30 centimetri sul Sabiki, anche se sembra decisamente arrogante lo innesco sui due ami, 25 metri di fluorocarbon 0,41, piombo guardiano da 500gr su uno svolazzo di 1,5mt di altezza, lenza madre in nylon 0,60, canna da traina Shimano Catana 20lb, mulo da traina Shakespeare; velocità garantita dal vecchio 6cv sul gozzetto: 1 nodo circa.
Rientriamo in porto che è quasi buio. Nulla di fatto. Slamando lo sgombro moribondo penso che fosse decisamente troppo grande come esca: in padella sarà poi strepitoso! Ma perchè la gente si ostina a comprare ed ordinare solo branzini e orate (quasi tutti allevati) e non prova a cucinare in modo semplice del pesce azzurro fresco? Un filo d’olio e sono strepitosi! Tombarelli, palamite, sgombri, sarde, alici e compagnia…
A casa decido di giocarmi il jolly e telefono ad un vecchio amico di famiglia, grandissimo pescatore, esperto di traina all’Elba: Luca Negri! prua della lancia, Luca NegriLuca per me e mio fratello è un mito, quando eravamo bambini e all’Elba pescavamo occhiate con la piumetta dal gozzo e mormore a fondo nel porto, lui portava noi e il papà a trainare con la sua lancia alla ricerca di ricciole e dentici. La sua barca è “una macchina da guerra”, come lui stesso la definisce, iper-accessoriata per la pesca… è una lancetta di legno blu, estremamente elegante e all’apparenza perfetta solo per stendere sui suoi cuscini belle ragazze in bikini; ma sotto i paglioli ci sono mille cassetti con ogni sorta di avveniristica montatura: ami in materiali segreti, mulinelli aerospaziali, fili in anteprima mondiale, tutto maniacalmente ordinato ed in perfetta efficienza! Poi ecoscandaglio della NASA, piombo affondatore nucleare all’uranio impoverito (forse un progetto segreto strappato all’esercito della Sud Korea), una vasca del vivo progettata espressamente dall’acquario di Genova; potenza di fuoco: sei portacanne…

Luca Negri

Luca Negri

Luca è la sintesi tra l’efficienza e l’eleganza di un milanese stiloso ed il fascino e l’esperienza di un vecchio lupo di mare: pelle bruciata dal sole, toscano in bocca e sguardo di chi conosce l’orizzonte! Come ad ogni grande pescatore (ha preso record importanti ed ha pescato in molti mari) gli brillano gli occhi quando si parla di pesca e quando è finalmente in barca si emoziona e si entusiasma.

Luca mi invita a pescare con lui il giorno dopo! Un’occasione che non posso mancare, accetto con entusiasmo l’appuntamento alle 9 al porto. Alle 8.30 sono già lì e aspetto felice ripensando alle avventure di quando eravamo andati a pescare insieme almeno 15 anni fa!
Affondatore 5kg, Luca NegriIn barca siamo io lui e Tommaso, suo figlio, per me era un bambino piccolo e biondissimo, adesso è un ragazzo di vent’anni… forse anche Luca, a guardarlo bene, ha qualche anno in più di come lo ricordassi, ma è sempre lo stesso: la febbre alieutica è la stessa e non conosce età.
Per fare il vivo con il sabiki, inseguiamo con l’ecoscandaglio in mezzo al golfo di Marina di Campo i branchi di pesce foraggio: è vincere facile!

Con due canne Shimano Kabura caliamo i sabiki autocostruiti con in fondo un piombo 80gr: qualche colpo e via. In breve abbiamo 5 o 6 pesci nella vasca del vivo tra alacce e sugherelli.Vasca del vivo
Finalmente trainiamo su fondali di circa 150/180ft (50/60 metri) alternati da piccole secche. La velocità è sul 1,5 nodi. Due canne: una con piombo affondatore da 5kg a picco e questa spesso è fatta navigare a 60 ft, a mezz’acqua, per pelagici di passaggio; l’altra tenuta a mano a turno da me e da Tommy con un piombo guardiano da 500grammi. Con questa canna a mano è un balletto continuo: fila trecciato, tocca il fondo con il guardiano, recupera due o tre giri e ancora da capo… così da pescare sempre radenti il fondo. Il Tyrnos Shimano bobinato a trecciato ci assiste nel compito.  Mentre dondoliamo lenti sul mare con occhi e orecchie puntati sulle canne, avidamente faccio mille domande su montature, meteo, maree, orari, fondali, velocità esche e inneschi etc. etc. Luca pazientemente insegna.

Ami da vivo, Luca Negri

Ami da vivo, Luca Negri

Alle due posiamo le canne. Nessuno strike, solo un sugherello è sparito dalla montatura dell’affondatore: un’uccellata. Sono stato sfortunato, le sue battute di pesca a vuoto si contano sulle dita di una mano. In compenso ho le idee chiare su come pescare al pomeriggio e all’indomani, le ultime frecce al mio arco.
Alla sera sul gozzo ho capito che per il sugherello è inutile insistere in un punto: se ci sono, abboccano. Così ci spostiamo qua e là nel golfo finchè Marta mi porge un sugherello di taglia perfetta sui 20 cm. Innesco e calo, stessa montatura del giorno prima. Ci credo moltissimo, mi sembra tutto perfetto. Sono circa le 18.30.
Alle 19.40 un sussulto sulla canna, la afferro e non sento nulla… sarà stato il fondo. Alle 20.00 decido di controllare e qui inizia una lunga litania irripetibile di inni molto laici rivolti al cielo: il sugherello è tranciato, addentato, sgagnato, sbranato… c’è l’evidente segno di una mangiata da big predator… ma gli ami, uno in bocca e l’altro sotto pelle nella schiena, non hanno incontrato la bocca del pesce vorace e sospettoso. Porco qui, porco lì, ma anche porco su e porco giù.

Sugherello addentato...

Sugherello addentato…

Improperi nuovi, fantasiosi e fantastici si propagano nel golfo mentre rientriamo al porto. Lo snervo passa e cresce la consapevolezza che, a pescare così, si possono prendere pescioni.
Last day, last minute, last chance.
Alle due la mia barchetta deve essere alata in porto, quindi con Marta decidiamo di fare l’alba a pesca, posare le canne alle 13.30, ultimo bagno e via.
5.45 alle prime luci Marta prende un bello sgombro, forse un filo grande, ma lo innesco lo stesso. Però ho cambiato assetto di pesca! Non più canna  e mulo da traina, non più nylon, non più guardiano da 500gr. Adesso traino con la canna monopezzo Shimano BeastMaster Inchiku 190cm (canna da Inchiku 110 grammi), con un guardiano da 250gr, mulinello Penn Battle 5000 bobina fissa colma di tracciato power pro 0,19. La canna non si flette troppo, resta ragionevolmente reattiva ed io mi sento più sicuro con il trecciato e con il Battle. Diventa un assetto più leggero ma più sensibile e quindi spero più efficace e sicuramente più divertente in caso di cattura. Il finale è sempre di circa 25 metri in fluorocarbon, a cui ne aggiungo altri 10 a monte della girellina dove attacco il guardiano con il consueto cordino a sgancio rapido e 0.35 nylon pronta rottura. Alle 10.30 nulla di fatto e lo sgombretto non sembra in gran forma, beh, ci faremo una pasta con finocchietto e pinoli. Cerchiamo un altro sugherello! Ma in mezzo al golfo è uscito anche Luca a fare il vivo, e lui ha l’ecoscandaglio! Lo raggiungiamo e, grazie alla sua posizione sul banco di pesci, in 3 minuti Marta mi passa un sugherello sui 20 centimetri. Yesss!  L’amo trainante lo passo orizzontale nelle narici, l’amo di coda delicatamente sottopelle tra le due pinne dorsali, con la punta verso il cielo: nuota benissimo e punge anche solo a vederlo!
Alla velocità di un nodo facciamo tutto il golfo pettinando diligentemente canna a mano i 30/40 metri di fondale, cerco di non andare più profondo perché con i 250gr di guardiano non voglio sbobinare troppo il mulinello.

Alle 13 siamo in prossimità di un capo, scogliere a picco. Qui mi concentro molto, ci sono blocchi di roccia che salgono verticali dal fondo fino a pochi metri sotto la superficie, una specie di crepaccio sottomarino. Credo nel dentice e continuo a recuperare veloce il guardiano in superficie per poi calarlo a picco nelle crepe tra la roccia. Il guardiano incoccia spesso, rischio ma non si incaglia. Ad ogni incoccio comunque, come mi è stato suggerito, abbasso la canna e poi ferro, se è un pesce prenderà meglio il boccone prima della ferrata. Alle 13.20 due colpi sulla canna, abbasso e ferro, non viene libero, sembra incocciato, tira! Tira costante, non troppo forte. Con la sinistra metto in folle il motore e mi alzo in piedi. Recupero piano e la frizione, un po’ chiusa per la verità, lascia filo lentamente; stimo che la preda sia arrivata a mezz’acqua quando si ricorda di essere un pesce da corsa nei mari! Inizia a sfrizionare secco! La cannetta si flette che è una goduria ed il suono metallico della frizione Penn è un canto celestiale! Confesso di essermi emozionato parecchio, ben più di quanto la taglia del pesce avrebbe legittimato, ma erano i miei ultimi 10 minuti in mare della stagione e quel pesce era il coronamento di un percorso, il regalo che compensa ogni sforzo. Marta vedendo la scena con il cellulare riprende un 30 secondi circa della fase finale del recupero, un piccolo porno alieutico che presto condividerò con voi sul nostro facebook, finchè io le chiedo bruscamente di spegnere quel coso e preparare il raffio: finalmente vedo la pancia bianca riflettere il sole 10 metri sotto la barca mentre corre a destra e a sinistra, accorcio le distanze, la avvicino al bordo, la mano sinistra prende il raffio, velocemente lo immerge sotto la pancia della ricciola e la solleva. E’ in barca.
Non sono più abituato a trattenere i pesci. Non lo faccio praticamente mai, è strano colpirla dietro la testa e ucciderla. E’ bellissima, mi sembra un gran pesce ma so che potrebbe diventare 10 volte più grande. Eticamente in questo caso non mi sembra di fare nulla di male. L’avrei comprata in pescheria poche ore dopo, presa da pescherecci che magari usano strascichi o simili. Ho prelevato dal mare una ricciola di circa sessantacinque centimetri per circa 3 kg e qualche sgombro in tre settimane. Li ho mangiati tutti onorandoli sulla tavola. So che non ho fatto nulla di male, il mare ha regole diverse rispetto ad un torrente, ma un po’ mi dispiace.
Penso che vada bene così, al mare sono un pescatore sporadico, se fossi più assiduo cercherei di fare maggiore selezione sulla taglia delle prede e magari insisterei di più con esche artificiali.

Ricciola a traina

Ricciola a traina, Isola d’Elba

La mia ricciola di quest’estate è stata una grandissima soddisfazione che ho cercato e trovato, mi conferma quello che già sapevo: i predatori di mare, a parità di taglia con quelli di acqua dolce, sono straordinariamente forti nel combattimento! Adesso sono a Milano e guardo il calendario pensando avidamente alle prossime giornate di chiusura alla trota, all’imminente weekend a salmerini alpini con i miei compari Anonimi, ma soprattutto a questa sera quando, smontato dall’ufficio, tornerò a lanciare per una nuova sfida: black bass a mosca, ci riusciremo? L’importante è essere sull’acqua e pescare, imparare nella vita come pescare sempre meglio ed imparare dalla pesca come vivere.

Rock’n’Rod

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