Intervista a Velibor Ivanovic

Il cacciatore di hucho. Montenegrino di nascita, vive da anni in Germania, a Stoccarda. Giornalista e producer video freelance ha viaggiato e pescato nei fiumi più belli di tutta Europa, ma appena può torna sui fiumi della sua regione in cui è famoso per il suo fiuto che lo porta sempre sulle tracce del salmone del Danubio. Adesso gestisce un servizio di guide che accompagnano pescatori di ogni nazionalità su tutti i più bei fiumi balcanici a caccia di sfuggenti hucho, maestose marmorate, splendide fario ed enormi temoli. Per esperienza diretta posso dire che si tratta di posti davvero fantastici e pesci davvero bastardi… una grande avventura di pesca! Per maggiori informazioni su questi tour potete chiedere a noi, andare sul sito oppure chiedere direttamente a lui su Facebook al contatto Caki Ivanovic.


Da quanto peschi?

Pesco con  costanza dall’82, da quando sono stato abbastanza grande da essere un po’ più indipendente, ma ho iniziato ad appassionarmi quando ero solo un bambino come tutti gli “invasati” di pesca. Mio padre era un pescatore appassionato ma morì quando avevo solo nove anni, quindi non abbiamo mai potuto pescare insieme. Credo che questo sia una delle ragioni principali del mio attaccamento alla pesca. Adesso non vedo l’ora di poter insegnare tutto quello che so a mio figlio che mi segue sull’acqua ogni volta che può.

Che tecniche pratichi, in genere dove e rivolte a che pesce?
Prevalentemente a spinning, a mosca in occasioni speciali. Insidio hucho, mormorate, fario e temoli in tutti i fiumi dei Balcani ma vado spesso in Svezia, Irlanda, Austria e se tutto va bene questa primavera vorrei andare in Italia.

Qual è la tua tecnica preferita e perché?
In inverno pesco prevalentemente a spinning pesante per stare il più possibile a contatto col fondo mentre in estate preferisco pescare di notte subito sotto la superficie. Quando guido gli sponge lures tra i massi del fondo i miei nervi sono sempre allerta mentre aspetto il contatto con quella superba creatura che è l’hucho. Invece pescare di notte è un’altra dimensione della vita e in tutto il mondo non esiste niente che possa essere paragonato ai momenti passati sull’acqua al buio. Ma per approfondire a dovere queste tematiche
avrei bisogno di un’intervista a parte… A parte tutto, per allamare un grosso hucho ci vuole molto impegno e un sacco di pazienza. Oltre all’esperienza naturalmente.

Quanto tempo riesci a dedicare alla pesca?
Approssimativamente
100 giorni all’anno. Pescando hucho di solito lancio 7-8 ore al giorno, a volte anche 15 ore in un solo giorno! Quando vivevo in Montenegro passavo più di 200 giorni all’anno a pesca. Bei vecchi tempi!

Ti ricordi il primo pesce che hai preso?
Oh si, certo! Era una fario selvatica del fiume Cijevna, vicino alla mia città natale Podgorica. L’ho allamata su una piccola mosca e per ferrarla ho tirato così forte che la trota è volata dritta dritta nei cespugli che stavano almeno cinque metri dietro le mie spalle. Era il 1980.

Quali sono i tuoi record attuali?
Un hucho di 117 cm del fiume Drina, in Serbia. Mi ricorderò sempre quel piovoso pomeriggio di ottobre vicino a Bajina Basta. Lo scorso dicembre ho preso un un hucho extralarge in Sava Bohinjka in Slovenia. Quelli sono altri giorni di cui non mi scorderò mai, in quattro giorni ho allamato sette hucho e di questi ben cinque superavano il metro di lunghezza.

Cosa ne pensi della gestione delle acque in cui peschi?
Generalmente
è ok, ma nei Balcani ci sono molti fiumi fantastici che non sono ancora protetti come dovrebbe essere fatto. La migliore gestione la si trova certamente in Slovenia, anche se è orientata alla “pesca commerciale”, che non amo particolarmente. La Bosnia sta facendo ottimi progressi, ma ogni anno nascono nuove riserve e “acque commerciali”. La Serbia, specialmente il fiume Drina, e il Montenegro stanno crescendo bene e il modo in cui le cose stanno evolvendo mi fa ben sperare per il futuro. La nostra ONG è stata impegnata nella più grande azione civile che abbia mai avuto luogo nella regione: abbiamo fermato la costruzione della diga sul fiume Drina, che avrebbe portato all’inondazione di gran parte del Canyon Tara. Era un progetto da 600 milioni di euro fortemente voluto e sostenuto dai governi di Montenegro, Bosnia e Serbia. Mi sento molto orgoglioso del nostro successo.

Catch&Release si o no? (Su quali specie e per quali motivi)
Il
Catch&Release è una necessità per il pescatore moderno perché ci sono troppi di noi che ogni giorno pescano nei fiumi di tutto il mondo. Credo che i salmonidi debbano essere protetti in modo più efficace anche se non sono un purista del C&R. Ogni anno infatti trattengo pochi pesci da condividere a cena con la mia famiglia. È l’istinto antico del cacciatore che porto con me. E non voglio perderlo. Infatti insegno a mio figlio di 10 anni lo stesso.

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